- I dialoghi scritti in corsivo sono in "traduzione" da un'altra lingua: l'inglese -
Alla fine non ho raccontato a Rebecca neanche del secondo incontro con Tommaso e mi sento un po' in colpa visto che tra di noi non ci sono mai stati segreti. Sembrerebbe assurdo, ma un ragazzo che neanche conosco rischia di rovinare la nostra amicizia, o forse sono solo io che sono troppo melodrammatica. In ogni caso Reb torna domani, quindi al massimo le dirò che volevo parlarle di persona.
Poso sul comodino il libro che stavo leggendo e resto stesa sul letto a contemplare il soffitto bianco, indecisa sul da farsi: non ha chiamato me, ma la professoressa ha interrogato tutta l'ora, per cui non ha assegnato niente di nuovo, la versione di greco l'ho già tradotta e i miei genitori non sono ancora tornati. Decido di uscire per combattere noia e solitudine. Sostituisco pantaloncini e canotta con jeans e maglietta azzurra, infilo le scarpe da ginnastica, sciolgo la coda di cavallo, afferro la borsa e sono pronta. Non ho in mente una meta precisa, ma i piedi mi portano in automatico nella mia libreria preferita; ho fatto questa strada così tante volte che non ho neanche bisogno di pensare al tragitto.
Arrivata al negozio girovago un po' tra gli scaffali: non sto cercando qualcosa in particolare da acquistare, perché ho ancora una pila di libri da leggere, però mi piace aprire nuove copie e sentire l'odore della carta stampata di fresco. La libreria è inoltre grande e non affollata, quindi faccio avanti e indietro tra i vari scaffali senza infastidire nessuno. Dopo aver curiosato nel reparto fantasy e poi in quello thriller, mi ritrovo nella sezione dei libri in lingua. Conosco bene l'inglese e mi piace leggere i miei romanzi preferiti in lingua originale. Prendo in mano una copia di Pride and Prejudice per leggere l'incipit che tanto adoro; quando mi stacco dal libro ho finito il primo capitolo. Alzo lo sguardo dalle pagine e noto che un uomo mi ha affiancata, tanto ero assorta nella lettura che non l'ho sentito arrivare. Giro le pagine distrattamente mentre con la coda dell'occhio l'osservo: sarà una decina di centimetri più alto di me e avrà intorno ai trentacinque anni, indossa un doppiopetto coperto da un lungo cappotto, pantaloni gessati e scarpe nere lucide, accanto alla sua gamba c'è una valigetta in pelle, sta sfogliando un libro con i guanti. Da lettrice curiosa quale sono cerco di sporgermi per vedere il titolo sulla copertina: The picture of Dorian Gray.
«Ti piace Oscar Wilde?» domanda, voltando la testa verso di me, nel compiere il gesto la tuba che ha in testa si sposta leggermente di lato facendo spuntare dei riccioli castano chiaro. Non posso negare di essere affascinata dai suoi occhi: vicino alla pupilla hanno un colore azzurro-verde con degli sprazzi dorati, ma il bordo dell'iride è quasi blu. Sbatto le palpebre un paio di volte per assicurarmi di aver visto bene – e probabilmente lui deve pensare che io non abbia capito la domanda – ma non posso evitare di notare che devo essere proprio (s)fortunata se capita sempre a me di incontrare uomini con occhi improponibili e vestiti che sembrano usciti da una serata di gala. Quantomeno a questo non sono finita addosso.
Vedendo che non parlo è lui a sporgersi per scoprire il titolo del mio libro: «Capisco, una scrittrice di rosa non potrà mai competere con Oscar Wilde» e smette di prestarmi attenzione. Ma nessuno critica la mia adorata Jane Austen e poi la passa anche liscia, quantomeno devo dimostrargli che avevo capito la domanda iniziale: «In realtà adoro entrambi gli autori, e non sono una poi così grande fan dei romanzi d'amore»
«Un'adolescente che non s'innamora di qualsiasi personaggio maschile è cosa rara» commenta, e probabilmente non si rende conto di essere riuscito ad offendermi ben due volte in una manciata di minuti: «Semplicemente i personaggi moderni non hanno lo stesso fascino di quelli dell'Ottocento» dico indispettita, senza neanche sapere perché me la sto prendendo tanto per un'osservazione fatta da uno sconosciuto; in ogni caso, lui non sembra notare il mio umore e continua affabile a fare conversazione: «E allora, qual è il tuo "gentiluomo" preferito?» indica il mio libro «Mr.Darcy?» poi quello che ha in mano «Dorian Gray? oppure...» e infine uno sullo scaffale di fronte «Heatcliff?»
Resto sorpresa da una domanda così culturale, di certo non è il genere di conversazione che si ha tra sconosciuti, ma forse è proprio questo che mi convince a non andarmene: «Dorian Gray ha sicuramente il fascino da "bello e dannato" ma, considerando anche la sua fine, direi che con lui non converrebbe andare oltre qualche notte occasionale» non posso credere di aver davvero rivelato a uno sconosciuto che andrei a letto con un personaggio immaginario; però lui emana un'aura così tranquillizzante che non faccio più caso al mio imbarazzo e continuo: «Mr.Darcy invece mette da parte il suo orgoglio per amore e questo è dolcissimo!» Darcy è stato la mia prima cotta da classico letterario «quanto ad Heatcliff... ammetto di non aver mai letto Cime Tempestose» per quanto mi piacciano i classici questo libro non mi ha mai attirata, anche se le mie amiche lo reputano bellissimo: Rebecca, ad esempio, lo adora.
«È una grave mancanza non aver letto un simile capolavoro della nostra letteratura.»
Nostra? Questo tipo crede che io sia inglese? Solo perché so parlare bene la lingua non implica che provenga dalla Gran Bretagna! Lui, invece, viene sicuramente dall'Inghilterra, a giudicare dall'accento.
«In realtà io non sono inglese» confesso, anche se credevo lo avesse già intuito di suo. Lui mi osserva per un attimo, poi prende Wuthering Heights dalla libreria e si allontana. Sapevo che gli inglesi fossero snob, ma così esageriamo! Poi però lui si volta e mi osserva; si è fermato, ma non si aspetterà mica che io segua un perfetto sconosciuto chissà dove? Non ha la puzza sotto il naso, solo qualche rotella fuori posto!
«Saresti così gentile da accompagnarmi alla cassa?» domanda e con un cenno della testa indica ai miei piedi, abbasso lo sguardo e noto la ventiquattrore. Non sono la segretaria di un tipo incontrato per caso, ma visto che l'ha chiesto educatamente posso fargli questo piccolo favore. E poi comunque c'è ancora abbastanza gente intorno.
Lo accompagno alla cassa, lo osservo pagare e quando ha finito gli restituisco la borsa; lui la prende, ma poi mi porge la bustina della libreria.
Lo guardo sorpresa e anche un po' sconcertata: ha capito che non sono la sua cameriera, vero?
Lo sconosciuto inglese sembra leggermi nella mente e si affretta a spiegare: «Il mio spirito patriottico mi spinge a diffondere la bellissima cultura del paese da cui provengo in tutto il mondo.»
Avendo capito le sue intenzioni, accetto con molto piacere il dono – e non posso fare a meno di notare che è il mio secondo regalo da uno sconosciuto nello stesso giorno e il mio pensiero va per un attimo a Tommaso – e lo ringrazio: «Grazie mille signor...»
«Smith. Benjamin Smith. Ma puoi chiamarmi Ben. Ti consiglio di leggere il libro al più presto, così se dovessi avere il piacere di rincontrarti potresti raccontarmi le tue impressioni.»
Io annuisco e sto per rispondere, ma vengo bloccata quando lui effettua un baciamano. Sono certa di essere arrossita e di avere gli occhi di tutti i clienti puntanti addosso, ma stranamente non mi sento imbarazzata, forse è ancora dovuto alla sua "aura calmante".
Ben accenna un inchino e poi si allontana; lo seguo con lo sguardo fino a quando non svolta l'angolo e scompare alla vista. Nel momento in cui non lo vedo più, inizio a sentirmi una sciocca a stare da sola imbambolata in mezzo al negozio, così decido di tornare a casa, anche perché ormai si è fatto tardi.
Quando eravamo più piccole io e Rebecca immaginavamo il principe azzurro, non solo il colore dei suoi occhi: quando lei mi chiedeva quale fosse il mio ideale, rispondevo che doveva essere un vero gentiluomo dal vestiario sempre elegante e maniere formali.
Considerando quest'ultimo punto si capisce ancora di più perché Tommaso non potrebbe mai andare bene.
Non ho idea neanche io di come abbia fatto ad infilarsi di nuovo nei miei pensieri, ma stringo forte la busta che ho in mano per concentrarmi su altro e scacciarlo dalla mia mente.
Non ho intenzione di dare via il libro: è costato più di una tavoletta di cioccolata e sarebbe stupido buttarlo per motivazioni infondate. Lo sfoglio giusto per assicurarmi che non ci sia qualche cimice nascosta e, quando come previsto non trovo nulla, mi sento troppo paranoica.
Conserverò con piacere questo dono inaspettato e quando tornerò a casa intendo iniziare subito a leggerlo.
- Prossimo capitolo: L'insegnante d'inglese -
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Incanto
Fantasy"Quando l'eroina si manifesterà occhi di gelo e capelli di fiamma avrà vestiti di luce e intenti di tenebra sfoggerà." Larissa Seleucida ha occhi azzurro ghiaccio ma non è l'eroina di cui parla la profezia. La prescelta è Rebecca, la sua migliore am...