Capitolo 33: Magia odorosa

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~L'autrice ci tiene a comunicare di non essere impazzita, ma un personaggio ha preteso più spazio e stava venendo troppo lungo e dispersivo, conseguenze dello scrivere di getto suppongo. Quindi, beccatevi la versione della storia dell'altro lato del triangolo.~

"Un profumo è un gesto, una sensazione.
Un profumo è la porta aperta sul meraviglioso.
Una questione di pelle, di contatto, di emozione.
La magia in diretta."
~ Victor & Rolf

Per la prima volta dormo nel letto nuovo. Lo trovo duro e freddo, ma dipenderà dall'abitudine. Tommaso non obietta al trasferimento, anche perché non è presente. Non utilizzo neanche il suo bagno, però sposto solo lo stretto indispensabile, ripetendomi che sono stanca e domattina porterò il resto (se poi non l'ho fatto, è solo perché non ho sentito la sveglia e ho dovuto correre per arrivare alla lezione del mattino puntuale, l'ultimo mio pensiero era riarredare la stanza di Tommaso).

Ho trascorso un istruttivo pomeriggio a fare magie con Kajt e Tellula: il loro amico in comune, Jurian, è un mago del fuoco, quindi erano abituati al mio potere, invece per me contrastarli è stata una bella sfida.

Credo di essere andata bene: Tellula ha fatto crescere piante delle più svariate dimensioni alle più svariate distanze e mi ha studiata mentre incendiavo tutto con precisione millimetrica, infine ha sostenuto che non avesse mai visto nessuno centrare una foglia precisa della chioma, perfino Jurian più che altro infuoca la zona limitrofa al bersaglio. Ho riscontrato problemi quando le foglie hanno iniziato a cadere: all'inizio non riuscivo a colpirle, poi ci ho preso un filino la mano, ma appunto di allenarmi anche con bersagli in movimento.

Kajt ha contenuto le fiamme, privandole dell'ossigeno nel momento in cui nascevano, e mi ha sfidata a incendiare bersagli lontani con forte vento - di quelli fissi non ne ho sbagliato uno, con quelli mobili non ci ho neanche provato - non sono stata neanche in grado di mantenere le fiamme alte, pochi secondi e la perturbazione le vinceva. Sono stata comunque soddisfatta dell'opportunità di confronto e a cena ho anche strappato la promessa che avrei conosciuto Jurian.

Nonostante la stanchezza, quando finalmente scivolo tra le braccia di Morfeo, il posacenere nuovo, trovato sul comodino accanto al letto, è colmo.

Il mattino dopo, Tom non è ancora tornato. Rebecca bigia entrambe le lezioni della giornata.

All'uscita da Poziologia, mi imbatto - perché appostatosi fuori dall'aula per tendermi un'imboscata - in Benjamin. In passato avevo già apprezzato il suo aspetto, ma adesso confermo che si porta molto bene il suo secolo, le uniche rughe a contorno degli occhi sono di preoccupazione e si distendono appena mi vede. Con delicatezza mi sospinge lontano dal gruppetto fermatosi a parlottare fuori la porta.

Kajt appare confuso quando non mi trova più accanto, ma ogni obiezione gli muore in gola alla vista dell'insegnante. Gli rivolgo un rapido cenno di saluto per comunicargli di non aspettarmi.

Lontano da orecchie indiscrete, Ben chiede: «Dov'è Rebecca?» Non un saluto.

«Non la vedo da ieri.»

Si irrigidisce. Nel suo sguardo leggo una giustificata apprensione, ma in qualche modo sembra sbagliata, non si limita a quella che un professore riserverebbe a un'alunna scomparsa, è... qualcos'altro.

«È andata via con Tommaso.» Cerco di farlo suonare come una semplice informazione, ma credo traspaia del risentimento.

«Hanno passato la notte insieme?» Perché gli interessa? Vuole solo ricostruire i suoi spostamenti o c'è altro?

«Lui non è rientrato.»

«Neanche lei.»

Aggrotto la fronte. «Convivete?» Credevo che Reb avesse la sua camera.

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