Capitolo 18: L'arrivo

498 29 6
                                    

Delle questioni burocratiche si è occupato Ben, non so come abbia fatto a convincere i nostri genitori a lasciarci partire per l'Australia e non sono neanche sicura di volerlo sapere, sarebbe deprimente scoprire che i tuoi genitori hanno acconsentito a mandarti in un altro continente solo perché il nuovo e sconosciuto insegnate d'inglese della loro unica figlia li ha ammaliati con un sorriso. Riconosco che il potere di Ben possa essere utile, ma continua a non piacermi.
Tommaso non si è visto per il resto della settimana, dopo avermi accompagnata a casa lunedì è sparito, non l'abbiamo più incontrato fuori scuola, né tantomeno è apparso per epici salvataggi – non che ce ne sia stato bisogno –, e non è l'unico a essere sparito, il mitico gruppo con cui stava sempre si è sciolto – ironico dato che è stato proprio questo che è successo a Carlo la causa – e ognuno parla con persone diverse.
Rebecca ha passato in rassegna milioni di negozi  alla ricerca del vestito perfetto da indossare il primo giorno di scuola magica, quanto a me, ho poi dovuto studiare quegli appunti che non avevo preso perché Ben aveva bisogno di una settimana per organizzare il viaggio, tempo in cui la professoressa ha ben pensato di interrogare, Rebecca se n'è altamente infischiata presentandosi impreparata ma con abiti tutti nuovi, ma io non avevo voglia di chiudere la mia carriera scolastica terrestre con un'insufficienza. Ho preso il massimo e ho pensato che forse tutto quello mi sarebbe mancato ed ero ancora in tempo a cambiare idea e a farmi cancellare la memoria, poi ho visto la Rizia e non ho avuto più dubbi sul dover assolutamente passare quell'esame magico.

Mezzogiorno, il sole batte a picco sulle nostre teste ma non possiamo spostarci al riparo sotto gli alberi perché Ben ha fatto tutto un discorso su delle coordinate che ho già dimenticato. Lui e Rebecca si sono un po' allontanati cosicché io non sentissi le informazioni segretissime che doveva rivelarle, non che me ne importi granché al momento voglio solo arrivare a destinazione il prima possibile. I bagagli sono abbandonati al centro della piazza, solo io lancio qualche sporadica occhiata alle valigie, ciononostante nessuno ha neanche provato ad avvicinarsi. Sono abbastanza sicura che l'inglesino stia facendo qualcosa a riguardo, anche se non saprei dire cosa.
Faccio vagare lo sguardo e lo vedo. Dall'altro lato della piazza una figura ammantata in nero ci tiene d'occhio, sto per richiamare l'attenzione di quei due, ma la figura poggia l'indice alle labbra e perfino da questa distanza vedo lo scintillio dei suoi occhi. Non è una minaccia, sembra più una richiesta di complicità.
Non ho il tempo di scegliere se assecondarlo perché un lieve tocco al braccio destro mi fa distogliere lo sguardo, Ben e Reb mi hanno affiancata e il primo mi sta dicendo che a breve partiremo. Io annuisco rapida per riportare la mia attenzione sulla figura nera ma quando mi volto lui non c'è più.

Dura poco più di un secondo. Prima siamo nella piazza, dopo in un gigantesco giardino, che credo sia la fantomatica Luna. Siamo arrivati tutti e tre più i bagagli integri. Ho provato a chiedere ulteriori spiegazioni a Ben su come funzionasse, ma lui ha liquidato la faccenda dicendo che non potevo ancora sapere.
«Strada di luce» quando il nostro ex-insegnante si è allontanato dicendo di avere un rapporto da consegnare Reb mi ha affiancata spiegandomi cosa fosse quello appena successo «tutti i pianeti sono collegati dal Sole, motivo per cui viene sfruttata la sua luce per spostarsi da un posto all'altro. Il tempo impiegato equivale a quello in cui la luce a percorrerebbe la distanza.»
È ovvio che le sia grata per avermelo raccontato anche se non dovrei saperlo, dimostra quanto ci tenga alla nostra amicizia, ma una piccolissima parte di me non può evitare di essere invidiosa del fatto che lei lo abbia appreso direttamente da Ben.

La stanza che mi hanno assegnato è piccola, c'è giusto un letto e un armadio, ma mi hanno detto che è provvisoria, una settimana al massimo e poi o andrò a casa o ne avrò una grande come quella di Reb.
Sono di nuovo sola nel giardino, Ben ha offerto a Reb un giro di esplorazione a cui non sono stata invitata e sebbene lei mi abbia promesso di raccontare ogni cosa non sarà lo stesso. Non ho incontrato ancora nessun alieno, forse stanno facendo lezione. Non credo mi sia permesso stare qui, ma nessuno ha neanche detto il contrario, quindi per il momento va bene così.
Con la coda dell'occhio scorgo di nuovo la figura nera della piazza, sto per fare un cenno e richiamare la sua attenzione, ma osservando il suo modo guardingo di spostarsi e ricordando la richiesta di silenzio, mi limito a seguirlo furtiva.
Lo seguo fino a quando non si ferma in mezzo agli alberi, allora pronuncio il suo nome per richiamare la sua attenzione. Lo vedo sussultare e irrigidirsi, forse prenderlo alle spalle non è stata una buona idea, ma poi si rilassa e si volta con un sorriso genuino in volto.
«Allora com'è andato l'arrivo? Di norma i terrestri sono i più spaesati...» dice sedendosi ai piedi di un grande albero e facendomi segno di accomodarmi accanto, io eseguo e ancor più dell'erba fresca a raggiungermi il naso è il suo odore.
«L'arrivo è stato...» non so neanche io come spiegarlo, non era quello che mi aspettavo, sotto un certo punto di vista è stato addirittura...
«Banale?» conclude lui per me e io lo guardo stupita «A dirla tutta tu e la tua amica non mi siete sembrate tanto stupite.» Perché infatti, a ben pensarci, non lo eravamo, nessuna delle due.
«L'altro metodo è molto più divertente, ma mi rendo conto persino io che sarebbe un azzardo usarlo con due novelline.» Non ho idea di cosa stia parlando ma non faccio in tempo a chiederglielo che cambia subito discorso: «Ti offrirei di fare un giro ma ti chiedo di aspettare ancora solo due giorni.»
Due giorni? Questo è quanto, tra due giorni si deciderà il mio futuro.
«Rilassati» cerca di calmarmi, probabilmente dal modo in cui mi guarda deve aver avuto una visione di quella volta che sono quasi svenuta. Faccio qualche respiro profondo e il battito del mio cuore... no, non rallenta, ma sono sicura che non sia più dovuto all'ansia, forse è più una conseguenza dell'eccessiva vicinanza di Tommaso che mi scruta senza dire una parola.
Accorgendosi che sto un po' meglio si allontana per lasciarmi aria. Poi si alza e mi sorride, un sorrisetto sghembo e malizioso che tutto fa fuorché rilassarmi.
«Tranquilla, sarà come bere un bicchier d'acqua» commenta divertito mentre i suoi occhi scintillano rossi.
So che non mi farebbe mai del male, eppure l'aria di complicità di prima è sparita, ho la sensazione che a breve sarò vittima di un terribile scherzo, qualcosa che avrei potuto evitare se avessi capito prima, ma anche che non me ne accorgerò fino a quando non succederà.

 

Il capitolo è arrivato, un po' in ritardo sulla tabella di marcia, ma finalmente è qui.
È un po' corto e spezzettato, ma non mi veniva di scrivere un lungo discorso, alla fine questo era un capitolo transitorio, ora che siamo finalmente alla scuola preparatevi a vederne delle belle. Proprio per farmi perdonare il ritardo vi do qualche piccolo spoiler:
- ci sarà una scena hot
- ci sarà una scena cold
- ci sarà una morte
Non necessariamente in quest'ordine e non necessariamente nel senso che vi aspettate.  Qualche pronostico?

IncantoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora