Capitolo 29: (Ancora) una nuova sistemazione

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La stanza di Tommaso... non sa di Tommaso.

L'odore prevalente, quello di disinfettante, nonostante la finestra spalancata, mi punge il naso e me lo fa storcere. Mentre mi abituo, considero che è strano, per quanto possa essere stata pulita, una stanza non dovrebbe perdere completamente la traccia dell'inquilino.

Oltre a quello, mi sorprende la scarsità di arredo personale, per essere il figlio del preside e quindi avere una zona dell'istituto riservata, per aver vissuto qui la sua vita, non lo ha reso molto diverso dell'ambiente asettico in cui mi sono risvegliata la prima volta. Anche se gli alloggi degli studenti sono mono-stanza e non godono di un salottino per l'accoglienza, ho la sensazione che neanche quello, come la camera da letto che ora mi sta mostrando, sia molto cambiato da quando è stato consegnato. Per il momento ho visto solo queste due stanze — non mi ha ancora mostrato l'interno di due delle tre porte accessibili dal salottino — e credo che se non avessi avuto la sua conferma, non le avrei mai associate a Tommaso, persino adesso mi riesce difficile.

Il colore di base del resto dell'edificio è il bianco, qui è il nero — pareti, lenzuola del letto a due piazze, persino il legno dell'armadio — nonostante possa apparire una sua scelta, in qualche modo rende tutto ancora più anonimo. La luce che entra da fuori rischiara molto poco, forse anche per come è orientato il posto. L'unico "segno di vita" sono i posacenere pieni sui due comodini ai lati del letto e sul tavolino basso che c'era all'ingresso.

«Fumi?» Ho passato molto tempo con lui e non l'ho mai visto fumare, quindi è strano che abbia fatto così tanti mozziconi in poco tempo — odorando ancora la stanza di pulito, sarebbe strano che quando è stata lavata non siano stati svuotati anche i posacenere. Non mi aspetto la tipica puzza di sigaretta solo perché conosco l'incantesimo dell'aria che la evita.

«No, ma ogni tanto anche io ho bisogno di dare fuoco a qualcosa, e tra rovesciare in giro cera o cenere, preferisco la seconda, e anche chi viene a pulire sostiene che sia più facile toglierla dai mobili.» Poi sorride come se avesse appena ricordato un aneddoto divertente. «A proposito dei mobili, sono tutti scuri proprio per non far risaltare troppo le bruciature, almeno quando non sono troppo gravi da dover cambiare tutto l'arredamento. Luccicano perché ci hanno spalmato sopra un intruglio che dovrebbe essere ignifugo, ho già dimostrato che con me non funziona, ma sono così ostinati che glielo lascio rifare.»

«A chi?»

«Il mio caro padre e Nandyn, in primo luogo. Benjamin una volta ha dato il suo supporto, la sua pozione ha effettivamente retto molto più a lungo, Nandyn si è offeso e ha preteso che non collaborasse più. Questa è la versione ufficiosa, quella ufficiale è che la pozione di un novellino in materia non ha funzionato, come era prevedibile, quindi nessun rancore ma non farci perdere ulteriore tempo e non ti intromettere più.»

«Quindi Benjamin cos'ha fatto?» Mi sforzo di pronunciare il nome completo perché so che lui apprezzerà e metterlo di buon umore forse mi garantirà il continuo della storia.

«Cosa ti fa pensare che se la sia presa e abbia fatto qualcosa?» Il luccichio nei suoi occhi mi conferma che ho fatto centro. Mi stringo nelle spalle fingendo indifferenza, ma gli lancio un'occhiata di traverso: io non ho mai insinuato che se la fosse presa. «Ebbene, era ovvio che Nandyn volesse utilizzare la sua formula come base. Tale formula era scritta su un pezzo di carta e, siccome l'esperto di pozioni non si era premurato di affiancare il principiante nella creazione, ne esisteva un'unica copia. Quando Nandyn gliel'è andata a chiedere, Benjamin era dietro una candela accesa; quando gli ha allungato il foglio, quest'ultimo era disgraziatamente troppo vicino alla fiamma, che ha attecchito subito. Ovviamente, in quanto novellino, Benjamin non ricordava la combinazione fortuita degli ingredienti che gli era capitata di indovinare. Ha, dunque, sentenziato che, comunque, non sarebbe stata molto d'aiuto, data la palese misera resistenza al fuoco.»

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