Capitolo 47: Quel che sarà

218 14 4
                                    


«Una benedetta» spiega il signor Uttman «è così che chiamiamo chi manifesta più di un'affinità... O, comunque, in linea teorica si chiamano così, non se ne vede uno da secoli.»

Noi quattro siamo nell'ufficio del preside che ci ha fatti convocare dopo che Ben gli aveva riferito che mi ero ripresa. I capelli di Rebecca non vanno più a fuoco - Tommaso li ha spenti - ma in compenso è saltata qualche altra tubatura; non l'ha presa molto bene di aver perso il ruolo, ma non mi sento di giudicarla, io probabilmente avrei fatto di peggio se avessi avuto i suoi poteri - tutti e quattro gli elementi.

«Era ovvio che, trovandola, pensassimo a lei come Eroina» continua il preside «e la vostra continua vicinanza ha confuso ulteriormente la traccia magica.» Non mi sorprende che addossi a noi la colpa del suo fallimento: pare sia stato lui a spedire il Bene sulla Terra a recuperare l'Eroina; il Male, invece, si è recato lì per conto suo, per non lasciare troppo vantaggio al nemico - il che spiega perché Ben fosse così sorpreso dalla sua presenza.

Azzardo un'occhiata ai due maschi, che si sono piazzati in piedi alle nostre spalle dopo che io e Reb ci siamo accomodate sulle sedie di fronte all'imponente scrivania scura: Ben, le mani dietro la schiena e le gambe leggermente divaricate, annuisce, ubbidiente; Tommaso, braccia e caviglie incrociate, fissa il padre con espressione di sufficienza, quasi a dire "vedi che avevo scelto bene?", per il momento il preside non ha dato segno di riconoscerlo. Sono due posizioni molto differenti, ma entrambi sono molto vicini alle nostre spalliere, pronti a scattare se dovesse succedere qualcosa, anche se non ho idea di cosa si aspettino succeda.

I bollenti spiriti di Rebecca le impediscono di sentire freddo anche con solo il vestito leggero della cerimonia in dosso, ma a me un brivido di paura attraversa il corpo, inducendomi a stringermi di più nella giacca che Ben mi ha dato dopo che Tommaso ha dovuto rimettersi la camicia - una delle prime cose che farò non appena mi riprendo completamente sarà far capire loro che quest'assurda competizione che hanno iniziato mi porterà solo a farli fuori entrambi.

«Ovviamente» riprende il preside «c'è sempre l'eventualità che sia stato un caso, in fondo entrambe hanno i requisiti e nessuno di voi due riesce a distinguerle nettamente. Forse l'Eroina era davvero la nostra cara Reb.» Proprio non gli vado a genio, eh.

«Rebecca» sibila la rossa «i miei amici mi chiamano Reb, lei non lo è.» Apprezzo lo sforzo di mantenere la compostezza, ma so che l'idea di riottenere il suo ruolo la stuzzica.

«Quello che è» risponde lui, con uno svolazzo della mano. Dopo dovrò chiedere a Tommaso come ha fatto a sopportarlo per tanti secoli, a me sono bastati cinque minuti per volerlo silenziare... permanentemente. «Fatto sta che dobbiamo risolvere la questione...» Si alza per staccare dalla parete alle sue spalle una scintillante sciabola. «Dato che l'Eroina non può morire prima di aver assolto il suo compito, propongo di passarle entrambe a fil di spada e vedere quale sopravvive.»

Non può star facendo sul serio... vero? Mi spingo contro lo schienale e sento il potere fremere sulla punta delle dita.

Rebecca scatta in piedi, incurante di aver rovesciato la sedia. «Perché non vediamo come sopravvive bene lei?»

«Paura?» ribatte lui. «Dopotutto, ne basta una, se non muore è lei. Allora chi si sente fiduciosa?»

Vorrei dire che intuisco da chi abbia preso l'Incantatore, ma neanche lui è tanto folle, e lui è il Male! Sono molto tentata di dare fuoco a questo posto, ma non sono davvero sicura di voler scoprire da che parte si schiererebbe Tommaso: ho visto i suoi ricordi e so che non ha avuto la più piacevole delle gioventù, ma quello che mi ha confessato prima può davvero competere con il legame famigliare?

E poi me ne accorgo: anche se provassi a incendiare qualcosa, non saprei cosa. Le sedie, la scrivania sgombra, le librerie chiuse... è tutto in scura pietra lavica. Quanti incidenti con il figlio gli ci saranno voluti per decidere che era meglio rinunciare a tappeti e quadri e ridurre l'arredamento al minimo?

IncantoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora