Capitolo 20: Un bicchiere d'acqua (seconda parte)

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«Allora, visto che si è semplicemente trattato di bere un normalissimo bicchiere d'acqua?»
Se non mi sentissi gli arti pesati darei un pugno a Tommaso, il cui viso con sorrisetto compiaciuto e iridi rosse è la prima cosa che vedo quando riapro gli occhi. Per fortuna subito dopo compare anche il volto preoccupato di Rebecca... no, un attimo non è preoccupata affatto, anzi anche lei sorride entusiasta, al suo fianco Ben ha un'espressione corrucciata, ma sono abbastanza sicura che stia cercando di nascondere un sorriso.
La reazione di Ben avrebbe senso considerando che ha avuto ragione sull'inutilità di portarmi qui, ma così non si spiegherebbero quelle degli altri due che avevano confidato nel mio possedere dei poteri. Sono stesa sul mio letto e prima di chiedere spiegazioni mi metto a sedere, devo provarci alcune volte, ma alla fine ci riesco riuscendo nuovamente a muovere braccia e gambe... Tommaso farà meglio a non avvicinarsi così tanto come prima alla mia faccia. Con la coda dell'occhio capto un movimento a lato del mio campo visivo, ho ancora il collo intirizzito e non posso voltarmi a guardare e probabilmente avrò "intercettato" male: di sicuro lo strafottente Tommaso non è indietreggiato.
Porto una mano alla testa cercando il bernoccolo che devo essermi procurata quando sono caduta ma non trovo niente, la mia perplessità non passa inosservata a Rebecca che salta sul letto accanto a me e mi butta le braccia al collo lanciando un urletto gioioso, non proprio la reazione che mi aspettavo dopo quella fiducia mal riposta. Cerco il coraggio di domandare quando avverrà la cancellazione dei ricordi, ma le parole mi muoiono in gola ogni volta che tento di pronunciarle. Rebecca nel frattempo si stacca da me e chiede se mi abbia fatto male, io mi limito a scuotere la testa perché ancora non riesco ad aprire bocca.
Alla fine è Ben a rompere il silenzio, mi sembra giusto che sia lui a prendere il controllo della situazione e liquidarmi dato che è stato l'unico ad avere ragione: «Credo di dovere delle scuse...» pronuncia solenne schiarendosi anche la voce prima di iniziare così da assicurarsi l'attenzione di tutti i presenti, come se fosse possibile non notarlo: la stanza non è grande e lui è stato appoggiato al muro più lontano con le braccia conserte per tutto il tempo prima di staccarsi e avvicinarsi ai piedi del letto con due sole ampie ed eleganti falcate, davvero difficile non accorgersene. «Purtroppo,» proclama quando ha tutti gli occhi puntati addosso «anche se mi piacerebbe molto, non sono infallibile, pertanto faccio ammenda e in qualità di istitutore porgo il mio più caloroso benvenuto alle due nuove allieve dell'Accademia.»
«Un po' più pomposo no?» Queste parole aleggiano nell'aria facendo calare il silenzio e mi sento morire perché non posso credere di essermi lasciata sfuggire questa considerazione ad alta voce. L'espressione di Ben passa dallo sbigottita alla divertita e si esibisce in un profondo inchino rivolgendo un'occhiata divertita a Rebecca, la ragazza al mio fianco si morde il labbro per nascondere il sorriso che le sta spuntando. È stata lei – realizzo di colpo – a pronunciare la frase, a dare voce anche ai miei pensieri. Sono stupita, non tanto dalla nostra telepatia a cui sono abituata, ma dalla familiarità con cui loro si relazionano: Rebecca ha passato con me questi due giorni, quindi quando sono diventati così intimi?
Con la coda dell'occhio colgo un movimento di Tommaso, ha incrociato le braccia e alzato gli occhi al cielo esasperato ma sentendo il mio sguardo su di lui li riabbassa e mi rivolge di nuovo una delle sue occhiate inquisitrici, poi alza tre dita.
«Leggi anche nel pensiero ora?» gli domando, stavolta tocca a me lanciare l'occhiata inquisitoria.
«O forse tu sei un libro aperto...»
«Non hai negato però» ribatto piccata.
«Neanche confermato però.» Devo riconoscergli che è più bravo di Reb a nascondere sorrisi che spuntano, ma lo scintillio dei suoi occhi lo tradisce.
Il nostro amichevole battibecco viene però interrotto da un colpo di tosse al mio fianco che mi riporta alla realtà e mi fa ricordare che in stanza ci sono anche quegli altri due. Mi volto verso Rebecca e anche se solo per un attimo mi sembra di vedere un lampo di tristezza attraversarle lo sguardo, riprende subito la sua gioisità ma non posso evitare di sentirmi in colpa perché quello che stavo facendo con Tommaso era esattamente ciò che mi aveva dato fastidio lei stesse facendo con Ben. Di slancio l'avvolgo in una soffocante stretta, «mi dispiace» mormoro contro la sua spalla, «anche a me» arriva la sua risposta non appena ricambia l'abbraccio; quando ci stacchiamo vediamo i due maschi che osservano perplessi il nostro momento di unione femminile e non possiamo fare a meno di lasciarci andare a una risata complice, quando smettiamo noto che Ben è ancora spaesato, mentre Tommaso sembra quasi... compiaciuto? Non faccio in tempo a fare domande che ritorna a sfoggiare la sua impenetrabile espressione di sempre e decido di lasciare perdere, anche perché Ben decide di riconcentrare l'attenzione su di sé riprendendo a parlare: «Prima di lasciarvi libere di esplorare la scuola ci sono un paio di regole da mettere in chiaro e qualche firma per la signorina Seleucida sia per restare che per la cancellazione della memo-»
«Resto!» lo interrompo con un urlo.
«Lo immaginavo» mormora lui massaggiandosi i timpani, recupera la sua valigetta che aveva lasciato vicino al muro e ne estrae un plico di fogli che mi porge, li prendo e appena ha le mani libere mi passa anche una penna stilografica. Osservo perplessa l'oggetto, per fortuna Reb viene in mio soccorso e la restituisce al proprietario sostituendola con una normale BIC nera, poi mi aiuta anche a compilare i moduli rivelandomi che lei lo ha già fatto nel periodo in cui ero svenuta.
«A proposito di periodo di svenimenti, ammetto che hai reagito bene al processo, di solito il tempo medio è di una settimana, tu hai impiegato solo tre giorni a riprenderti. Se non erro avevamo affrontato il "discorso borsa di studio", data la tempistica i tuoi sicuramente non dovranno sborsare un centesimo.» Interrompo la scrittura perché mi ero quasi dimenticata di quanto successo il giorno della prova: ricordo di essere svenuta, ma pensavo che avrei fallito, se selezionassero solo chi affogava allora Rebecca non dovrebbe essere entrata, non mi è ancora chiaro il metodo di scelta.
«Sono due tipi diversi di "svenimento", se così li volete chiamare.» Ancora una volta Tommaso risponde alle mie domande senza che io le ponga, come prima che mi chiedevo quanto tempo avessi passato priva di sensi «Tu non sei davvero "annegata", sei andata in trans... dalla tua espressione perplessa deduco che tu non stia capendo niente, quindi parto dal principio» si prende un solo istante di pausa per raccogliere le idee ma tanto gli basta per guardarmi negli occhi e trasmettermi, senza emettere alcun suono, la conclusione della frase «anche perché avevo promesso di spiegarti tutto». Sento le guance avvampare e Rebecca irrigidirsi al mio fianco, anche se solo per un secondo.
«La premessa essenziale, che in realtà avevo già fatto quella notte ma che probabilmente è stata dimentica, è che tutti hanno del potenziale magico latente. In alcuni non si manifesta mai perché non risulta mai necessario, in altri può attivarsi alcune volte ma venire scambiato per fortuito caso, alcuni invece vengono a conoscenza della propria vera potenzialità e iniziano a studiare per sfruttarla al meglio. Ciò per dire che quell'acqua non serviva a capire se si fosse dotati di poteri, quelli ci sono per certo, ma per tastare la volontà di un individuo. Per intraprendere questa strada, in questa scuola per di più, bisogna essere molto decisi, basta la più piccola incertezza per fallire. Di norma i primi sono più avvantaggiati perché non conoscendo ancora le conseguenze bevono senza troppi pensieri, basta il primo più titubante per far dubitare anche gli altri e scatenare una reazione a catena. Questo è il momento in cui si vede davvero chi ha la stoffa per diventare un grande mago.»
Alla fine del suo discorso rilascio il respiro che non mi ero accorta di stare trattenendo, alla fine la prova dipendeva direttamente da me e non riesco a credere a quanto sia andata vicina al fallimento. Però c'è ancora un dettaglio che non torna, se ho superato la prova allora perché ho perso i sensi?
«Esatto, hai perso i sensi, non sei "affogata", è diverso.» Il tono saccente di Tommaso è tornato, però non mi dà più fastidio come all'inizio, forse perché riconosco che in questo campo è davvero più esperto di me; anche se dovrebbe davvero smetterla di leggermi nel pensiero. Ben, che dovrebbe essere il più anziano, non sembra molto interessato alla conversazione ed è più impegnato a sistemare i fogli che ho finito di compilare, probabilmente si sono divisi i ruoli prima che mi riprendessi.
«Credo ci voglia un'altra premessa» riprende il corvino «sapete già che la scuola è nello spazio e che abbiamo pochi terrestri iscritti. Allora com'è possibile che tutti in quella sala appartenessero alla stessa razza?» In effetti non ci avevo proprio pensato sul momento troppo presa dall'ansia, ma a ben pensarci ha ragione. «Perché la scuola filtra la realtà su più livelli; l'avete vista così vuota in questi giorni perché avevate accesso solo al primo livello, in realtà altri studenti c'erano ma voi non vedevate loro come loro non vedevano voi. Così come in quella stanza ognuno vedeva gli altri come se fossero della sua stessa razza. Nel momento in cui non si "affoga" si passa subito al secondo livello e cadono i filtri di percezione. Ora immaginate cosa sarebbe successo se senza preparazione si fosse scoperta la realtà, la confusione avrebbe impedito lo svolgimento dell'esame. Pertanto quell'acqua ha anche un'altra piccola capacità magica: blocca le funzioni vitali del soggetto rendendolo un automa con il solo ordine di tornare a posto e aspettare. A prova finita siete stati riportati nelle vostre stanze e vi è stata messa una persona accanto in attesa del vostro risveglio.» La spiegazione è esaustiva, ma se non era più possibile muoversi allora come... «Bevendo con calma, l'acqua faceva effetto più lentamente, mandando giù in un sorso si ha la sensazione di "annegamento". Signorina Marrinetti, le avevo detto come evitare di sentirsi male a condizione che facesse la brava, toccare la mano alla sua amica non rientrava negli accordi» stavolta è Ben a parlare, ha posato i documenti e indirizza uno sguardo accusatorio a Rebecca. La faccia della mia amica assume la stessa colorazione dei suoi capelli: «Credevo di aver già chiesto scusa per quello... comunque» dice rivolgendosi a me compiaciuta «io mi sono ripresa in un solo giorno, poi con Ben sono venuta subito da te, ma Tommaso ci ha tenuti fuori fino a poco prima che ti svegliassi» nell'ultima parte del discorso ha rivolto un'occhiataccia al corvino. Ora è anche chiaro quando hanno trovato il tempo di stringere amicizia questi due.
«Infatti» esclama Tommaso di colpo «vi ho fatti entrare perché avevate promesso che sarebbe stata una cosa breve, ora la ragazza ha bisogno di riposo, quindi uscite!»
«D'accordo» acconsente Ben allungando una mano a Rebecca e aiutandola ad alzarsi dal mio letto «andiamo Reb!» Lei sorridente lo segue fuori e io stritolo le coperte. Finora aveva usato solo la formula "signorina cognome", ma ora che è uscito dalla modalità formale ed è passato ai soprannomi...
Ben si riaffaccia sull'uscio e mi rivolge un ultimo dolce sorriso prima di andarsene: «Rimettiti presto Lara!»
...ora che è passato ai soprannomi...
Lascio la presa sulle lenzuola.
«A questo punto esco anche io, necessiti di calma, se hai bisogno di me però ti basta chiamarmi ad alta voce, sarò fuori la porta e ti sentirò.» O almeno credo che Tommaso abbia detto qualcosa del genere, in realtà ero con la testa da un'altra parte.
Anche lui si ferma sull'uscio. «No.»
Cosa?
«Non leggo nel pensiero. Ma tu sei un libro aperto. Dovrai lavorarci per il futuro.»
Se ne va. La porta si chiude con un tonfo secco.

~ Prima di tutto: buon Natale/anno/Epifania a tutti!
So di avervi fatto aspettare una vita per questo aggiornamento ma spero ne sia valsa la pena. Avviso già da ora che il prossimo aggiornamento sarà a febbraio causa esami, spero di avervi dato abbastanza da leggere.
In compenso vi offro una piccola curiosità: mi rivolgo in special modo agli altri scrittori, avete presente quando progettate una trama precisa ma poi i vostri personaggi decidono di fare altro? Ecco è tipo la seconda volta che in questa storia mi succede con Tommaso; il finale del capitolo doveva essere diverso, nella prima stesura lui e Lara dovevano finire a letto insieme (no, non in quel senso! solo dormire insieme!), solo che poi Tommaso ha ben deciso di ingelosirsi e andarsene... sì avrei potuto riscriverlo, ma in effetti è molto più "IC/nel personaggio" così... che mi dite, quale versione preferite? ;-)
Il capitolo doveva contenere anche un'altra noiosa spiegazione su un particolare incantesimo, ma questa parte l'ho volontariamente spostata nel prossimo perché già c'erano troppe informazione e non volevo farvi scoppiare.
Ci vediamo al prossimo capitolo!

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