Capitolo 48: Se son rose, avranno le spine

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~Nell'immagine: la "patatosità" della Tommara (TommasoxLara)~

Essere a letto con Tommaso non è una novità, quella è rappresentata dai baci che gli rubo prima di alzarmi o addormentarmi. Ogni tanto riusciamo a ricavarci qualche momento anche durante la giornata, ma sono occasioni più uniche che rare: a me, non solo le lezioni normali sono riprese a pieno regime, ma è stato anche imposto di studiare con Rebecca materie in più quali "Politica dei regni incantati", "Storia delle dittature magiche", "Filosofia della neo-magia" e simili — se non fosse per la menzione di poteri elementali qui e lì crederei di essere tornata al liceo; il Male, invece, si è messo d'impegno ad aiutare il Bene nella localizzazione delle quattro essenze, motivato dalla prospettiva che il loro ritrovamento con annesso ristabilimento dell'equilibrio uccida qualsiasi possibile flirt tra me e la sua nemesi, non che Ben ci abbia provato — continuiamo a correre, anche se meno spesso di prima, ma per il resto le nostre interazioni sono ridotte e professionali.

In tutto ciò, tento anche di avere un minimo di vita sociale, non mi stupisco quindi quando la sera crollo; potrei sgraffignare le energie dell'Incantatore, ma abbiamo convenuto che devo imparare a gestire le mie, altrimenti corro il rischio di assuefarmi a quelle degli altri e non essere più in grado di generarle da sola. Fatto sta che non siamo ancora andati oltre i baci e io non ho più provato a risollevare la questione perché non mi andava di ricevere un altro rifiuto — non ci siamo neanche lasciati dalla sera alla mattina, ma non è questo il punto.

Tommaso mi sfiora la tempia con le labbra per ricordarmi che devo alzarmi, a malincuore eseguo. A dispetto del suo non aver bisogno di dormire, passa più tempo di me a letto, considerando che lo trovo ad attendermi quando mi corico e resta lì mentre mi preparo per uscire, sempre.

Una volta pronta, mi sporgo per rubargli un ultimo bacio, ma lui mi trattiene per la manica quando provo a staccarmi. «Tutto a posto? Ti sento strana...» L'ha capito da un bacio? Tommaso rotea gli occhi, ma mi sorride, dolce. «Probabilmente non te ne rendi conto perché lo fai inconsciamente, ma rilasci delle piccole scintille quando sei felice. Ci dobbiamo lavorare perché non puoi fulminare qualcuno per errore, però... mi piacciono, mi fanno il solletico, e io non soffro il solletico.»

Mi porto istintivamente la mano libera alle labbra, cercando di avvertire le fantomatiche scintille, ma non sento niente; mi ritrovo, tuttavia, ad ammettere: «Sono invidiosa del letto, va bene. Praticamente passi più tempo con lui che con me.»

Il suo sorriso diventa impertinente. «Ma davvero? Potresti sempre tornare qui a farmi compagnia...» Per sottolineare il concetto, si distende seduttivamente sul materasso, allargando il braccio libero e mettendo in mostra i muscoli definiti. La sottile coperta bianca è scivolata fino ai suoi fianchi e mi ci vuole uno sforzo di volontà immenso per non far scendere il mio sguardo sotto i suoi addominali.

La sua offerta mi alletta tantissimo, ma sono davvero intenzionata a far funzionare questa qualsiasi-cosa-ci-sia-tra-noi e bilanciarla col salvare l'universo. «Smettila di tentare l'Eroina, Male» lo rimprovero, allontanandomi da lui.

«Valeva la pena di fare un tentativo» mi urla dietro mentre me ne vado.

E forse, solo forse, una volta tanto, sarebbe valsa la pena di saltare una lezione.

E forse, solo forse, una volta tanto, sarebbe valsa la pena di saltare una lezione

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