Chapter Fourty-Two

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La mia schiena era appoggiata sulla lapide di marmo, da circa mezz'ora. Il mio sguardo era perso nel vuoto ed alcune lacrime bagnavano ancora le mie guance. Era da tanto che non andavo a trovare mia madre, ogni volta che qualcosa andava per il verso giusto o sbagliato, andavo lì, mi sedevo per terra e le parlavo, anche se ero consapevole che non mi avrebbe sentita. Avrei tanto bisogno del suo incoraggiamento, della mia mano stretta nella sua che mi avrebbe alzata da terra.

Sentii il telefono vibrare nella tasca dei jeans e lo presi, fermando i miei pensieri.

"Ed!" Salutai il roscio una volta aver aperto la chiamata. Lo sentì tirare su col naso e il piccolo sorriso che mi si era formato sulle labbra svanì.

"Meg, puoi raggiungermi in ospedale?" La voce spezzata dal pianto.

"Sarò lì tra due minuti." Attaccai dopo averlo salutato e mi alzai. Osservai per qualche secondo la foto di mia madre e le sorrisi. Mi voltai e con passo veloce raggiunsi l'ospedale.

***

Entrai e lo trovai lì, appoggiato al muro con una mano che copriva i suoi occhi color mare. Mi avvicinai e gli appoggiai una mano sulla spalla. Sobbalzò, alzando subito lo sguardo, ma si rilassò quando mi vide.

"Che succede?" Chiesi. I suoi occhi erano colmi di lacrime e non riuscivo a vederlo così debole. Appoggiò la testa nell'incavo del mio collo e io lo strinsi a me.

"Mio padre, ha avuto un dolore improvviso.." Lasciai che si sfogasse piangendo, ma non lo staccai dalla mie braccia.

"Ti va di andarci a sedere? Così ti tranquillizzi un po'?" Mormorai e lui annuì.

Strinsi la sua mano e ci dirigemmo verso le scale, raggiungendo il secondo piano. Ci sedemmo nella sala d'attesa e lui appoggiò la testa sulle mie gambe. Era così distrutto fisicamente, ma soprattutto mentalmente. Gli accarezzai i capelli e ruppe il silenzio, creatosi dentro la stanza.

"Scusami se ti ho fatto venire di corsa qui." Aveva smesso di piangere, ma la sua voce ancora tremava e sapevo che si stava trattenendo.

"Non dire sciocchezze Ed." Mi guardò con la coda dell'occhio. "Sono felice di essere qui, per te." Forzai un sorriso, per dargli coraggio.

Il suo sguardo si spense nel vuoto e sussurrò con un filo di voce "Anche io sono felice che tu sia qui."

Chiuse gli occhi e si addormentò subito. Appoggiai la testa contro il muro e cercai di riposarmi anch'io, ma una voce mi chiamò.

"Salve." Salutai la madre di Ed, che si venne subito a sedere di fianco a me, cercando di non disturbare suo figlio.

"Mi ha chiamata Ed." Mormorai e lei annuì accennando un sorriso.

"Gli dai coraggio, Megan, e io non so come ringraziarti." Gli occhi color nocciola luccicarono e io le sorrisi.

"Anche lui fa lo stesso per me. Non c'è bisogno di ringraziare. Come sta il Signor Sheeran?" Chiesi e lei si lasciò scappare un sospiro.

"Adesso sta riposando, ma domani dovrà assolutamente fare una chemio terapia, così da aver la conferma del suo stato." Le lacrime bagnarono le sue guance e io le accarezzai la spalla.

"Non posso assicurale che vada bene, ma possiamo sperarci e pregare." Lei annuì, stringendo la mia mano e sussurrò un "Grazie".

"Se vuole tornare a casa a riposarsi, qui rimaniamo noi due." Annuì e si alzò dalla sedia.

"Grazie mille Megan." Disse sull'uscio della porta e io le sorrisi, prima di andarsene.

Mi appoggiai allo schienale della sedia e cercai di riposarmi.

***

Aprii lentamente gli occhi, abituandomi subito alla poca luce che entrava dal corridoio. Notai subito che Ed non c'era, così mi alzai e mi affacciai al corridoio. Rimasi ad osservare la sua figura appoggiata alla parete di vetro della stanza, in fondo al corridoio, che sarebbe dovuta esser di suo padre. I suoi denti torturavano il suo labbro inferiore, stringendolo, per trattenere i gemiti di dolore, e le lacrime bagnavano le sue guance.

Mi avvicinai lentamente, se ne accorse, ma non mosse il suo guardo dall' uomo dentro la stanza. Lo affiancai, rimanendo in silenzio. Non volevo disturbarlo. Chiuse gli occhi e pianse silenziosamente. Intrecciai le nostre dita e lui schiuse le occhi, incontrando i miei.

"Credo che non vorrebbe vederti piangere." Gli mormorai, e capì subito a chi mi stavo riferendo.

"Come faccio a non piangere?" Si fermò singhiozzando. "Io ho bisogno di lui, Megan, non posso perderlo."

"Non lo perderai." Accarezzai la sua guancia. "Lui ti sarà sempre vicino."

Tolse la mia mano dalla sua guancia e si allontanò da me, facendo qualche passo indietro.

"Io ho bisogno che lui sia presente fisicamente." Tirò su col naso e io abbassai lo sguardo.

"Ho bisogno che lui combatta, e che vinca." Il suo tono di voce era più alto e io sentii le lacrime pizzicarmi gli occhi.

"Odio quando mi dici che tutto andrà bene, perché niente va bene. Sta tutto andando a rotoli. Smettila di darmi false speranze." Mi morsi il labbro e le lacrime solcarono le mie guance.

"Ho bisogno di sapere la verità. Ho bisogno di sentirmi dire come andranno veramente le cose. Non delle tue stronzate!" Urlò e io alzai lo sguardo incontrando le sue iridi arrabbiate e deluse. Mi sentii improvvisamente piccola. Cercavo solo di aiutarlo, di stargli accanto, ma a quanto pare lui non riusciva a capirlo.

"Per favore Megan, da adesso in poi voglio solo che tu mi dica la verità." Sussurrò e io annuii debolmente. Mi voltai, ritornando nella sala d'attesa e piansi silenziosamente, coprendomi la bocca con le mani per soffocare i singhiozzi.


#imTorn29


STUCK || Ed SheeranDove le storie prendono vita. Scoprilo ora