Chapter Thirteen

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Attraversai l’ entrata della scuola, avviandomi verso il mio armadietto per posare i libri.

Chiusi l’ armadietto e mi diressi verso la classe di musica. Ed stava infondo, all’ ultimo banco vicino al muro. Lo raggiunsi sedendomi di fianco a lui, se ne accorse e alzò la testa verso di me.

“Ehi!” Lo salutai con un sorriso.

“Ciao Meg.” Ricambiò.

“Ieri non te l’ho detto ma.. grazie per il passaggio.” Mi lasciai sfuggire una risata. Non ricordavo niente di quello che era successo la sera prima, a parte la scena il breve tragitto in macchina e l’ incubo.

Quel fottutissimo incubo che non mi ha fatto chiudere occhio per tutta la notte.

“Tranquilla, non c’è bisogno che mi dici grazie.” Mi sorrise.

Il professore di musica entrò in classe e iniziò a fare domande.

“Qualcuno di voi ha qualcosa da farmi sentire? Era un compito facoltativo..”

Alcune mani alzate, tra cui quella di Ed, fecero sorridere il prof, che li invitò a fargli sentire i loro pezzi. Si ‘esibirono’ due ragazzi, poi arrivò il turno di Ed.

Le sue dita accarezzavano le corde della sua chitarra, e la voce diede il via a una stupenda ‘poesia’

 

“Give me love like never before

Cos lately I’ve been craving more

And It’s been a while but I still feel the same

Maybe I should let you go

 

And you know I’ll find my corner

Maybe tonight I’ll call you

After my blood, is drowning in alcohol

I just wanna hold you”

Mi incantai a guardare la sua figura in piedi, di fronte a tutta la classe. I suoi occhi mi ipnotizzavano, pur essendo chiusi. Dei brividi attraversarono la mia schiena. La sua voce aveva quest’ effetto su di me. Riusciva a mandarmi in confusione anche suonando la chitarra. Forse perché lo faceva in modo diverso dagli altri chitarristi,  oppure perché era attratta un po’ da lui. Anzi io direi ‘un po’ troppo’.

“Give a little time to me

We’ll burn this out

We’ll play hide and seek

To turn this around

And all I want is the taste

That your lips allow

 

My my my my give me love“

Si fermò, aprendo finalmente gli occhi, incontrando i miei. Gli sorrisi e lui ricambiò. La classe applaudì, compreso il prof.

“Sono davvero stupito dalle tue parole, complimenti.” Si complimentò il professore, appoggiandogli una mano sulla spalla.

“Grazie mille Mr. Brige.” Rispose Ed, sorridendo.

Avrei voluto che avesse continuato a suonare, fino a quando non mi sarei stancata. E per precisare io non sono una tipa che si stanca subito di qualcosa.

***

Chiusi la porta di casa, lasciando lo zaino vicino all’ entrata e mi diressi in cucina.

Aprii il frigo, cercando qualcosa da mangiare, ma una voce alle mie spalle mi fece girare di scatto.

“Ciao Megan.” Mi salutò Angie con sguardo preoccupato.

“Ciao Angie.” Salutai con indifferenza.

“Tutto bene?” Mi domandò. Ero davvero sorpresa dalla sua domanda, non si preoccupava mio padre di come stavo figuriamoci una sconosciuta. Chiusi il frigo e mi sedetti al tavolo, di fronte a lei.

“Si, tutto bene. Come mai tutto questo interesse?”

“Ieri notte ti ho sentita urlare, e mi sono preoccupata.” Rispose alla mia domanda. “Hai fatto un brutto sogno?” continuò.

Questo voleva dire che parlavo anche nel sonno? Ma questa era una delle tante domande di cui non mi interessava sapere la risposta. Perché si preoccupava così tanto di me? Se stavo bene? Voleva cercare di aiutarmi? Io non voglio nessuno che mi aiuti, voglio stare sola con i miei problemi e risolverli per conto mio. Senza nessun aiuto. Non volevo l’ aiuto del mio migliore amico, o quello di mio padre, figuriamoci di una perfetta estranea, che si spaccia per la mia ‘nuova madre’.

“Non credo ti interessi!”

“E invece si. Meg, non sto cercando di rimpiazzare tua madre.” Un colpo al cuore. “Voglio solo farti sapere che se hai bisogno di parlare con qualcuno io ci sono, tutto qui.”

“Io non ho bisogno del tuo aiuto. Io non ho bisogno di nessuno, so cavarmela da sola. Come ho sempre fatto.” Alzai il tono della mia voce.

“Tutti hanno bisogno di sfogarsi.. e parlare è il metodo migliore.” Cercò di convincermi, con la sua faccia da ‘finto’ angelo.

“Io mi sfogo come voglio!” Le urlai in faccia.

“E smettila di guardarmi così, come se avessi dei problemi psicologici, come se stessi diventando pazza. Non lo sono, tu non mi conosci.”

“Io no-“ la interruppi.

“Non voglio sentire la tua voce. Non voglio sentire nessuno!” urlai e corsi in camera, chiudendo la porta a chiave.

Inciampai tra gli stivali, cadendo a terra.

“Fanculo!” imprecai dando un calcio ad una scarpa, da cui uscì una bustino.

Mi avvicinai, prendendo la bustina tra le mani, cercando di capire che cosa fosse in contenuto dentro la piccola bustina. Della polvere bianca riempiva metà cassetto. Strinsi la bustina in una mano. Quello era un mio modo di sfogarmi, tra tanti.

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Rieccomi bellezze con un nuovo capitolo.

A chi potesse interessare ho aggiornato anche l' altra mia fanfiction su Harry.

Se volete farmi qualche domanda sulla fanfiction o su qualcos' altro potete contattarmi su twitter (@imTorn29) o su facebook (https://www.facebook.com/chiara.gatta).

Mi scuso, per la millesima volta, degli errori.

Grazie mille per leggere la mia storia, sono davvero felice che vi piaccia. <3

#imTorn29 xx

STUCK || Ed SheeranDove le storie prendono vita. Scoprilo ora