Chapter Nine

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 Aprii la porta di casa e la chiusi una volta entrata dentro. Gettai lo zaino di fianco all’ appendiabiti e mi diressi in cucina. Aprii il frigorifero, in cerca di qualcosa da mangiare, le lezioni di quella mattina erano state davvero pesanti. Dei rumori mi distrassero e uscii dalla cucina, dirigendomi verso lo studio di mio padre, era da lì che provenivano i rumori.

“Non è la fine del mondo!” disse Angie. Aspetta, cosa ci faceva lei qui? Non era con mio padre? Ed ecco che ebbi subito la risposta alla mia domanda. La voce di mio padre tuonò in quella stanza.

“Non è la fine del mondo?! Hanno fatto una stupida festa in casa nostra e tu non le dici niente! Potevano rompere qualcosa o addirittura rubare.”

Come caspita aveva scoperto che Sharlot aveva organizzato una festa? E perché parlava al plurale? Io non l’ ho aiutata ad organizzarla. Bussai alla porta e l’ aprii. Gli occhi di mio padre e della sua nuova moglie erano puntati su di me. Li guardai. Gli occhi di mio padre erano rossi, l’ unica emozione che esprimevano era la rabbia, mentre quelli della donna di fronte a lui erano lucidi, pieni di lacrime.

“Sei venuta nel momento perfetto signorina!” Ruppe il silenzio mio padre.

“Cosa ci fate voi qui? Sono passati solo tre giorni da quando ve ne siete andati..” la mia voce uscì come un sussurro. Non avevo paura, non mi vergognavo. Perché stavo sussurrando?

Si lasciò sfuggire una risata “Davvero non ne hai idea del perché siamo qui?” continuò. Scossi leggermente la testa, anche se sapevo a cosa si riferisse.

“Vedi principessa.. il problema qui è che tu e Sharlot, avete organizzato una festa, senza il nostro consenso.” Tuonò ancora.

Sentii i miei occhi pizzicare. “Io non ho fat-“ mi blocco. “Non fare l’ innocente. Sharlot ha raccontato tutto. Ha raccontato che tu hai organizzato la festa e hai detto a Sharlot che ti doveva aiutare. Ha detto che l’ hai minacciata, Meg. Non sapevo che l’ odio ti ha portato addirittura  questo!” le mani serrate in pugni. Le sue nocche bianche, più del solito. Angie che lo teneva per le spalle, con le lacrime che le rigavano sulle guance. Sapevamo tutte e tre cosa sarebbe successo. Mi avrebbe menata, come ha fatto l’ altra volta. Avrebbe mandato a fanculo la promessa fatta a mia madre, di nuovo. Mi avrebbe spinto ancora più in giù, e io non mi sarei rialzata.

“Prima che tu mi faccia del male dovresti sapere come sono andate realmente le cose, perché nulla di quello che ti ha detto Sharlot è vero..” mi lasciai sfuggire una lacrima.

“Io non ho organizzato nessuna festa. Stavo dormendo e quando mi sono svegliata la festa era già incominciata.. l’ho avvisata dicendole che non doveva farlo perché sapevo come sarebbe successo dopo..” la voce tremava e le lacrime scendevano senza il mio permesso, ma erano più forti di me.

“Perché dovrei crederti?” disse a denti stretti.

“Perché sono tua figlia..” i lineamenti del suo viso si addolcirono e le nocche delle mani ripresero il loro colore naturale. Guardai per l’ultima volta i suoi occhi color nocciola e chiusi la porta alle mie spalle, per poi salire in camera mia.

Mi lasciai cadere sul letto, a pancia in giù. La testa sprofondò nel cuscino, e le lacrime uscirono, bagnando quest’ultimo. Niente singhiozzi, solo lacrime che rigavano le mie guance.

Silenzio. Tutto quello che volevo in quel momento era silenzio. Nella mia stanza non volava neanche una mosca. Mi alzai dal letto e mi avvicinai alla finestra. Il cielo era grigio e le nuvole nere. A momenti avrebbe diluviato. Mi incantai a guardare il cielo e le sue sfumature di colore. Qualcosa mi sfiorò il braccio. Mi voltai di scatto, mio padre era di fronte a me. La sua espressione era indecifrabile, sembrava impassibile, come se in quei giorni non fosse successo niente, come se mi avesse trattato come una vera principessa. E l’ unica cosa che riuscivo a pensare in quel momento ero io che lo prendevo a schiaffi, gridandogli in faccia il male che mi ha fatto.

Si avvicinò lentamente, e mi strinse tra le sue braccia, ma io non ricambiai il gesto.

“Mi dispiace, principessa.” La sua voce era bassa.

“Mi dispiace così tanto di averti incolpato senza prima sapere la verità. Puoi perdonarmi?”  continuò poi, spezzando l’ abbraccio, se così si poteva chiamare.

“Me lo stai chiedendo sul serio, papà?” e improvvisamente la vista mi si appannò.

“Credi che io ti perdoni così? Come se nulla di tutto questo fosse successo?” feci un passo indietro. Mi guardò come per chiedermi spiegazioni.

“Credi di essere stato un angioletto?” domandai.

“Principessa, io n-“ lo bloccai. Doveva sentire quello che avevo da dire, e basta.

“Non chiamarmi così. Perché l’ unica cosa che non hai fatto in questi giorni è stata trattarmi da principessa.” Una lacrima lasciò il mio occhio, scivolando sulla guancia.

Aprì la bocca per replicare, ma lo anticipai, bloccandolo di nuovo.

“Mi hai dato della puttana..” Abbassò lo sguardo.

“Mi hai sbattuto a terra..” Strinse le mani in pugni.

“Mi hai dato un calcio, facendomi uscire un enorme livido sul fianco!” Alzai il volume della mia voce. Lui alzò la testa, facendo incontrare i nostri occhi. Le sue pupille nere. Nere dalla rabbia!

“Mi hai menata! Potrei dirlo alla polizia, lo sai?” gli urlai in faccia.

Accecato dalla rabbia mi spinse dalle spalle, facendomi sbattere contro il vetro della finestra.

“Smettila di farmi sentire una merda!” strillò.

La schiena bruciava. Forse avrei dovuto finirla di parlare, o mi avrebbe fatto ancora più male, ma la bocca si aprì e non riuscii a fermarmi.

“Lo sei. Dovresti vergognarti.” La sua mano schiaffeggiò la mia guancia, facendola diventare rossa.

“Stai zitta!” minacciò.  

“Stai perdendo il controllo, papà. Dove sei finito? Dov’è finita quella dolcezza che c’ era in te? L’ hai mandata a puttane insieme alla stupida promessa che hai fatto a mamma, eh?” urlai l’ ultima frase. Volevo che si sentisse una merda, davvero. Come lui mi aveva fatto provare a me.

“Sono sempre io!” il volume della sua voce sovrastava la mia.

“NO! Non è vero! Sembri impossessato da un demone!” tirò un pugno al muro, vicino al mio viso. Rabbrividii. Mi spinse contro il muro, facendo toccare il suo corpo con il mio. Avvicinò la sua bocca al mio orecchio.

“Se ti sembro un demone non scatenare la furia che è in me, principessa.” La sua mano strinse la mia coscia e un gemito di dolore uscì dalle mie labbra.

“Finirai per pentirtene, ed urlerai senza sosta.” La sua mano salì, fino a toccarmi il sedere.

Non sarei rimasta in casa un minuto di più. Me ne sarei andata!

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Eccomi bellezzee! 

Ed ha vinto il 'best male video' con Sing. Sono così orgogliosa di lui *-*

Per quanto riguarda il capitolo, spero che sia di vostro gradimento e scusate gli eventuali errori.

Scusatemi, ancora, per il ritardo, ma sono andata in vacanza e non avevo internet per pubblicare il capitolo. 

Al prossimo capitolo, belle!

lasciate un commentino e un voto? Grazie mille a chi lo fa e anche a chi, semplicemente, legge la mia storia.

Love ya! <3

#imTorn29 xx

STUCK || Ed SheeranDove le storie prendono vita. Scoprilo ora