Capitolo 30

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Il tragitto in auto sembrava interminabile. Tristan non mi rivolse la parola, e chissà come ne immaginavo il perché. Evidentemente doveva esserci tensione tra lui ed Adam, come aveva già avuto modo di farmi notare. Mi era parso di capire che la gelosia dell'uno nei confronti dell'altro non si facesse mancare.
Cercavo inutilmente di distrarmi da quel silenzio perforante guardando fuori dal finestrino; il sole mattutino risplendeva sulle vetrate dei grattacieli, il riflesso mi accecava, ma ero affascinata da esso. È incredibile come una cosa così banale e talmente comune e quotidiana a cui ormai non facciamo più caso possa dare conforto in situazioni di tensione del genere.
Vedevo poi quella belva rossa a quattro ruote correre parallelamente a noi attraverso il riflesso sui vetri a specchio. Dentro essa una ragazza era seduta e guardava fuori dal finestrino, mi fissava, e per risposta la fissavo a mia volta; e il ragazzo che guidava dall'altra parte era serio e silenzioso ugualmente; non ero l'unica a quanto pare a sentirmi così tesa, c'era anche il mio riflesso sui vetri degli edifici a sentirsi come me, e seppur sembrasse una spiegazione alquanto stupida e superficiale in quel momento per me rappresentava la fonte di una minima consolazione.

Tristan parcheggiò di fianco a un grande edificio dall'entrata simile a un candido e solenne tempio greco; sospeso a copertura delle scalinate rosse si ergeva un ampio porticato di color verdastro con una scritta dorata a scintillanti caratteri cubitali: "THE PENINSULA".
<< Tristan, dove mi hai portata? >>
<< Non conosci questo posto? >>
<< No. Mai visto... Devo preoccuparmi? >>
Lo fissai con aria interrogativa, non avevo idea di dove mi avesse trascinata.
<< Beh... Allora, benvenuta alle terme! >>
<< Cosa?! Alle terme? >> lo fissai con occhi sbarrati. Avrebbe potuto dirmelo prima, ma per uno strano motivo che ignoravo non lo aveva fatto.
<< Cosa c'è? Non sei contenta di passare una giornata alle terme con me? >>
<< Si ma.. Perché non me l'hai detto prima? Mi sarei portata il costume da bagno... E non ho nemmeno uno spicciolo con me, ho lasciato la borsa a casa... Non pensavo che mi portassi in un luogo del genere. >>
<< Infatti, doveva essere una sorpresa. È per questo che ho già pagato tutto io, e ti ho pure comprato un costume da bagno. Ho pensato a tutto, tu non devi minimamente preoccuparti di nulla. >>
In quale negozio poteva mai trovare un costume da bagno a metà ottobre?
Certo, la sorpresa era venuta davvero bene, cogliendomi letteralmente impreparata. Ma non capivo perché ora che ero la sua ragazza volesse così da subito fare la parte del sofisticato.
<< Ti ringrazio ma... Sembra un posto costoso, e io non ho idea se abbia o meno abbastanza soldi a casa per ripagarti... >>
<< Shhh. >> mi portò il dito indice alle labbra; << Tu non fare domande, pensa solo a goderti la giornata. >>
<< Ma non ho nemmeno avvisato la famiglia che mi ospita... >>
<< E dai, rilassati un attimo! >>
Il tono assunto da lui aveva qualche sfumatura che mi faceva rabbrividire. Sentivo la pelle d'oca corrermi sulla schiena, qualcosa mi spinse a ringraziare per poi successivamente chiudere la bocca e non fare più domande.

Ci fecero accomodare in una grande sala con colonnati squadrati ricoperti di legno color ciliegio, lettini e poltrone di vimini disposti in modo da accerchiare una grande piscina dalla forma tondeggiante da un lato, squadrata dall'altro.
Sull'acqua azzurrina risplendeva il riflesso del sole delle 9.30 del mattino, e rimasi incantata dalla raffinatezza di quel posto. Eravamo gli unici all'interno della sala, probabilmente era ancora troppo presto perché iniziasse ad arrivare gente.
Indossavamo entrambi un accappatoio e pantofole di spugna bianchi, sotto l'accappattoio eravamo entrambi in costume da bagno.
<< Ti piace eh? >> mi domandò, fiero della sua scelta.
<< Si, è davvero stupendo. >>
<< Lo sapevo. >> un ghigno soddisfatto gli attraversò il viso.
<< Ma quando è che hai prenotato, se posso chiederlo? Perché non so se un posto del genere accetti prenotazioni la sera prima, no? >>
Non avevo idea se avesse deciso di prenotare la sera prima, subito dopo la nostra prima cena vedendo che l'appuntamento aveva avuto successo.
<< Infatti, ho prenotato una settimana fa. >>
<< Una settimana? E come... Come facevi a sapere che ieri sera avrei risposto di sì alla tua... Proposta di stare con me? Voglio dire, e se ti avessi risposto di no che cosa avresti fatto? Cancellato la prenotazione? >>
Gli parlai con tono benevolo e cercando di sorridergli, dopotutto ero solo curiosa.
<< Non ci sarebbe stato un no da parte tua, e io lo sapevo. Fine della storia. >>
I suoi occhi glaciali mi fissavano e mi pugnalavano. Come si fa ad amare qualcosa che ti ferisce, che ti fa del male?
Decisi di starmene zitta e di non istigarlo ulteriormente.
<< Beh... Che ne dici di fare un po' il bagno? Dopotutto siamo venuti qui per questo motivo. >>
Annuii silenziosamente e lo vidi sfilarsi l'accappattoio di fronte a me. I pettorali e gli addominali scolpiti risaltavano ancora di più colpiti dal riflesso dell'acqua, la sua schiena muscolosa e tonica attraversata da quel solco sotto il quale si intravedeva la spina dorsale mi facevano spalancare gli occhi dalla meraviglia. Immaginavo che avesse una bella fisicità, ma non così tanto.
Si tuffò subito, e una volta riemerso si voltò a fissarmi.
<< Perché non vieni pure tu? >>
Mi vergognavo a mostrare il mio corpo a una persona che a malapena conoscevo, seppur ci stessi insieme. Secondo il mio punto di vista doveva essere una cosa intima, da fare al momento giusto e per cui si doveva aspettare, ma a quanto pare ormai le mie idee erano andate in fumo e non potevo tirarmi indietro in quel momento dato che era già stato pagato tutto, e per giunta tutto da lui.
Così, non senza arrossire, chiusi gli occhi e lasciai cadere l'accappattoio a terra.
Mi vergognavo del mio fisico mingherlino, magro e insignificante, eppure una volta aperti gli occhi vidi Tristan che mi fissava come se stesse guardando una delle sette meraviglie del mondo.
<< Quel costume ti sta benissimo. Sei bellissima. >>
Fissai terra, fissai le mie dita dei piedi visibilmente lusingata e in imbarazzo; dopodiché decisi di tuffarmi per rompere il ghiaccio e spazzare via la tensione.

L'acqua era piacevolissima e calda, fumava e annebbiava la vista proprio come piaceva a me.
Tristan iniziò a schizzarmi con l'acqua ridendo fragorosamente, tirando fuori il suo fino ad ora ignoto lato di bambino. Cercava giocosamente di affogarmi prendendosi gioco del fatto che non riuscissi a toccare il fondo della piscina; io cercavo ogni volta di spingerlo sotto il livello dell'acqua, ma le mie manine e il mio peso minimo non gli facevano nulla. Era come cercare di spingere un grattacielo via dalle sue fondamenta, era impossibile.
Stanca per via degli sforzi inutili mi fermai in un angolo a riprendere fiato appoggiando i gomiti al ciglio della vasca. Tristan nuotò verso la mia direzione, e si accomodò accanto a me.
Chiusi gli occhi e portai la testa all'indietro.
<< Mi ci voleva proprio. >>
<< Ho scelto bene eh? >>
<< Si... Anche se mi sento in colpa per il fatto che hai pagato tu. >>
<< Non preoccuparti di ciò, ti ho detto che doveva essere una sorpresa. Pensa a rilassarti ora. >>

Mi avvolse sulle spalle con il suo possente braccio. Aprii gli occhi e lo vidi avvicinarsi a me, inclinando la testa. Voleva un bacio, ed era ciò che gli diedi.
Qualcosa mi fece capire che si stesse lasciando trascinare un po' troppo. E i miei pensieri furono affermati poco dopo.
Allungò il braccio e mi appoggiò la mano sulla schiena per sorreggermi. Sentii dal movimento della mano che stava cercando di fare qualcosa, poi intuii che stava cercando di sciogliere il nodo che teneva il reggiseno del costume dove doveva stare, mentre aveva appoggiato l'altra sul mio seno sinistro.
Subito mi distaccai sia dal suo bacio sia dalla sua presa; stava andando troppo oltre.
<< Perché ti sei staccata da me? >>
<< Tristan, stai correndo un po' troppo. >>
<< Su, rilassati. Lasciati andare. >> cercò di avvicinarsi nuovamente a me, ma riuscii a sfuggirgli e a uscire dalla piscina, correndo verso l'accappattoio sorreggendomi il reggiseno semi slegato con le mani.
<< No, non posso lasciarmi andare, non riesco. Siamo insieme da ieri sera, dai tempo al tempo! >> gli sbraitai contro da lontano, visibilmente indignata.
Indossai l'accappattoio e me lo legai.
<< Torna qui per favore. >>
<< No! Torniamo a casa. Non ho più voglia di stare qui. >>
<< Ma il posto è così bello e ci siamo stati così poco. >>
<< Per me è stato abbastanza. Se hai voglia di rimanerci tu allora intanto io vado a vestirmi. Ti aspetto fuori dalla sala.>>
Corsi fuori verso lo spogliatoio, mi sedetti per respirare un attimo; dopodiché mi vestii, mi asciugai i capelli e lo aspettai tesa seduta su una poltrona.
Una mezz'ora dopo lo vidi arrivare, con i capelli arruffati e le chiavi della macchina in mano.
Senza dire nulla mi alzai e corsi verso l'uscio e verso l'auto, balzandoci dentro appena la aprì.

Il viaggio di ritorno fu ancora più silenzioso di quello di andata, finché la sua voce non ruppe quella densa atmosfera di tensione che si respirava.
<< Volevo chiederti scusa, sono davvero stato un cretino, un idiota... >>
Non risposi e nemmeno mi girai a guardarlo. Il mio sguardo era ancora una volta fisso fuori dal finestrino, al riflesso del sole sui grattacieli e a quell'auto rossa riflessa su di essi che vedevo correre parallelamente a noi, la quale stavolta conteneva una ragazza dell'espressione preoccupata, irrequieta e impaurita.
Quando arrivammo davanti a casa mia e ci fermammo aprii la portiera senza dire una parola, la sbattei con forza alle mie spalle e corsi dentro senza degnare Tristan di una parola.

<< Già tornata a casa? >>
Adam mi incrociò nel corridoio, con aria curiosa e interrogativa.
<< Lasciami stare. >> gli sbuffai contro, non avevo voglia di parlare di ciò che era accaduto.
<< Hey, ti vedo... Parecchio irritata. È successo qualcosa? >>
<< Adam... >> fissai la moquette cercando di prendere profondi respiri per calmarmi.
<< Come vuoi. Ti sei divertita con Tristan? >>
<< Ma lo fai apposta?! Saranno affari miei! >>
Corsi direttamente in camera mia, aprii la porta e la chiusi con talmente tanta forza che sentii tremare le finestre.

Teal and Orange (sospeso) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora