Capitolo 13

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Ad un tratto percepii un tocco sulla spalla, proprio mentre ero immersa nella mia musica, lontana da tutto e da tutti.
Mi voltai e lo vidi: c'era Nove seduto vicino a me, sullo stesso identico posto di giorni prima.
Vidi che stava muovendo la bocca. Forse stava dicendo qualcosa in quel momento.
Mi tolsi gli auricolari con la musica che continuava a strimpellare a tutto volume.
<< Ma ci sei? Ti ho chiamata credo... Quattro o cinque volte. >>
<< Scusami >> bofonchiai, sentendomi non poco a disagio, << stavo ascoltando musica. >>
<< Alice, giusto? >>
<< Sì sì. >>
Ripiegai i cavi degli auricolari su se stessi pregando che non prendessero vita propria e non si attorcigliassero tra loro e ripresi a parlare.
<< Mi capita spesso che qualcuno mi parli mentre sono immersa nei miei pensieri o appunto, nella musica. Quindi ti prego di scusarmi. >>
<< Va bene, tranquilla. Cosa stavi ascoltando? >>
<< Hm, musica inconsueta. >>
<< Che genere di musica inconsueta? >> rispose, ammiccando e facendo sorridere i suoi occhi penetranti.
<< Diciamo.. Heavy metal? >>
Alzò un sopracciglio, incredulo.
<< Davvero tu ascolti quella roba? >>
Ecco. Mi ero pentita di avergli risposto il vero. Avrei dovuto raccontare una bugia e citare della musica un po' più orecchiabile. Almeno non sarei stata presa per pazza.
Abbassai lo sguardo.
<< Ehm... Sì... Ma ora non pesare che... >>
<< Grandissima! >>
<< Cosa? >> lo fissai, confusa.
<< Posso dire di avere dei gusti simili ai tuoi. >>
<< D...davvero? >> mi si illuminò lo sguardo.
<< Si. Diciamo che mi piacciono i ritmi coinvolgenti, le basi melodiche ma violente e un bel po' di carica. Ma non tutto il mio repertorio è così. Ho anche qualcosa di più soft. Non vorrei entrare nel dettaglio per non annoiarti. >>
<< Oh no, tranquillo, non mi annoi mica! Fai pure, mi interessa questo argomento. Non trovo mai persone che condividano con me i miei stessi gusti musicali. >>
<< Sono d'accordo. Piuttosto... Non avrei mai immaginato che a una ragazza piccolina e graziosa come te piacesse un genere musicale che esprime tutto l'opposto. >>
Mi scappò un sorriso malizioso.
<< È vero, >> risposi; << è per questo che nessuno a parte te sa che genere di musica ascolto. Ho paura che le persone possano cambiare opinione su di me. Potrei passare tra la gente per una depressa o peggio ancora, per una satanista. >>
Mi scappò una risata nervosa.
<< Gli stereotipi fanno schifo; >> aggiunsi; << non puoi neanche ascoltare la musica che ti piace che subito la gente ti giudica. E anche se tra satanismo e metal c'è una relazione, non è del tutto vero che questa c'è anche tra metal e satanismo. Non tutte le canzoni metal sono sataniche, anzi, semplicemente vogliono esprimere i sentimenti più repressi e coinvolgenti in forma di musica. E poi >> risi, << per quanto possa sembrare ridicola come affermazione, anche il satanismo è una scelta di vita, quindi non mi sento investita del potere di giudicare chiunque intraprenda questa strada; ognuno ha le sue ragioni personali. Ma non mi addentro, altrimenti rischio di scatenare un vero e proprio discorso critico della questione. >>
Nove ascoltava divertito e intanto si fumava una sigaretta.

Rimanemmo seduti sulla panchina a chiacchierare per almeno mezz'ora.
Adam era già andato a casa da un pezzo probabilmente, ma sinceramente in quel momento egli era il mio ultimo pensiero.
Il mio umore finalmente si era alzato da terra, era decollato e ora stava planando a dieci chilometri di altezza.
E tutto questo grazie a Nove, che non mi aveva abbandonata come pensavo.

<< Senti, volevo chiederti una cosa, Alice. >>
<< Dimmi pure. >>
<< Mi chiedevo se domani dopo scuola fossi libera. Potremmo andare al bar, oppure pranzare assieme...>>
Chissà perché ma ci speravo in una richiesta del genere.
<< Oh... Devo considerarlo un appuntamento? >>
Sorrisi e incrociai il suo sguardo. Questa volta però non restai impalata, sarà stata colpa della scarica di adrenalina che avevo appena ricevuto.
<< Non ne ho idea. >> sorrise. << Tu lo considereresti un appuntamento? >>
<< Non lo so. Non posso negare che mi piacerebbe. >>
Sorrisi anche io.
Mi scostò i capelli dal viso e li accompagnò dietro l'orecchio sfiorandoli con le dita.
<< Allora ci vediamo qui, stesso posto, stessa ora. Ti porto io in auto, e soprattutto, pago io. >>
<< Sissignore! >>
Si alzò e se ne andò con fare soddisfatto.
Non potei fare a meno di ammirare la sua camminata fiera, con testa alta e petto in fuori.
Ma aspetta... Il suo nome!
Non glielo avevo ancora chiesto. Una cosa del genere ce la si può aspettare solo da me. A volte la mia memoria fa davvero cilecca.
Pazienza, avrei rimediato l'indomani.
Per ricordarmene aprii lo zaino, cercai l'astuccio e vi frugai dentro, estraendone una penna blu.
Ne sfilai il tappo e la impugnai con la mano destra; scrissi sul dorso della mano sinistra il numero nove con una grafia tremolante e imperfetta, ma tuttavia leggibile. In quel modo avrei avuto costantemente con me il promemoria di cui non potevo e nemmeno volevo scordarmi.
Posai la penna nell'astuccio, lo chiusi e lo riposi nello zaino; chiusi lo zaino, lo sollevai con un braccio, mi alzai e mi avviai verso casa, sola ma felice.

Teal and Orange (sospeso) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora