<< Ciao, Alice. >>
<< Ciao, Tristan. >>
Dritto in piedi davanti a me, teneva le mani in tasca e mi osservava con un'aria che lasciava trasparire una flebile incertezza.
<< Come stai? >>
<< Bene, credo. >> mentii; dopo tutto ciò che era accaduto non potevo stare bene, non riuscivo a stare in pace con me stessa. << Sono felice di vederti. >> gli dissi sorridendo timidamente, mantenendo lo sguardo fisso a terra, guardando i miei piedi scalciare i sassi.
<< Sono felice pure io. >>; lo guardai: si passò nuovamente la mano tra i capelli corvini e lucenti sotto la schiva luce solare autunnale. I suoi occhi glaciali brillavano di uno splendido colore ceruleo, avevano una certa luce che non mi lasciavano distogliere lo sguardo da essi. Erano bellissimi, meravigliosi. Erano occhi solo per me.
<<Dunque...>> sembrava nervoso; << hai ricevuto il mio messaggio? >>
<< Oh, sì, il messaggio! >> me ne ero completamente dimenticata. << Scusami tanto se non ti ho risposto ieri sera... Ho avuto... Dei problemi, diciamo. Ma nulla di grave. >>
La sua espressione assunse un tono preoccupato e leggermente allarmato. Staccò la mano dai suoi capelli e incrociò le braccia davanti al suo petto.
<< Cos'è successo? Ti vedo... Scossa. >>
<< Nulla di così importante. Sto bene. >>
<< No, tu non stai bene. Non cercare di nascondermelo. Ti ho già detto tante altre volte che per me sei un libro aperto. >>
<< No, Tristan, lascia stare... >>
<< Per favore, raccontami cos'è successo... Posso provare ad aiutarti... >>
Il suo sguardo mi implorava, ma dovevo resistere: sarebbe scoppiato il finimondo altrimenti.
Si accasciò a terra, i suoi occhi all'altezza dei miei: avevano un'espressione sincera, preoccupata, supplichevole, mi dicevano "Avanti Alice, parla per favore".
Alla fine cedetti: << Vedi... >> mi schiarii la gola; << Adam.. Adam mi ha baciata. >>
Tristan rimase fermo, impalato davanti a me, non sapendo cosa rispondere.
Aveva gli occhi sbarrati, trapelavano rabbia da ogni dove. Ora non teneva più le braccia conserte, ma aveva iniziato a giocherellare con le sue dita, facendone schioccare le articolazioni. Il suo respiro era diventato affannoso e pesante; mi incuteva timore.
<< Che cosa.. Che cosa è successo?! >>
Il suo tono era rude, spigoloso. Non mi stava più parlando dolcemente come poco prima.
<< Quel.. Quel figlio di puttana! >>
Sentire parole come quelle mi faceva male al cuore.
<< Se lo trovo gli spacco il muso! >>
Nello sbraitare questa frase alzò il pugno chiuso e lo dimenò in aria.
<< Tristan, fermati! Calmati, respira! >>
Mi alzai in piedi di soprassalto, afferrandogli le braccia con le mani.
<< Ragiona, ti prego.. Non sai cosa stai dicendo... >>
Nell'udire le mie parole sentii la rigidità dei suoi muscoli allentarsi e sparire. Fissò il terreno per un attimo, poi tornò a parlarmi con il suo sguardo posato sul mio.
<< Scusami... Non volevo reagire in questo modo... Non ho saputo contenermi. >>
Sospirai, sollevata. Sembrava essersi calmato.
<< Promettimi che non lo farai più. Mi sono spaventata. E spero che non intendessi davvero di fare ciò che hai detto... >>
<< Lo prometto solo se tu prometti che cercherai di stargli lontana. E comunque non stavo scherzando. >>
Assunse nuovamente un tono duro e scontroso, molto meno di prima ma pur sempre tale.
Non sapevo cosa rispondergli: non sarei riuscita a stare lontana da Adam per il semplice motivo che abitavo nella sua stessa casa. Era impossibile che ciò sarebbe successo, a meno che non fossi stata ospitata da un'altra parte. Ciò era però escluso a priori dai miei pensieri poiché senza contare la famosa diatriba con Adam avevo instaurato dei legami speciali con i suoi genitori e con la sorellina, Belle. Avrei di sicuro spezzato loro il cuore, e non avrei nemmeno avuto una scusa plausibile per andarmene. Anche perché non volevo farlo.
Ripensando a ciò che Tristan aveva detto riguardo Adam mi risalirono i brividi lungo la schiena: era stata una reazione a dir poco esagerata.
D'accordo, Tristan stava uscendo con me... Ma non eravamo ancora una coppia, e non sapevo nemmeno se lo saremmo mai diventati.
Tristan notò il mio sguardo perso e riprese allora in mano le redini del discorso:
<< Alice... Tu devi capire che ora sei MIA, e quell'energumeno non deve nemmeno permettersi di parlarti, specialmente dopo averti fatto una cosa simile. >>
Lo fissai e mormorai incerta: << D'accordo. >>
<< Così va molto meglio, piccola. Ora, non hai nemmeno risposto alla mia domanda di ieri: ti andrebbe di venire a cena con me sabato sera? Offre la casa. >>
Si era calmato tutto d'un tratto, aveva ritrovato il senno all'improvviso. Era passato per la seconda volta nell'arco di pochi minuti dalla collera alla calma, e ciò mi faceva riflettere. Ma nonostante tutto gli risposi: << Certo che si. >>
<< Bene, cominciavo a dubitare che non volessi più venire. >>
Non aveva proprio tutti i torti.
<< Ci vediamo domani allora. Così ci organizziamo per sabato. >>
Aprì le braccia e mi strinse in un abbraccio caldo ma non troppo rassicurante. Poi mi stampò un bacio sulla guancia.
<< Ciao, piccola. >>
<< Ciao, Tristan. >>
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Teal and Orange (sospeso)
RomantikNon mi sarei mai immaginata di imbattermi in un'insidia simile. Non mi sarei mai immaginata di venire notata da qualcuno. Non mi sarei mai immaginata di essere stata oggetto di così tanto amore e di così tanto odio. Non mi sarei mai immaginata di in...