Ero preoccupata; Adam non si era fatto vedere né di mattina (cosa bizzarra dal momento che abitavo con lui) né a scuola.
O almeno, non lo avevo visto nelle vicinanze del mio banco: forse si era solo seduto da un'altra parte, lontano da me.
Ma perché?
Magari aveva letto la lettera ma non voleva saperne di riallacciare i rapporti con me, magari dopo aver capito che gliela avevo scritta io (non c'erano infatti molte altre possibilità) non l'aveva nemmeno letta, gettandola subito nella spazzatura.
Mi venne la pelle d'oca e mi pervase un terribile senso di vuoto. E se fosse stato davvero così? Come avrei dovuto comportarmi a casa con lui? Con i suoi genitori? Cosa avrei detto a Belle? Come sarei riuscita a spiegarle che i rapporti tra me e Adam erano peggiorati sino a spezzarsi e a svanire nel nulla?
Troppe erano le domande, troppo poche le risposte.
Decisi di aspettarlo lo stesso dopo le lezioni. Volevo verificare che le mie supposizioni fossero giuste e sensate.
Così mi sedetti sulla solita panchina, appoggiai lo zaino sulle ginocchia e lo cinsi con le braccia.
Ed ecco, vidi da lontano arrivare Tristan, con la sua consueta camminata ondeggiante, a testa alta e schiena dritta.
Proprio adesso, che stavo aspettando Adam? La sorte non sembrava dalla mia parte.
In cuor mio speravo che Tristan non mi notasse e tirasse dritto per la sua strada, ma volevo pure che venisse a sedersi al mio fianco.
Mi chiedevo però che reazione avrebbe avuto Adam, sempre nella possibilità che avesse deciso di accompagnarmi al bar dopo scuola, se avesse visto Tristan seduto al mio fianco. Si sarebbe infuriato, l'avrebbe presa molto male.
E come sospettavo, temevo e speravo, Tristan volse la testa verso di me. Mi salutò con un cenno, poi si passò la mano tra i scintillanti capelli corvini.
<< Ciao Alice. >>
<< Ciao, Tristan. >>
Mi guardò per un attimo interminabile con quegli occhi guizzanti e storse la testa da un lato.
<< Tutto bene? Ti vedo un po' giù. >>
<< Oh, tranquillo. Va tutto bene... Credo. >>
<< Hey, piccola, >> a sentire questo soprannome il calore mi inondò le guance, << a me puoi dire tutto. Cos'è successo? >>
Non potevo dirgli che ero dispiaciuta per ciò che avevo detto ad Adam, dato che c'entrava pure lui anche se indirettamente. Non potevo dirgli che a quanto pare Adam era geloso di lui, perché lui aveva me. In ogni caso non avevo idea se la storia della gelosia fosse vera o meno, e nemmeno sapevo se Tristan avesse idea di chi fosse Adam. Forse si conoscevano solo di vista e per nome.
<< Uhm, nulla. >>
<< Sicura? >>
<< Sicura. >>
Infilò una mano nella tasca, ne estrasse una sigaretta e la accese, portandosela alle labbra. Quel gesto aveva un non so che di affascinante, attraente.
<< È per il tuo amico, vero? >>
<< Il mio amico..? >>
<< Si, non sono mica cieco. Quello che ti seguiva dappertutto. >>
Non potevo più negare: << Oh, si... Ma non è nulla di grave. Lo sto aspettando ora per sistemare la questione davanti a una tazza di caffè. >>
<< Oh, peccato. Mi sarebbe piaciuto andare a fare un giro con te. >>
<< Davvero..? >> mi brillarono gli occhi per un attimo. Chissà perché, ma sospettavo che iniziasse a piacermi sul serio. Forse era appena qualcosa di più di una semplice cotta.
<< Ma certo. Ti sembro uno che dice cose a sproposito, tanto per dire? >>
<< No, no... Scusami. >>
<< Non scusarti, sarà per un altro giorno. Se vuoi ti lascio il mio numero di telefono, così ne riparliamo. >>
<< Va bene, grazie. >>
<< Però posso dirti una cosa sinceramente? >>
Annuii.
<< Il tuo amico mi sa di patetico. >>
Aveva fatto uscire dalle sue morbide labbra carnose una frase brutale, dura, senza pietà. Che perfetta antitesi.
Espirò e il fumo grigio e denso gli fuoriuscì dalle narici; era una scena bizzarra, sembrava un drago. Così mi scappò una risatina, ma ritornai subito alla realtà. Aveva appena detto che Adam era patetico.
<< Perché dici una cosa simile? Non lo conosci mica. >>
<< Ribadisco, non sono cieco. Ti stava attaccato come un mollusco al suo guscio. Non ti lasciava quasi respirare. E si leggeva nei tuoi occhi che avresti voluto non averlo lì con te. >>
<< È proprio vero. Mi leggi come un libro aperto. >>
Mi appoggiai allo schienale della panchina e sbuffai. Non potevo dargli torto. Erano cose che fino a pochi giorni prima pensavo anche io, ma non so perché, quando le avevo sentite pronunciare da Tristan avevo percepito un certo velo di disprezzo che non riuscivo a sopportare. Mi dava fastidio il modo in cui parlava di Adam.Tristan era ancora seduto di fianco a me quando finalmente vidi arrivare Adam.
Mi venne spontaneo un sorriso: stava dirigendosi verso la panchina, non mi aveva abbandonata come credevo.
Ma aguzzai la vista. Non era solo, di fianco a lui c'era la brunetta, Ylenia.
Stavano.. Parlando assieme e ridendo.
Non potei fare a meno di corrucciare la bocca in una smorfia che trapelava di... Non so di cosa. Ma mi sentivo tradita.
Allo stesso modo lui guardò me e mi rivolse la stessa identica occhiata, forse perché Tristan era ancora accanto a me.
<< Beh, >> disse egli, notando ciò che stava accadendo, << suppongo di dover andare. Ti saluto, Alice. Ci mettiamo d'accordo per telefono magari. >>
<< Certo, grazie. Ciao. >>
Mi abbracciò e poi se ne andò. Stessa cosa fece Ylenia con Adam. Mi dava davvero fastidio. Solo ora me ne rendevo conto.
Poi quest'ultimo dopo averla salutata si diresse verso di me. Io mi alzai e gli andai incontro.
Eravamo entrambi visibilmente imbarazzati; ci salutammo.
<< Dunque... Hai scritto nella lettera che volevi che ci trovassimo per andare al bar per... Sistemare la faccenda? >>
Intravedevo un bagliore di speranza in quegli occhi castani, che alla luce mostravano nuovi e sconosciuti riflessi gialli e verdi, all'esterno dell'iride. Non avevo mai notato come in quel momento quanto belli fossero.
<< Si, suppongo. Ovviamente se ti va. >>
Abbassai la testa e fissai terra, rassegnata all'idea di ricevere una risposta negativa, un "no" secco. Stavo già pensando a come e dove scavarmi la mia buca se ciò fosse davvero successo, dato che mi avrebbe distrutto il cuore in mille pezzi.
<< Certo che mi va. Non sarei venuto qui, altrimenti. >>
Aveva accettato. Voleva sistemare e chiarire le tensioni che c'erano state tra noi.
Mi sciolsi in un sospiro liberatorio. Meno male.
Non avrei potuto sopportare di perdere Adam, di perdere il mio amico.
Perdere un amico è ciò di cui ho più paura: senza gli amici la vita è insignificante, poiché non si ha una persona che ti sostenga sempre, non si ha una spalla su cui piangere, non si ha qualcuno con cui ridere e scherzare e evitare di essere seri senza la paura di venire giudicati.
Poche volte l'amore è così. Spesso diventa soffocante, si diventa succubi l'uno dell'altro.
Ma secondo me l'amore può pareggiare l'amicizia solo se inizia con un'amicizia.
Per questo l'amicizia è il sentimento più importante. E volevo condividerla con una delle persone più importanti per me.
Volevo condividerla con Adam.
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Teal and Orange (sospeso)
RomansaNon mi sarei mai immaginata di imbattermi in un'insidia simile. Non mi sarei mai immaginata di venire notata da qualcuno. Non mi sarei mai immaginata di essere stata oggetto di così tanto amore e di così tanto odio. Non mi sarei mai immaginata di in...