Capitolo 22

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TAURIEL
Sento piangere, e calore che mi circonda.
Sento delle voci familiari, ma non riesco a collegarle a nessuno. Poi, sento la mia mano tenuta a qualcuno, e le mie labbra sentono calore e morbidezza. Poi, due voci litigano tra loro. Una porta sbatte.
Sento qualcuno che mi tocca, e delle voci che discutono su medicine e erbe varie. Poi sento un dolore atroce al piede, come se me lo avessero strappato dalla gamba a mani nude.
Poi, sento freddo, tanto freddo, e sento il bisogno di coprirmi, subito dopo mi sento toccata e il freddo svanisce, sostituito da un calore che mi circonda.
Dopo un po', sento qualcuno che mi copre con tessuto(?), come se mi stesse vestendo.
Sento di nuovo le labbra calde, e poi una voce paterna, e dopo sento lo stesso calore che ho già sentito sulle labbra, solo stavolta sulla fronte, e passi che si allontanano sempre di più da me. Sento qualcuno accanto a me piangere, e il calore sulle labbra.
Finalmente sento una voce in modo chiaro e preciso, e riesco a collegarla a una persona.
"Svegliati, tesoro, ti prego, svegliati" È Legolas, dalla sua voce sembra triste, ma speranzoso."Non posso vivere senza di te, ho bisogno di te" il suo tono diventa caritatevole e disperato. "Tauriel, amore mio, svegliati, ti prego!"

Apro gli occhi. Questi mi fanno male, e ci vuole un bel po' prima che riesca a vedere in modo chiaro e preciso. Mi sento i muscoli imtorpiditi, e la testa inizia a girarmi. Mi rendo conto di essere in una stanza del Palazzo (lo capisco dagli ornamenti dipinti agli angoli della stanza). Sono sempre stata in questo letto completamente bianco. Vedo che ai capi del letto ci sono dei comodini pieni di medicine, fialette e ampolle contenenti erbe e soluzioni, e contro alla parete, perfettamente all' opposto della finestra, c'è uno specchio enorme. Vedo poi, la rosa bianca di Abra e la pietra runica che mi aveva dato Kili sulla sedia a fianco del letto.
Scendo dal letto, ma appena poggio il mio peso sulle mie gambe, queste cedono, e mi fanno cadere a terra di faccia. Sono contenta che non ci sia nessuno a vedermi, così mi sono risparmiata la figuraccia.
Mi aggrappo al letto e mi rialzo, ma stavolta mi tengo saldamente alla sedia. Pian piano, le gambe si abituano al mio peso, e finalmente riesco a sorreggiermi senza aiuti.
Mi dirigo verso lo specchio; pessima idea. Le gambe iniziano a correre cercando invano di equilibrarsi col peso: sto per cadere, ma (Grazie al cielo) ho la prontezza di aggrapparsi allo specchio con le braccia.
Sospiro sollevata. Do' uno sguardo allo specchio. Quasi non mi riconosco: ho le guancie scavate (ma per fortuna non in modo preoccupante), e la pelle è così pallida. I miei capelli lunghissimi sono racchiusi in una treccia, mentre l' unica cosa che indosso è un abito bianco latte lungo fino ai piedi, con le maniche a sbuffo lunghe fino al gomito. La gonna (parte inferiore del vestito) mi sta' appiccicata ai fianchi, evidenziando le curve.
Stranamente mi sento a mio agio con la gonna (o almeno con questo vestito).
Noto la mia magrezza, probabilmente guadagnata mentre riposavo, ma per quanto ho dormito?
Guardandomi, non riesco a smettere di fissare i miei capelli kilometrici; più li guardo, più ho voglia di tagliarli (solo per smettere di sembrare la solita e noiosa Tauriel).
Mi tocco la pancia, e subito me ne pento; un dolore acuto mi colpisce, e mi costringe ad inginocchiarmi davanti allo specchio. Mi faccio forza, e dopo poco, mi rialzo.
Mi tolgo la veste, e mi spavento del mio corpo; vedo le mie gambe magrissime (ma per mia fortuna sono ancora 'belle', o meglio, non sembrano trascurate). Mi guardo di profilo. Il ventre è fasciato da delle bende pulitissime, e la pancia non ha nessuna curva di grasso. Sono piatta, eccetto per il seno ancora prospero. Vedo le mie costole, ma non sono così evidenti come temevo. Alla fine mi sono fatta l' idea che il ricovero non mi ha trascurato poi tanto. Svelta, mi rivesto, e cerco delle forbici. Trovo in un cassetto un paio di forbici per il bendaggio.
Mi rimetto davanti allo specchio e inizio con furia a tagliarmi i capelli. Dopo un po', ciocche di capelli rossi sono sparsi per terra intorno a me. Mi guardo soddisfatta: i capelli lunghissimi si sono accorciati fino alla metà della schiena. Nonostante fosse la prima volta ad essermi improvvisata parrucchiera di me stessa, devo ammettere che non sono così male nel tagliare i capelli.
Finalmente esco dalla stanza, barcollando lungo i corridoi del Palazzo, e a volte perdo l' equilibrio, costringendomi ad appoggiarmi ai muri, e a camminare lungo essi per evitare cadute meritatevoli di risate.
Mentre mi incammino verso la sala al trono, incontro cameriere che appena mi vedono fanno cadere ciò che tengono in mano e mi guardano sbiancate, come se avessero visto un fantasma, eppure io mi sento viva. Più cammino, più sento il bisogno di mangiare, di addebitare qualcosa.
Eccola lì, la sala al trono, dove due solite guardie fanno da vigilanti alla porta aperta.
Non esito ad entrare, ma non appena ci provo le guardie mi fermano.
-Sei stata convocata dal re?-mi chiede inerme una guardia.
-No.-rispondo con tono evidente. È ovvio che non sono stata convocata, vedendo una in pigiama girovagare barcollante per il palazzo.
-Non puoi passare allora!-mi risponde secco l' altra guardia.
-La prego mi lasci passare!-supplico-Devo assolutamente vedere il Principe.
-Non può senza essere convocati.
-È urgente!-insisto.
-Mi costringe a portarla fuori da Palazzo!- mi minaccia uno.
-Cosa?!-sbraito. Cavolo, ho fame, FAME, e non posso mangiare fino a quando non avrò visto Legolas.-Sentite, ho fame, FAME, e non costringetemi a farlo.
-Sei pazza!-dice uno, pronto a strattonato via da Palazzo.
-Io ve lo avevo detto.-dico facendo spallucce.
Tiro una gomitata alla gola della guardia dietro di me, e col piede gli tiro un calcio dritto allo stomaco, facendolo piegare su se stesso dal dolore. 'Seppur sembro gracile, sono ancora parecchio forte' penso beffarda. L' altra guardia mi guarda per un secondo stupita, poi riprende la sua espressione seria e mi prende per il polso, tirandomelo dietro la schiena, mentre con l' altra mano è pronto per strangolarmi, in modo che mi calmi.
-Sei una furbetta, sai?-mi dice compiaciuto lui.
Non mi arrendo, e gli tiro un calcio dritto... dritto nelle... si insomma, avete capito, no?
Questo subito abbandona la presa, e geme dal dolore, lo finisco con una gomitata nello stomaco. Anche lui si piega in due dal dolore, e lo vedo sul punto di lacrimare.
-Lo so.- gli dico con un sorrisetto da stronza di prima categoria.
Cavoli, ora sono più squilibrata di prima nel camminare, e la testa inizia a girarmi di nuovo. Entro nella sala al trono; Thranduil è in piedi, ad ascoltare i cocchieri mentre gli mostrano dei fogli. Legolas, invece, è al tavolo alla destra della stanza, a guardare la cartina del Regno mentre discute su qualcosa insieme ai generali.
Io mi guardo intorno confusa, come se potessi cimentarmi come loro in qualcosa.
-Tauriel!- mi giro verso Thranduil, che mi guarda stupito e viene a passo svelto verso di me. Vorrei scappare, ma le gambe sono paralizzate. Perché Thranduil mi spaventa così tanto?
Poi, rimango di sasso, quando Thranduil mi abbraccia e mi bacia sulla fronte.
Sento la mia faccia assumere un' espressione confusa e interrogativa.
-Meno male che ti sei svegliata!- dice Thranduil, con un sorriso stampato in faccia.
Lui non mi aveva cacciata?

La Figlia Di Bosco Atro (IN REVISIONE) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora