Capitolo 34

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TAURIEL
La luce solare filtra dalla grande finestra della camera, svegliandomi. Mi giro dall' altra parte del letto, ma con delusione vedo solo il cuscino, senza Legolas al mio fianco.
Svelta, mi vesto e mi preparo per partire e tornare nel Regno: sebbene sia dispiaciuta per il mio risveglio solitario, non vedo l' ora di andare a guardare delle case le quali una sarà mia.
Mi metto un paio di pantaloni neri aderenti, con una maglia a maniche lunghe azzurra che mi scopre le clavicole, e sopra una giacca da caccia verde scuro. E i miei soliti stivali di camoscio.
Esco svelta dalla camera, e per la via verso la sala al trono di Kili, incontro Mano e Elrah, che saluto e gli assicuro che tornerò a trovarli.
Passo per le camere della mia famiglia, dove la saluto e assicuro loro che presto sarei andata a trovarli.
-Posso entrare?- chiedo, mentre infilo la testa nella sala.
-Tauriel! Entra!
La voce allegra di Kili sembra molto calorosa, e fa scatenare in me i sensi di colpa per la notte precedente.
-Kili, volevo salutarti,-dico imbarazzata-Io parto. Ti ringrazio ancora per l' invito, e la cerimonia è stata bellissima.
È scontato da dire, e sentendomi, sembra che io non veda l' ora di andarmene (che è la verità).
-Mi fa piacere-mi dice sorridente. Sembra abbia adorato la sua festa ieri.-Ti ringrazio per essere venuta. Ah, prima o poi ballerò con te, mia cara.
-Auguriamocelo.-mi scappa da dire. Scoppiamo a ridere.
-Credo tu sappia dove andare...-riprende poi, lui.-Sappi però, che se mai avrai bisogno di qualsiasi cosa, non disturbarti a venire da me; se avrai bisogno di aiuto, io ci sarò. Intesi?
Mi guarda con un brillo negli occhi, serio.
-Ti ringrazio di tutto.
Mi limito a salutarlo con la mano: non voglio dargli false speranze, ma mi sento anche uno schifo per ieri.
Con mia sorpresa, mi accompagna all' uscita del Palazzo, dove Legolas mi stava aspettando accanto ad una carrozza.
-Ho preso la libertà di prepararti i vestiti che i miei sarti hanno cucito per te: spero che ti siano piaciuti e che ti piacciano ancora.
-Non dovevi Kili.-dico in tono dispiaciuto.
-Voglio che tu li tenga: vedili come un regalo.
-Ti ringrazio di nuovo.
Legolas e Kili si limitano a stringersi la mano e a salutarsi in modo formale. Si odiano ancora, ma sembra che ognuno di loro sia convinto che io voglia bene più ad uno che all' altro.
Salgo sulla carrozza assieme a Legolas, e subito i cavalli partono, in direzione del Reame Boscoso.
Non appena prendiamo la strada principale che attraversa la foresta, Legolas mi si avvicina, per poi baciarmi; io ricambio, anche se mi sento male al solo pensiero che questa carrozza è di Kili. Mi stacco da Legolas.
-Scusa- mi affretto a dire.
-Non importa.-risponde lui, allontanandosi da me, anche se immagino la delusione in lui. Ora mi sento in colpa però, così mi avvicino di più a lui, per poi prendere il suo viso tra le mie mani e baciarlo, lasciandolo sorpreso (anche se non scioglie il bacio).
Inizio a eccitarmi in modo incontrollato (e credo anche Legolas lo abbia sentito) e inizio a baciarlo più appassionatamente, come se volessi di più. Legolas mi stringe tra le sue braccia per la vita, e io sento l' adrenalina salire, che manda a farsi fottere ai sensi di colpa.
Senza smettere di baciarlo, metto la mia mano tra i suoi capelli, e lui fa lo stesso con i miei, avvicinandomi di più a lui.
Ci stacchiamo per prendere fiato, e io poso la mia testa nell' incavo del suo collo. Lui mi cinge la vita con il braccio.
-Scusami, non voglio trascurarti.-gli dico.-Non so, ma mi sento come se fossi controllata. Fino ad adesso tutto ciò che mi circonda mi ricorda Kili, e sento sensi di colpa attaccarmi.
È vero, forse sto esagerando, forse sono solo io che sono paranoica, ma mi sento osservata, e mi sento piccola, come se mi stesse guardando qualcuno dall' alto.
-Io invece penso che tu ti senta costretta da parte mia a fare ciò che non vorresti fare.
Alzo la testa, incrociando i miei occhi con quelli di Legolas, guardandolo stranita. Lui sembra triste, e sul suo volto è dipinto un' emozione che non ho mai visto sul di lui.
-Legolas, non...
-ORCHI!!
Il cocchiere fa schioccare la frusta contro i cavalli, facendo partire la carrozza con un rimbalzo, inseguiti da un gruppo di orchi. Istintivamente porto la mano all' arco accanto a me, ma non faccio in tempo a scoccare una freccia che la carrozza si ferma con una frenata improvvisa, schiacciandomi contro il finestrino alla mia sinistra, dove sbuca l' orribile faccia (sempre se si può definire faccia) di un orco che mi guarda divertito. Istintivamente, mi allontano dal finestrino, per poi buttarmi di nuovo contro, con la mia forza racchiusa nel gomito contro l' orco oltre il vetro. Il vetro si rompe, e il mio gomito (avente tagli fatti dai pezzi di vetro e quest' ultimi conficcati nella pelle) rompe lo zigomo dell' orco, quest' ultimo urla dal dolore. Svelta, prendo un pezzo di vetro rotto e lo conficco con forza nell' occhio dell' orco, per poi condurlo (senza mai lasciare la viscida pelle dell' orco) fino alla gola. Questo mi tocca il braccio, lasciandomi una melma, per poi cadere morto stecchito.
Raccolgo il mio arco e la faretra ed esco dalla carrozza, (Non mi preoccupo per qualsiasi cosa sia quella melma simile a bava, adesso devo uccidere altri orchi), iniziando a scoccare frecce ai colli e agli occhi degli orchi, mentre Legolas scocca le sue frecce e armeggia con le sue spade gli orchi che preferiscono un attacco diretto.
Il cocchiere della carrozza corre dentro questa, con il volto dipinto dal terrore.
'Dilettante.'
Dice Legolas nella propria mente, che io per sbaglio ascolto. Abbandono la sua mente e mi concentro sugli orchi rimasti, anche se con stupore scopro che sono stati uccisi tutti i rimanenti da Legolas, svelto come sempre, con il suo fare da "vado di fretta, ho altro da fare".
Mi giro verso la carrozza, dove i cavalli sono distesi per terra, uccisi dagli orchi con delle frecce e dei coltelli conficcati dentro.
-Andiamo, Tauriel-mi richiama Legolas, improvvisamente l' autorevole e leggendario principe del Reame Boscoso-Il Palazzo non è lontano da qui.
Mi dirigo verso il cocchiere, che ancora spaventato, accetta il mio invito di seguirci verso il Palazzo.
-Prima prendo le valigie.-Mi dice lui, con già in spalla le due valigie che portavamo.
-Non sono necessarie!-lo rimbecca Legolas.-Tauriel, ti serve quella roba?
Mi limito ad alzare le spalle: sebbene siamo appena stati attaccati dagli orchi, quei bagagli contengono dei vestiti fatti con tanta mano d' opera e pazienza, apposta per me e Legolas, e mi sembra una forma di arroganza e menefreghismo nei confronti delle sarte che li hanno confezionati, e per Kili che ce li ha regalati.
Legolas prende dalle spalle del nano una valigia, per poi posarla sulla sua spalla, tenendola in equilibrio con la mano, mentre l' altra tiene l' arco.
-Andiamo.- si limita a dire.
Passiamo per i sentieri principali, e solo quando il sole sta calando facciamo appena in tempo ad entrare nel Regno di Thranduil, infilandoci nelle vie sinuose della città.
-Legolas! Tauriel!
Thranduil non sembra sorpreso per il nostro ritardo nel tornare. La sala è tetra come sempre, e sembra che intimorisca il cocchiere di Kili, che viene invitato a delle ancelle a riposarsi, lasciando me e i due reali da soli.
-Padre, siamo stati attaccati dagli orchi durante il ritorno.
-Me lo hanno riferito, ma sapevo che gli orchi non sarebbero stati un gran problema per voi. Piut- tosto, Re Kili e la sua incoronazione come si è svolta?
La sua domanda era ovviamente riferita a suo figlio, che non esita a raccontare dello splendido palazzo di Kili. Li ascolto senza interferire, e finalmente capisco da dove proviene il Tic Tic Tic che sento: la manica del braccio sinistro è zuppo di sangue, mentre le goccioline di questo cadono ritmicamente contro il pavimento di marmo, dal mio gomito, dove la manica è stracciata. Istintivamente, con la mano destra tocco il mio gomito, dove sento il sangue fresco colare e i pezzetti di vetro nei tagli alla pelle, sento anche della melma che non ho intenzione di vedere.
Abbasso la testa per osservare la piccola pozza di sangue e melma accanto a me, e noto con orrore i miei pantaloni strappati, dove cola sangue da tagli dei vetri ancora conficcati in questi.
Pessima idea: sento l' ansia arrivare, salire e accompagnare la paura, fino a invadermi e la vocina nella mia testa che gracchia 'stupida!stupida!stupida!'.
'Ma come cavolo fa un finestrino rotto a procurarmi così tanti tagli?' Penso.
-Scusatemi se interrompo la vostra conversazione, vostra maestà,-dico frettolosa, con l' ansia nella voce.-posso uscire a cambiare la guardia?, se orchi attraversano il Regno, credo dobbiamo aumentare la guardia.
-Va bene, che la guardia sia aumentata.-dice Thranduil, osservando il mio braccio rosso che cerco di fermare il flusso del sangue con la mano. Sento Legolas osservarmi, ma non voglio guardarlo per capire quale sia la sua emozione adesso.
Faccio un piccolo inchino, e a passo svelto mi dirigo verso l' infermeria.
-Vuole che l' aiuti?
-No, faccio da sola.
L' infermiera di turno mi guarda mentre cerco frettolosa le medicine adatte tra i tavoli della sala piena di letti per i possibili feriti.
-Non posso petterglielo, ha bisogno di aiuto.-lei mi prende una crema tra le mani.-Vada in un letto, arrivo subito.
Mi convince e la obbedisco, e dopo pochissimo torna da me posando sul comodino accanto al letto delle fialette e dei vasetti.
-Devo chiederle di spogliarsi, per pulirla dalle ferite.
Obbedisco senza oppormi, tanto la sala è priva di altri pazienti.
L' infermiera mi disinfetta e mi toglie con delle pinzette tutti i vetri che avevo: è un' agonia, ma d' altronde, ho sopportato di peggio.
-Che cos'è questa melma?-mi chiede stranita.
-Gli orchi.-rispondo.
Senza scomporsi, prepara una crema con varie erbe e me la spalma, facendo scivolare via la melma. Le parti di pelle dove la melma alloggiava stanno diventando nere, come se fossi stata presa a pugni solo lì, formandosi enormi lividi. L' infermiera guarda la pelle strabiliata, e anche sul suo viso inizia a comparire la paura.
-Credo...Credo sia meglio chiamare qualcuno che forse sa cosa fare...-mi dice con tono incerto. Inizio a preoccuparmi di quel 'forse'.
-Mettetevi questa, torno subito...-mi dà un vestito bianco, simile a una camicia da notte, ed esce dalla sala, di corsa.
-Bene, così rimango da sola.
Inizio a tastarmi la pelle nera, e sento un dolore atroce, come quando tocchi una ferita infetta da giorni. Abbasso subito la mano, e osservo la sala incredibilmente vuota e spoglia.
Questa è una solitudine inevitabile, diventa affollata solo se siamo uniti a qualcosa, come se avessimo un filo che ci collega, una storia così diversa che ci rende uguali: quello che questa sala unisce le persone è la ferita, oppure il fatto di dare una mano a guarire.
-Cosa è successo?
Ero così immersa nei miei pensieri che non mi ero accorta dell' arrivo di un elfa, accompagnata dall' infermiera di prima. Questa mi guarda preoccupata, mentre ascolta le preoccupazioni dell' ancella che prima aveva provato a guarirmi del tutto. Senza chiedermi, mi prende il braccio e me lo esamina frettolosamente (anche se con maestria e attenzione).
-Che cosa c' era sopra?
-Una melma che un orco mi ha attaccato...-dico, sicura si riferisce alla pelle nera.
-La melma degli orchi...-dice lei tra sé e sé.-Passami il coltello.
L' ancella le posa sul palmo della mano un coltello pulitissimo, piccolo, simile a quello per delle operazioni che mia madre faceva a dei cacciatori che andavano a caccia con papà.
La vecchia bisbiglia all' orecchio dell' ancella qualcosa Che non capisco, e questa corre verso l' uscita.
'Che vuole fare?' Penso incuriosita (anche se di curiosità ce n'è ben poca).
L' elfa più vecchia mi strattona il braccio, provocandomi un dolore acutissimo fino al collo, e avvicina sempre di più il coltello al mio braccio.
-Cosa vuole fare?!-chiedo preoccupata, anche se temo di sapere già la risposta.
La punta del coltello tocca la mia pelle, provocando un dolore che mi percorre in tutto il corpo, e sembra che la vecchia voglia spingere più a fondo.
-COSA FA?!!
Cerco di riprendermi il braccio, ma la vecchia non vuole mollare, e infila il coltello nella pelle, costringendomi a lanciare un urlo disperato. Faccio per tirare uno schiaffo alla vecchia con la mano del braccio buono, ma un uomo mi ferma subito, e mi gira il braccio dietro la schiena, mentre altre mani mi trattengono per la vita e per la testa, costringendomi a stendermi nel lettino. Queste braccia sono troppo forti.
'Ha chiamato aiuti' Penso, vedendo il ritorno dell' ancella.
Mi dimeno come una pazza, il dolore del coltello che percorre la pelle è troppo, ma gli infermieri vestiti di bianco mi trattengono.
Urlo, strillo, ma mi coprono la bocca con una mano che mordo con forza, facendola tornare 'quasi' intatta al proprio padrone. Sudo freddo, il dolore è insopportabile.C'è solo una cosa da fare: urlare e pensare il nome di Legolas. Lui mi sentirà, almeno lui mi ascolterà (sempe se mi starà ascoltando)...
-LEGOLAS!!AIUTO!!!LEGOLAS!!!
Le mie urla farebbero tremare di paura anche me, se non fosse per il dolore che quel cazzo di coltello mi sta procurando.
'LEGOLAS!!!AIUTAMI!!!TI PREGO!!' Penso disperata.
-CHE STA SUCCEDENDO QUI?!!!
Sentire quella voce mi solleva, poiché fa uscire svelta il coltello dalla mia pelle. Le braccia che mi trattenevano e stringevano a forza mi mollano, dandomi la possibilità di guardare il mio braccio, che non riconosco nemmeno; è coperto dal mio sangue, e i pezzi di pelle che riesco a vedere sono neri e violacei, come lividi.
-CHE DIAVOLO STATE FACENDO?!
-La stiamo aiutando, sua maestà!
Gli infermieri si inchinano, ma Legolas si dirige a passo svelto verso di me, con la rabbia sul volto.
-TAURIEL!
Legolas nota il sangue che sporca il mio camicie (prima bianco) e le lenzuola bianche del letto. Legolas mi abbraccia, accarezzandomi la testa. Sento la sua preoccupazione e la paura che sta provando.
-Cosa è successo?-mi dice, senza dare importanza al mio sangue che sta sporcando i suoi vestiti.
-Non sento il mio braccio...-riesco a dire in un sussulto. Mi abbandona e si volta verso gli infermieri e le due elfe.
-COSA VOLEVATE FARE?!-sbraita Legolas.
-Vostra maestà, la pelle di lei...
-GUARDIE! METTETELI IN CELLA!
Un gruppo di guardie fa irruzione nella stanza e prende gli infermieri, portandoli con forza e determinazione fuori, verso le celle, mentre loro provano a liberarsi, invano.
Io e Legolas rimaniamo soli. Lui mi si avvicina e prova a prendermi delicatamente il braccio, ma appena mi tocca caccio un urlo fievole, ma di voce me ne è rimasta ben poca: non urlo per il dolore che non sento, ma proprio perché non sento niente.
-Scusami.
-Non sento niente Legolas...-gli dico, guardandolo disperata. Lui mi abbraccia, stringendomi a sé.
-Cosa ti hanno fatto?- mi chiede gentile e dolce, cercando di nascondermi la sua collera.
Gli racconto tutto, da quando sono arrivata nell' infermeria.
-Mi dispiace Tauriel...-riesce a dirmi.
-Perché?-chiedo.
-Non lo so, Tauriel, ma lo scopriremo.

La Figlia Di Bosco Atro (IN REVISIONE) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora