Capitolo 19

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TAURIEL
Dopo qualche ora a cavallo, arriviamo in un terreno arido, desertico, senza vita. Vedo grandi torri di pietra che si mimmetizzano alla perfezione col territorio (li avrei scambiati per enormi masse di pietra se non fosse delle piccole finestrelle sparse qua e là).
-Perché siamo qui?-chiedo a Legolas.
-Questa è la terra di Moldor. La morte circonda quest' area. Su questa terra è stato versato sangue elfico, ma anche di altre razze.-osservo Legolas guardare verso un punto preciso, lontano, quasi inesistente.-Ma questo terreno è caro a mio padre. È qui dove mia madre è morta.
-Legolas...-dico in un respiro.
-Nessuna tomba, nessun pilastro...
Mi dispiace per Legolas; so che è un tasto dolente la morte di sua madre (come la scomparsa della mia famiglia), per questo non gli ho mai fatto domande (come lui non ne ha mai fatte a me).
Vedo una luce provenire da una di quelle finestrelle, e l' ombra di quello che mi sembra un orco.
-Ho visto una luce!-dico velocissima. Subito io e Legolas posiamo la testa contro il masso e ci assottigliamo a questo per nasconderci. Sopra le nostre teste, schiere di pipistrelli dalle dimensioni spaventose volano verso la montagna.
-Quei pipistrelli sono allevati per uno scopo.-dice Legolas, ormai quelli spariti tra le nubi del cielo grigio.
-Quale?
-La guerra.
Mi percorre un brivido lungo la schiena, e sento le ossa irrigidirsi. Sento la paura che scorre assieme al mio sangue. Questa è una battaglia che porterà più morti di quante Smaug ne ha portate in tutta la sua vita. La paura che i tuoi cari muoiano, che forse morirai anche tu, e il tuo corpo diventerà putrido insieme agli altri. Forse non avrai una tomba dove sarai ricordato, forse non sarai nemmeno riconosciuto, e il tuo corpo diventerà cenere nei camini dei superstiti. La guerra è morte, non solo della vita terrena, ma anche della mente; chi torna dalla guerra non è più lo stesso.
-Dobbiamo andare ad avvertirli.- prosegue Legolas.
-Legolas...-La mia voce trema: non è il momento adatto per dichiararsi, ma non voglio che uno di noi morirà nella battaglia senza prima aver parlato l' uno con l' altra. Forse morirò io, o forse lui, ma voglio aver ammesso i miei sentimenti a lui, l' unico che mi è sempre stato vicino, che abbia tenuto a me. Glielo devo.
- Sai... Ho provato a dirtelo, ma non abbiamo mai avuto abbastanza tempo...-inizio.-La prima volta che sono venuta a Palazzo, tu mi hai accolto e hai fatto in modo che non mi sentissi mai sola. Mi hai accudito e non mi hai mai diversificata per la mi razza o la mia diversità. Ti sei sempre preoccupato per me, e mi hai insegnato a farmi valere.
-Questo non te l'ho insegnato io, è sempre stata una tua caratteristica.-mi dice sorridente lui.
-Più il tempo passava mentre vivevo a Palazzo, più mi innamoravo di te.-continuo.- Il tuo modo di essere freddo e distaccato con gli altri mi faceva capire che mi volevi bene, che tienevi a me, perché sei sempre stato leale e sincero con me, e mi hai porso la tua fiducia, e io ti diedi la mia, anche se io già mi fidavo da tempo di te.-Faccio un lungo respiro. La paura non mi ha lasciata, però ora sono parecchio ansiosa.-Ti amavo, ma non dissi mai niente, per la paura di un rifiuto, e poi vedevo quelle elfe così belle e nobili che ti corteggiavano, e io non ero niente in confronto a loro. Non avevo niente da darti, se non il mio amore.  Ti amo Legolas, e non ho mai smesso di amarti.
Ciò che fa Legolas mi lascia di stucco: mi prende e mi stringe forte a sé, come se avesse paura che da un momento all' altro io potessi volatilizzarmi nel nulla. Mi lascio nel suo abbraccio, mettendo le mie mani sotto le braccia, sulla sua schiena.
-Tauriel, ho sempre avuto tanti dubbi e preoccupazioni, ma ciò che mi stai dicendo è tutto quello che ho sempre voluto sentire.-mi dice mentre una sua mano mi accarezza dolcemente i capelli.- Tauriel ti amo, ti amo da impazzire, e non voglio che tu te ne vada via da me.
-Non lo farò-sussurro.
Lentamente ci stacchiamo l' uno dall' altra, ma le nostre braccia non si muovono. Legolas mi guarda sorridente, diminuisce i pochi centimetri fra le nostre labbra e chiude lo spazio che ci separa baciandomi. Schiudo la bocca e sento la sua lingua giocare con la mia. Avevo già ricevuto un bacio così, ma non da Legolas (dal mio ex ragazzo), e devo ammettere che ci sa davvero fare. Il bacio che mi aveva dato Austin non era stato bello come questo; Legolas non pretende niente, non insiste se io non lo voglio, non mi costringe, ed è così delicato. Lui mi bacia come se fossi sua, ma non mi pretende. È come se fossi una farfalla: se la stringi in mano troppo forte (per paura che scappi) lei muore, e se invece lasci la mano troppo aperta (per paura di ucciderla) lei vola via. È banale come paragone, ma così mi sento; mi sento sua, perché voglio esserlo, perché sa come trattarmi; non pretende, ma non mi ignora, anzi, mi fa sentire speciale, desiderata.
Sono così felice; mi bacia in modo appassionato, e io di certo non sto ferma a far niente; la mia lingua gioca con la sua, e ogni tanto smetto e dò qualche morsetto al suo labbro inferiore.
Dopo un po' ci stacchiamo per prendere aria, e Legolas con una mano inizia  giocare con una mia ciocca di capelli, mentre con l'altra mi tiene a sé per la vita.
-Ti amo.-mi dice sorridendo.
- Ti amo anch'io.

ANGOLO DELL' AUTRICE
Buon Natale a tutti!

La Figlia Di Bosco Atro (IN REVISIONE) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora