uno scontro inaspettato

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Percorro a testa bassa e a grandi falcate tutto il campus, continuando a borbottare tra me "stupido coglione che si crede Brad Pitt, ma guarda che figuraccia mi ha fatto fare", cercando di arrivare il più in fretta possibile alla mia camera, senza incontrare qualcuno che mi chieda qualcosa della lezione. Tanto so già che la mia scenata sarà già sulla bocca di tutti, ma ora non ho voglia di affrontare nessuno. Avrei solo voglia di prendere quella testa di salame e usarla come un pungiball per sfogare tutta la mia rabbia, quella rabbia che ero riuscita a sopire e controllare con tanto lavoro su me stessa, ma che lui, non so come, ha tirato di nuovo fuori in tutta la sua potenza. Solo un uomo mi aveva reso tanto arrabbiata, fino a farmi esplodere e non avere più nessun controllo sulle mie azioni e su me stessa, e dopo tutto quello che ho fatto mi ero ripromessa che niente mi avrebbe fatto di nuovo esplodere in quel modo, ma oggi, per la prima volta dopo tanti anni, avevo le mani che mi prudevano, ed avevo solo voglia di togliere quel sorriso compiaciuto e furbo dalla faccia di Luke.

Attraverso la mensa, deserta a quest'ora, facendo profondi respiri per cercare di calmarmi e continuando a guardare per terra. Dai che manca poco ad arrivare in camera, l'unico posto dove posso sfogarmi per poi andare alla lezione successiva come se niente fosse accaduto, lasciandomi scivolare i mormorii e le occhiate dietro le spalle, come ho sempre fatto.

Arrivo nel corridoio che porta alla mia stanza, e ad un tratto colpisco qualcosa e mi ritrovo sdraiata per terra con tutti i fogli e le penne sparsi in giro.

"Ma che cavolo succede oggi? Ma non me ne va dritta una?", dico a voce alta, mentre cerco di rialzarmi per capire contro chi o cosa sono andata a sbattere. Mentre cerco di rimettermi in posizione eretta per raccogliere tutte le mie cose, una mano entra nel mio campo visivo e la prendo senza tanti convenevoli, consapevole di essere incapace di alzarmi in questo momento, riuscendo a mormorare solo un flebile "grazie".

Appena mi alzo, guardo chi mi ha aiutato, e mi viene un tuffo al cuore: i due occhi neri come la pece che mi stanno fissando sono i più belli che io abbia mai visto. Rimango per qualche istante a fissarli, come inebetita, mentre ancora ho la mano a mezz'aria che cerca di riavviarsi i capelli.

"Tutto bene, ti sei fatta male?", mi chiede il ragazzo davanti a me con una voce dolce.

La mia bocca non riesce ad articolare nessuna frase, riesco solo a guardarlo, come se per la prima volta dopo tanto tempo vedessi davvero un ragazzo: alto, con due spalle ampie, capelli castani chiari e due occhi che sembrano due pozze buie e profonde, capaci di segreti inconfessabili e di trascinarti in un vortice senza fine.

"Ehi, ma ti senti male? Vuoi che ti accompagno in infermeria?".

Il ragazzo mi sventola una mano davanti agli occhi e io mi risveglio, vedendo che il mondo ha cominciato di nuovo a girare, i ragazzi passeggiano e ogni tanto ci guardano, ed io ho smesso di stare incantata a guardare la bellezza di quel viso, con quella mascella squadrata così ben proporzionata e quella bocca che sembra solo chiedere di essere baciata... chissà se sa di una fragola succosa come sembra ad un primo sguardo... Ehi! Ma che mi prende? Baci? Fragole succose? Questa botta che ho preso mi deve aver dato al cervello più di quanto pensassi. Coraggio, apri la bocca, che sembri un ebete!

"Ehm, sì, scusa, tutto bene, non c'è bisogno dell'infermeria, è solo che non stavo guardando dove andavo e non ti avevo proprio visto. Tu stai bene?".

Lo sguardo del ragazzo sembra rilassarsi,e i suoi occhi diventano un po' meno scuri, permettendo di vedere anche la pupilla.

"Sono contento di non averti fatto male, scusa ma ero in ritardo per una lezione. Anzi, mi sa che ora sono in stra ritardo!", dice guardando l'orologio.

"Scusami, è colpa mia se sei in ritardo. E con le mie chiacchiere inutili ti sto facendo perdere ancora più tempo. Grazie per l'aiuto, ma ora penso che dobbiamo andare entrambi, non voglio avere sulla coscienza un tuo brutto voto". E gli faccio un sorriso tirato. Mentre mi volto ed inizio a raccogliere tutte le mie cose, scuoto piano la testa: mi sento davvero in colpa, soprattutto per la mia figuraccia e per essere stata a guardarlo come un ebete.

Un errore da ripetereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora