18 - lo scontro

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"Oh, guarda, quello è il posto che occupava Luke", sento dire una delle due ochette. Alzo gli occhi al cielo, sperando che non stiano venendo seriamente qui solo perché Luke era seduto su una determinata sedia.

"Io mi ci siedo, magari ha ancora un po' del suo odore, e mi sembra di stare vicina a lui", dice quella che deve essere Dana. Io faccio finta di vomitare a quelle parole: diavolo, ma come si fa ad essere così sceme? Ma davvero ci sono ragazze che dicono queste cose? Pensavo che fossero cose che si sentissero solo nei film, ma ovviamente mi sbagliavo.

L'altra amichetta ridacchia, poi dice:

"Ehi, ma poi ci voglio stare un po' anche io. Non ho avuto il piacere di conoscerlo così intimamente come te, ma intanto magari mi posso abituare al suo odore", e riprendono a salire gli ultimi scalini.

No, non è possibile, questa che parla sembra ancora più scema dell'altra, cosa che non credevo possibile. Si vuol abituare al suo odore? Ma che vuol dire? E poi, quale odore? Al massimo quella sedia puzzerà di sudore e di un mix di persone che ci sono state sopra, non certo di Luke. Ma poi, che te ne fai di annusare l'odore di un ragazzo che non conosci nemmeno? Scuoto la testa, mentre i loro passi si fanno sempre più vicini. Smetto di pensare a tutte le frasi sceme che hanno detto negli ultimi cinque minuti, e comincio ad arrovellarmi il cervello per non farmi beccare: dopo che con Luke non abbiamo nemmeno chiarito, e dopo che tutti sanno che ci siamo battibeccati a lezione e che siamo in punizione insieme, ma che non ci sopportiamo, come faccio a dare una spiegazione logica del fatto che mi trovassi in un'aula deserta da sola con lui?

No, non posso farmi beccare. Pian piano, sempre accucciata, mi sposto lungo la fila delle sedie, fino ad arrivare in fondo. Sento le ragazze che ridacchiano sempre più vicino e capisco che non ho più molto tempo soprattutto perché ora, insieme a loro, inizieranno ad arrivare anche altre persone. Riesco a girare l'angolo della fila delle sedie e salire sugli scalini della fila successiva, sempre accucciata, appena in tempo, mentre le ragazze entrano nella fila dove fino ad un attimo fa ero rimpiattata anche io.

Tiro un sospiro di sollievo, mentre sento Dana dire: "Senti, senti, questo è il suo odore, lo riconoscerei tra mille. Mi fa impazzire", mentre l'altra risponde: "Cavolo, hai ragione, è sesso puro", al che il mio cervello parte in quarta e le orecchie mi fumano. Sto per scattare in piedi e dirgliene quattro, quando mi rendo conto che devo principalmente pensare a me e a fare in modo che nessuno sparli di quello che è successo, invece di pensare alle chiacchiere sceme di due ragazze troppo giovani e che capsicono molto poco. Mi rendo conto, comunque, che adesso queste reazioni e commenti su Luke mi fanno saltare i nervi, cosa che prima non mi era mai successa. Prima non mi interessava nemmeno da lontano quante ragazze si fosse fatto Luke e quante ancora volessero andare con lui. Ma ora mi rendo conto che questa situazione mi dà fastidio, molto molto fastidio. Sospiro piano, cercando di scacciare questi pensieri di gelosia e di tornare a concentrarmi su quello che devo fare, anche se non è propriamente facile, visto che ho sempre amato la mia libertà e non ho mai voluto che qualcuno limitasse i miei spazi, come io non mi sono mai permessa di limitare quegli degli altri. Scuoto forte la testa per smettere di pensarci e concentrarmi sulla cosa più importante adesso: uscire di qui senza destare sospetti a nessuno. Sento di nuovo la porta dell'aula, in basso, che si apre, e un chiacchiericcio indistinto riempie l'aula, e faccio un mezzo sorriso: almeno così evito di sentire i discorsi inutili e che mi facevano venire voglia di prendere a sberle Dana e la sua amica. In un attimo mi viene un lampo di genio: se riesco a salire le ultime due file di scale e a raggiungere la porta superiore, posso approfittare del via vai della gente ed uscire da lì, senza che nessuno mi noti.

Sento che chiacchiericcio aumenta, come i passi che salgono le scale e le sedie che cominciano a cigolare perché qualcuno sta prendendo posto, e decido che quello è il momento ideale: faccio, sempre accucciata le scale delle ultime due file di banchi e, sempre abbassata, arrivo alla fine dell'ultima porta. Sospiro di sollievo appena vedo l'uscita: forse ce la faccio ad uscire senza troppi danni, visto che ancora nessuno è arrivato fino a quassù. Aspetto un attimo in quella posizione che mi sta uccidendo le ginocchia poi, non sento più alcun rumore vicino, ma solo nelle file inferiori, mi faccio coraggio, scatto in piedi e in due secondi sono alla porta, la apro ed esco, sperando che nessuno abbia notato la mia fuga.

Un errore da ripetereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora