11 - Una serata movimentata

223 19 0
                                    

E ora come faccio ad entrare in camera? Certo non lo posso spostare da qui da sola, e nemmeno lo posso lasciare sdraiato nel corridoio. Sospiro e mi inginocchio accanto a lui, iniziando a scuoterlo:

“Luke, ehi Luke, tutto bene?”.

Lui biascica qualcosa, si sposta appena e scivola quasi completamente sdraiato per terra, con solo la testa appoggiata sul fondo della porta. Dannazione, ma quanto ha bevuto stasera? Ma perché quando ho bisogno di qualcuno non passa mai nessuno? Devo farmi dare almeno una mano da Alexandra, sempre che sia in camera. Provo ad avvicinarmi alla porta senza calpestarlo e, come riesco ad avvicinarmi alla maniglia e a tirare fuori le chiavi, sento una mano afferrami alla caviglia e una voce biascicare:

“Non mi lasciare qui da solo”, e poi la sua mano ricade pesantemente a terra. Lo guardo sempre più irritata e con gli occhi spalancati: ora mi chiede anche di non lasciarlo nel mezzo al corridoio quando si è ubriacato da fare schifo ed è venuto a rantolare alla mia porta? Roba da matti.

Lo guardo scuotendo la testa e in questo momento mi sembra proprio un bimbo indifeso: sta lì, mezzo sdraiato per terra senza nessuna remora per come può apparire agli occhi degli altri e se la ronfa beato. Chissà cos’ha combinato stasera per ridursi in quello stato. E poi, non ha avuto nessuna delle sue ochette che lo abbia raccattato o ne abbia approfittato per stare con lui tutta la notte? Sempre più strano.

E’ incredibile come, fino a ieri, nemmeno ci parlavamo e al massimo ci scontravamo a lezione, e da oggi siamo quasi amici e me lo ritrovo ubriaco alla mia porta, come se si aspettasse qualcosa da me. Per essere arrivato fin qui in questo stato un pensiero lucido deve averlo fatto, ma chissà perché ha deciso di venire da me, visto che abbiamo cominciato a sopportarci oggi. Scuoto la testa sorridendo, poi finalmente riesco ad aprire uno spiraglio della porta e, senza far cadere Luke con la testa a terra, entro attraverso lo spiraglio che mi sono aperta e riaccosto piano la porta.

La stanza è completamente al buio: cavolo, Alexandra deve essere uscita. E adesso come faccio? Mentre mi avvicino all’interruttore della luce, che si trova alla sinistra della porta, sopra al letto di Alexandra, sento un leggero gemito provenire dal suo letto. Oddio, no, non può essere: non è possibile che sia arrivata proprio nel momento in cui lei è a letto con qualcuno! Mamma che imbarazzo. I gemiti si fanno sempre più forti e ormai non posso uscire senza che se ne accorgano, perciò decido di mostrare la mia presenza schiarendomi prima la voce e poi accendendo la luce, mettendomi subito dopo una mano davanti agli occhi, per evitare di vedere scene troppo imbarazzanti.. Appena faccio luce, vedo tra le dita la testa di Alexandra che spunta da sotto il piumone, e vedo che guarda nella mia direzione con occhi spalancati e in completo imbarazzo. Poi, quando si accorge che sono rossa come un peperone, perché mi sento come se la faccia mi stesse prendendo completamente fuoco, e che ho ancora  la mano sugli occhi per vedere il meno possibile, sento che scoppia a ridere e allora allargo le dita per vedere se posso guardare o non mi conviene. Tra le dita più aperte riesco a vedere solo Alexandra che mi guarda divertita, mentre probabilmente chi è con lei continua a starsene rintanato sotto le coperte.

“Scusami, non volevo interrompere, non sapevo avessi compagnia, se no ero andata a farmi un giro”, dico sottovoce.

“Non ti preoccupare, puoi guardare, non c’è niente di imbarazzante, siamo tutti coperti”, dice ridendo.

Decido di togliermi la mano da davanti agli occhi, e decisamente non c’è niente per cui dovrei imbarazzarmi: Alexandra ride ed ha gli occhi luminosi, mentre i capelli sono sconvolti, ma sembra felice ed è bellissima.

“Scusami davvero, non volevo rovinarti la serata. Se vuoi me ne vado e torno tra poco”, dico, ricordandomi il perché ero entrata così piano in camera.

Un errore da ripetereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora