19 - La sfuriata

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Rimango senza fiato e con la bocca spalancata quando i miei occhi incontrano quelli della persona che mi ha fermato: i due profondi occhi azzurri di Luke mi guardano straniti e preoccupati. Io rimango senza parole nel vederlo così nei miei confronti, soprattutto perché non mi aspettavo che fosse stato lui a fermarmi, ma che Alex mi avesse raggiunto e che volesse tentare di spiegarmi il suo comportamento, anche se, per me, un comportamento del genere non ha nessun tipo di spiegazione. Ma vedere il viso di Luke mi fa calmare un po’, e riesco a tornare un po’ più padrona di me stessa e a tremare un pochino meno.

“Denise, cosa è successo? Perché correvi in quel modo per il campus? E, soprattutto, perché sei così sconvolta?”, mi chiede preoccupato, non accennando a lasciarmi il braccio.

Io lo guardo e poi guardo la sua mano che ancora mi tiene ferma, e vedo che lui la ritrae, come se il solo fatto che l’ho osservato lo avesse scottato. Provo ad aprire bocca, ma non mi esce alcun suono: continuo a rivedere la scena di Alex che picchia quel poveraccio, e che ancora infierisce mentre è a terra, senza nessun briciolo di compassione, e questa storia mi dà il voltastomaco. Mi volto, per cercare di soffocare la nausea che mi è salita e, soprattutto, per non vedere più quello sguardo preoccupato in Luke: in questo momento, non posso permettermi di pensare anche a lui e alla sua probabile reazione di quando gli parlerò di quello che è successo. So che se mi vedesse così devastata farebbe una scenata ancora peggiore di Alex, e io non voglio ritrovarmi di nuovo in mezzo a quella situazione, perciò devo cercare di calmarmi prima di dire o fare qualunque cosa.

“Denise, voltati, mi stai facendo preoccupare. Cosa è successo? Quelle ragazze in aula ti hanno detto qualcosa? Guarda che se stai così per loro le sistemo io, vedrai che non ti daranno più fastidio. Non ho paura di mostrarmi con te, dopo quello che mi hai detto. E’ vero, me ne sono andato senza risponderti, ma era l’unico momento in cui io potevo tenerti sulle spine, visto che lo fai sempre tu, ma volevo farti una sorpresa e venire a cercarti per pranzo per poter parlare con te. Quindi, se sei ridotta così per qualcosa che hanno detto o fatto, o se qualcuno ha fatto allusioni perché ti ha visto in quell’aula vuota dopo che io me n’ero andato, non ti preoccupare, sistemo io e la tua reputazione non ne risentirà. Ma ti prego, non restare in silenzio e dimmi cos’hai”, dice sempre più preoccupato.

Mentre Luke parla la nausea scema un po’, e mi ritrovo anche a sorridere per quello che dice, perché è davvero molto dolce nei miei confronti e veramente preoccupato per me. Ma quell’aula e la  nostra situazione sembra una cosa di così poca importanza e così lontana adesso, dopo quello che è successo. Faccio dei respiri profondi, per cercare di far tornare a ragionare il mio cervello, senza che si faccia prendere troppo dalle emozioni: devo cercare una soluzione per dire a Luke cosa è successo, ma in maniera più morbida e in modo che non noti che è quello che mi ha sconvolto tanto, se no andrebbe da Alex e scoppierebbe un’altra rissa, ma stavolta per colpa mia, e non voglio assolutamente che nessuno si picchi per me e che qualcuno si faccia male.

Dopo qualche respiro profondo, il mio battito è tornato normale, e mi volto piano, mostrando un sorriso forzato e una tranquillità che proprio non ho, ma non posso permettermi di mostrarmi troppo debole.

“Accidenti, ma sei proprio tanto sconvolta. Veramente, dimmi chi ha detto cosa e ci penso io a sistemare le cose. Ma possibile che le persone non sappiano mai farsi i fatti propri? Guarda per qualche parola sicuramente di troppo che qualcuno ha detto, in che stato sei. Denise, mi sto preoccupando seriamente, mi vuoi dire che è successo?”, dice alzando un po’ la voce.

Io spalanco gli occhi, preoccupata, al suo tono alterato, mentre la poca sicurezza che ero riuscita a mettere insieme si sta pian piano sgretolando. Inizio a lanciare sguardi preoccupati in giro, per accertarmi che non ci abbiano visto né sentito, e tiro un sospiro di sollievo quando mi accorgo che non c’è nessuno in giro in quella parte del campus, anche se sono sempre preoccupata del fatto che Alex possa arrivare a momenti.

Un errore da ripetereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora