Esperanza si era un po' ripresa da quel litigio con Alain. Il tutto era normale, era tranquillo. Per ora il tempo sembrava essersi fermato tra la neve bianca e il freddo gelo e gli interni caldi delle case col caminetto addobbate di rosso e di verde.
I giorni tranquilli passavano con un piacevole via vai nella casa che era allegra e felice come non lo era mai stata.
Andrè seguiva Oscar ovunque andasse, senza lasciarla un secondo; Nanny sbrigava le solite faccende di casa e insieme a Margueritte tenevano sottocontrollo le due donnine in dolce attesa; il generale, dal canto suo, rimaneva nella sua piccola stanza che gli era stata concessa, dove si chiudeva e non faceva altro che scrivere e leggere uscendo solo quando la candela finiva di bruciare e la cera di sciogliersi.
Poi c'era Alain.
Lui stava accanto alla sua amata, controllava come stava e le portava il mangiare, la coccolava e le accarezzava il volto candido di porcellana.
Nei suoi occhi scuri si vedeva il pentimento di ciò che aveva fatto mentre si lasciava sopraffare dallo sguardo magnetico di sua moglie che doveva stare a letto tutto il tempo.
Esperanza, come aveva detto il dottore, doveva riposarsi il più possibile e doveva provare poche emozioni o quanto meno non troppo forti.
Ma lei come poteva? Lei era fatta per sentire le vibrazioni che ogni cosa le dava, anche la più insignificante.
Non poteva non provare niente quando Nanny le apriva leggermente la finestra per far cambiare l'aria della notte: il vento l'accarezzava e la chiamava.
E neanche quando lei chiudeva gli occhi e le sue dita scivolavano sul legno scuro: i ricordi la riportavano dove passava la maggior parte del tempo quando era piccola.
Esperanza era sempre stata abituata a sentire la natura che le cantava intorno, che le parlava e che le dava immensi doni.
Ma questo, forse, era meglio che rimanesse un segreto.
Anche se lei lo sapeva bene cosa si diceva dei Borbone di Spagna. Lo sapeva bene che anche a Versailles erano visti come persone temute e pericolose.
Lei oramai era abituata agli sguardi spauriti e le lingue taglienti che si dilaniavano dall'altro lato dei ventagli colorati e ricchi di piume delle dame.
Era stata sempre un abitudine.
Fin da quando le avevano dato il permesso di uscire una volta al mese dalle sue camere per andare in giro per la corte fingendosi la sorella minore del principe ereditiero.
Ma l'abitudine di Esperanza non si fermava lì. Andava oltre.
Risiedeva fino ai suoi ricordi più lontani, dove la notte le faceva da cornice in una stanza dei sotterranei grigi e umidi insieme alla sua mamma.
E si ricordava di luci colorate che a volte facevano del bene e altre volte del male.
Si ricordava anche di quei bicchieri pieni liquidi strani e, a volte, anche puzzolenti.
Era stata sempre un abitudine ascoltare le male lingue delle altre corti europee che tagliavano e ferivano chiamando "stregoni" o "figli del demonio".
Ma era stata, anche, un abitudine saper negare il tutto ... anche se era nettamente vero.La notte soccombè ed Esperanza era rimasta sola nel letto.
Non era preoccupata dove fosse Alain. Era tranquilla. Lui non prendeva sonno da un paio di notti e per non disturbarla si rifugiava nel salotto guardando fuori dalla finestra fino a che la stanchezza non lo facesse quasi svenire. Solo allora sarebbe tornato per poi crollare sul materasso, accanto a lei, ancora vestito.
Lei sapeva anche quando tornava, ovvero, qualche minuto prima che sorgesse l'alba: la porta cigolava silenziosamente per poi richiudersi alle spalle di una figura semi morente.
In tutto quell'arco di tempo, Esperanza, poteva tranquillamente rimanere sveglia e godersi l'energia che la circondava fino ad affondare nelle sue memorie di palazzo.
Quella notte fu uguale.
Lo sguardo di lei rimaneva a fissare un punto nel vuoto verso il soffitto mentre pensava alla brutta nomina che la Corte le dava e quanta fortuna le fosse capitata che la sua nuova famiglia non ne fosse a conoscenza.
La famiglia Borbone di Spagna era conosciuta per essere a stretto contatto con la magia.
Esperanza sbuffò, si stropicciò gli occhi e cercò di mettersi a sedere.
Guardò il grembo gonfio e sorrise teneramente.
Suo figlio era destinato a un duro futuro, lo sapeva.
Perché anche lui, in Spagna, lo avrebbero dispreggiato, ne era alquanto sicura.
E come mai? Perché un bambino, se è un figlio di Borbone di Spagna non riesce a controllarsi del tutto.
Accarezzò dolcemente il ventre per poi guardarsi attorno.
Da quanto tempo era che non si alzava dal letto? A momenti, forse, le gambe le sarebbero andate in cancrena.
Spostò leggermente le coperte e con altrettanta delicatezza scivolò giù dal materasso tenendosi a uno stipite del letto.
Si sgranchí leggermente le gambe per poi provare a fare qualche passo.
Piano piano,mettendo un piede davanti a un altro, riuscì a superare il letto per arrivare allo specchio.
Di lei e del suo corpo ne si poteva vedere solo metà, illuminata dalla fioca luce della luna.
Pressò leggermente la sua mano sinistra sul vetro freddo che subito creò condenza intorno.
Il volto di Esperanza era impassibile, serio e fisso su ciò che aveva davanti.
Il respiro era calmo, leggermente profondo e il battito perfettamente regolare.
Esperanza socchiuse le labbra e parlò non troppo sottovoce:
《 Speculum, mostra. 》
Sul vetro sembrò cadere una leggera pioggia di brillantini dorati che aprirono come un varco al centro.
Un'immagine attraversò lo specchio:
l'interno di una dimora reale, dove un re appena salito al trono sedeva su una poltrona rossa mentre ascoltava un ragazzino che sembrava un po' più piccolo di Esperanza.
《 Carlo, ti prego,zio mio, non fate del male a mia sorella maggiore ... 》
《 Per l'amor di Dio, Filippo! Non solo ti ritrovi ritardato ma ora anche parli di certe cose! 》
Esperanza si mise a guardare Filippo, il suo povero fratellino ritardato che le voleva tanto bene. Lo vedeva, si stava sforzando a parlare ma non demordeva.
《 Ma è pur sempre mia sorella, ti prego zio Carlo ... 》
《 Suvvia, Filippo! Hai un altro fratello e un'altra sorella. Che sarà mai una in meno? 》
Esperanza deglutii.
《 Perchè volete farle male? 》 gli occhi del ragazzino cominciavano a brillare di lacrime.
《 Lei è un gran pericolo per noi! Non solo si scoprirebbe che in realtà è lei la primogenita ma, pensa se fosse già incinta! 》
Nella stanza entrò un bambino un po' più piccolo di Filippo.
《 Zio ma che dite! E poi potremmo solo esserne felici per nostra sorella! 》
Carlo sbatté un pugno sul tavolo:
《 No, perché potrebbe riprendersi il trono! 》
《 Ma non sarebbe più in linea di successione. 》
《 Non se ... 》Tutti rimasero in tensione ma, non arrivò mai un continuo.
《 Ferdinando, Filippo, lasciate stare. Ora basta, andatevene. E lasciatemi continuare la mia ricerca. 》
I due degluttirono e andarono nell'altra stanza piangendo.《 La troverò e la uccideró, sia l'ultima cosa che faccio! 》
Esperanza fece scivolare a peso morto la mano facendo chiudere la scena.
Tutto le si stava ricontorcendo contro.
Strisciò silenziosamente i piedi per poi rimettersi sotto le coperte facendosi scivolare delle lacrime fino al cuscino.
Giusto in tempo che la porta si aprisse.
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Lady Oscar- Sarai per me il mio amore unico.
FanfictionE se la sorte dell'amore tra Oscar e Andrè cambiasse? Se ci fosse qualcosa che nessuno volesse mai dirci? Magari un segreto che con la loro morte non è mai stato detto. E se vi dicessi che sopravvivessero alla rivoluzione e il destino gli serbasse q...