Cold and Alcohol

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Freddo.
Il gelo dell'inverno inebbriava la stanza di Oscar in una notte quieta e silente.
Lei era lì, alla finestra aperta col lume spento, mentre Andrè rimaneva assopito sotto le tiepide coperte.
Lei era lì, alla finestra aperta col lume spento, a mirare l'etra con lo sguardo impigliato fra le stelle.
Il respiro tiepido creava condenza candida al tocco del mondo esterno , ma lei rimaneva lì ad ammirare, a pensare.
Tutte quelle persone che aveva lasciato lì a Parigi, quale sarebbe stata la loro sorte? O già era giunta?
Si alzò un po' di più l'albo scialle che le proteggeva la nivea pelle di porcellana delle spalle e del collo.
Il freddo era come se la chiamava, invitandola a chiudere prontamente le finestre, ma la sua psiche era decisa a continuare e ad andare oltre quella coltre di stelle, in un altro pezzo cielo.
E così, col cuore e con la mente, andò a Parigi, sfidando la razionalità e l'impossibile.
Così cominciò ad incedere come una regina sui vicoli di Parigi, percorrendoli a pura memoria finchè, a uno di essi, non si arrestò.
Era un vicolo come tanti, cupo, con una rampa di scalinate che lo intrecciava ad un altro.
Solo che per lei, quel vicoletto, era molto importante nei suoi più remoti ricordi.
Era il vicoletto di quella notte dove l'etere si riempiva di fuoco di fiaccole e piante che pestavano il suolo aguerrite. Quella era stata la prima volta che aveva pensato di poterlo perdere; che lui, il suo Eterno, sarebbe per sempre scomparso dai suoi occhi.
E lì riaffiorì il ricordo di quella estrema figura che le aveva strappato il cuore e il sonno per diverso tempo della sua giovane età: Fersen.
Quel giovane svedese, innamorato follemente della regina.
Oscar rise al sol pensiero di quanto fosse stata "minus habens" ma, lo stesso si chiese come stesse in quel momento, per poi tornare con gli occhi alla sua parte di cielo.

❄╰☆╮❄

Da un altro pezzo di quell'etere zaffiro, un altro uomo sedeva sul canale della Senna bevendo con irruenza.
I suoi capelli écru scendevano scompigliati sulle spalle incurvate e dalla sua bocca ne uscivano risa ubriache.
A quel pover uomo era l'ultima cosa che rimaneva: l'alcohol.
Beveva per non meditare sulla Francia rivoluzionaria che gli cresceva attorno e che, più presto che tardi, gli avrebbe portato via la sua amata.
Beveva senza sosta quel pover uomo, per annebbiare il tutto e non provare dolore, finchè non si sgolò anche l'ultima bottiglia che cadeva nel fiume.
Si alzò quasi inciampando nei suoi stessi piedi e a tentoni montò in sella a un cavallo cinereo.
Puzzava, puzzava maledettamente di spirito e rideva immotivatamente:<< Ma chi se ne frega di - hic! - sta Francia che cade in pezzi!- hic! - E altrettanto di quella che non sa fare nemmeno la regina!- hic!- >>
Era talmente ebbro che non riusciva a capire neanche le sue stesse parole e talmente si sbilanciava da un lato all'altro finchè non cadde di schiena e il cavallo lo lasciò lì, tra i ciottoli della strada.
Fersen rimaneva confuso, si guardava in giro come perso nel vuoto più assoluto. Su di lui una miriade di ombre nere giravano facendolo sentire sempre più male.
Poi un'ombra blu di un vestito.
Lui cercò di mettere a fuoco ma, ubriaco com'era, riuscì a distinguere l'elegante figura di una donna sull'uscio di un albergo.
Lei sembrò dire qualcosa e accorrere verso di lui.
Fersen rimaneva lì, con la testa che gli doleva e tutto ciò che lo circondava nebuloso.
Forse, per poco, perse i sensi perché si ritrvò tutto d'un tratto in un letto.
Ora la vista era pù nitida ma la testa era più confusa, come in pieno attacco di follia. Si accorse che accanto a lui stava la ragazza di prima.
Riuscì a distinguere dei capelli lunghi, del colore simile ai suoi, e due occhi azzurri dai riflessi viola.
<< C... Sente? >> le parole gli arrivarono a fremmenti alle orecchie.
<< Mi sente? >> questa volta si fece più chiaro e lui accennò un sì con la testa.
La donna sembrò tranquillizzarsi:<< Menomale- sorrise- io mi chiamo Isabell Lockwood. >>
Prese un respiro profondo:<< Hans Axel ... von Fersen. >>
Lei sembrò quasi ridere:<< Ho sentito molto parlare di voi e del vostro immenso amore verso la regina. >>
Fersen, sentendo questa frase, volle affondare.
Isabell continuò a parlere, mentre lui continuava ad affondare sempre di più nella sua follia dell'alcohol.
Lei lo guardò, bloccandosi aal'improvviso. Lo vide avvicinarsi tremendamente e con irruenza:<< C-conte, cosa fate? >> era spaventata.
Lui la prese per i polsi e Isabell ebbe un secondo per vedere era talmente ubriaco che i suoi occhi erano vuoti.
La buttò sul letto e le serrò le labbra con una mano prima che gridasse:<< Fersen! Ma cosa fate?! >> cercava di fare l'arrabbiata anche se era del tutto terrorizzata.
<< Non abbiate paura, tutte le dame amano il conte di Fersen. >>
<< Ma cos..? >>
La candela si spense e un urlo fu soffocato.

❄╰☆╮❄

<< Oscar, cosa fai alla finestra? >>
Lei venne interrotta bruscamente dai suoi pensieri:<< Oh, Andre! - si voltò con un espressione dolce in viso- niente, non ti preoccupare. >>
Lui le cinse le spalle e la portò verso il candido letto:<< Forza vieni a dormire, non voglio che tu ti prenda un malanno. >>
Oscar buffò e si fece coccolare da quel calore mentre Andrè chiudeva la finestra e chiudeva le tende, impedendo la vista dell'etere.

Lady Oscar- Sarai per me il mio amore unico.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora