Il cielo era azzurro e il prato smeraldino sembrava essere fatto di diamanti per via della rugiada.
Le due famiglie avevano fermato le carrozze e pranzavano sul verde accanto ad un falò improvvisato; erano seduti in cerchio, uno vicino all'altro, passandosi le ciotole in legno con dentro della zuppa di verdure abbastanza calda.
Oscar si guardava in giro per ammirare lo scenario montanaro che li aveva accolti quella domenica: non avrebbe mai pensato di poter vivere un momento in famiglia di quel genere mentre, a valle, divampava la guerra. Non rientrava né nella sua educazione, né nel suo carattere ma, da quel ormai lontano 14 Luglio, tutta la sua vita era cambiata. Come se fosse morta sotto i colpi delle baionette e rinata immediatamente dopo; come se avesse vissuto tutti quegli anni in un mondo d'odio e fosse ritornata in vita in un mondo d'amore.
Già, il 1789 era stato un anno rivoluzionario in tutti i sensi, anche nel momento in cui si erano presentati dei terribili demoni alla porta. Ma in quel momento non le importava; in quell'angolo tra le montagne tutto era lontano, fuorché l'amore - che abbiamo sempre vicino anche quando è lontano. Il dolce cantar degli uccelli fungeva da ghirigori nell'atmosfera e la quiete regalava alla malattia un momento di serenità.
Poi, una catastrofe.
Un frastuono di stoviglie che sbattevano l'una contro l'altra si vibrò nell'aria seguito da due respiri trattenuti, di quelli rumorosi, che cercano di tamponare dell'esclamazioni quali grida o parole poco eleganti.
Oscar si girò alla sua sinistra e vide André e Alain con le braccia poste a mezz'aria e gli occhi rivolti verso i pantaloni, mentre vicino alle due figure si trovava Marron-Glacé immobile con il mestolo in procinto di versare il liquido. Sembrava che i tre fossero stati tramutati in statue di ghiaccio, immobili per com'erano, finché il volto dell'anziana donna parve diventar paonazzo. Gli occhi piccoli e vispi si assottigliarono e la si sentì strillare in preda ad una crisi di nervi: «Ma voi due non riuscite, per una santissima volta, a non fare i bambini? Siete grandi e svezzati- tra l'altro uno dei due è anche diventato genitore!» stringeva il mestolo con forza, portandosi i pugni vicino al viso minacciosi di dare un pugno al primo che le fosse capitato sotto tiro.
« N-nonna, ci dispiace!»
«S-sì, signora Grandier- non era nostra intenzione recarle fastidio!»
I due uomini avevano le voci tremolanti, la schiena talmente diritta che parevano corde ben tese di violino e li si vedeva indietreggiare, a passo felpato, sempre più lontani dalla vecchia governante come due prede davanti ad un leone.
« Mannaggia a voi! Mi avete fatto cadere l'ultima parte di zuppa ... - si chinò sul prato con un po' di fatica a causa delle ginocchia ormai irrigidite- Cielo, tutte le nostre stoviglie ... A terra, per colpa vostra!»
Tale fu l'occhiataccia glaciale che gli diede che i due, in procinto di avvicinarsi per aiutarla, cedettero alla paura e si allontanarono verso la discesa del monte.
Oscar si alzò sospirando e, nascondendo un leggero sorriso divertito, andò a passo leggero verso la nonna, indecisa se raccogliere i legni intagliati o inseguire quei mascalzoni. La splendida donna posò una mano candida su quella schiena leggermente incurvata dagli anni e con l'altra mano si assicurò di farne leggermente leva per poterla far rimettere perfettamente dritta: «Ci penso io qui, non preoccuparti: hai già fatto abbastanza.» le sorrise con dolcezza e Nanny non poté far a meno di perdersi negli occhi azzurri di quella che da più di trent'anni era divenuta la sua nipotina.
Seppur gli occhi fossero stanchi e leggermente contornati da qualche occhiaia, l'azzurro che li dominava rimaneva limpido: segnava che Oscar era nuovamente alla ricerca di sé stessa, aveva congelato in un limbo l'esperienza traumatica che aveva passato da poco e cercava (questa volta) di spegnere il fuoco di dolore che le invadeva le vene.
« Va bene cara, l'importante è che non ti affatichi.» le rispose abbassando lo sguardo, con voce calda e amorevole mentre asciugava le mani paffute e grinze dagli schizzi del cibo.
Così la bionda si chinò a riprendere tutte le stoviglie e si avviò verso il piccolo ruscello, dove si erano poco prima spostati Esperanza e il piccolo Joseph, anche lui vittima delle pietanze rovesciate.
Oscar guardò la madre di fronte a lei mentre giocava con le manine del piccolo che cercava di tirarle le ciocche corvine; avvertì un senso di invidia dentro di lei - non pericolosa bensì malinconica. Se fino a poco tempo prima, quando si sentiva triste o al contrario molto felice, poteva portarsi la mano ad un ventre gonfio pieno di vita, adesso si sentiva fredda anzi, esattamente glaciale. Quel freddo che era riuscita a vivere sono in uno dei suoi strani sogni nella lontana tenuta di Arras, che le tormentavano il sonno e la mente, ma che a suo malgrado erano diventati i contorni spinosi delle sue giornate. Cercò di scacciare quei pensieri che l'assillavano: era il suo nuovo proposito quello di non pensarci troppo, di evitare di pensare a quel dolore lancinante per un po' così da poter affrontare il viaggio con più tranquillità.
« Si è sporcata anche lei, madamigella?» gli occhi di ghiaccio della ragazza guardavano la sua figura alla ricerca di qualche stonatura sulla camicia o sulla culottes.
L'ex comandante con ironia rispose: «Prova ad indovinare, non è difficile. E voi?»
Esperanza portò gli occhi al cielo in maniera esasperata: «Fortunatamente no, ma sono venuta per sciacquare le stoviglie. Ovviamente quei due non riescono a non combinare qualche pasticcio per un giorno!»
Oscar rise pensando che, in fin dei conti, erano la parte più divertente delle loro giornate: davano quel senso di spensieratezza che ormai avevano perso da un po' e che li aveva accompagnati durante tutto quel periodo di villeggiatura ad Arras, lontani dalla rivoluzione. Sentì la sua risata essere accompagnata da quella di Esperanza, limpida e serena, tipica di una ragazza giovane della sua età: pensò a quanto fosse stata fortunata ad essere sopravvissuta al 14 Luglio, a quanto Dio le avesse concesso una seconda possibilità di ritrovare la felicità ed a quanto fosse stata fortunata a vedere tutta la sua famiglia insieme come un tempo. Dunque, anche se la perdita di suo figlio l'avesse distrutta più delle baionette che le spararono davanti la Bastiglia, era comunque "contenta". Era un mantra che si ripeteva in continuazione, si doveva ricordare la felicità raggiunta per non crollare e che finché avesse continuato a ripeterselo in continuazione, tutto sarebbe filato liscio.
Ma ecco la tosse rossa risalirle dai bronchi. Un attimo di vuoto e dolore.
Cominciò a tossire compulsivamente, le stava mancando il respiro e dovette abbandonare immediatamente le ciotole alla cieca.
« Oscar!» la ragazza fece per avvicinarsi a lei sperando di poterla aiutare.
La donna, per quanto rannicchiata a terra, allungò prontamente il braccio alzando la mano: «No, Esperanza! Sta lontana!» non voleva assolutamente che si avvicinasse, specialmente col bambino.
Stava continuando a tossire, non riusciva a smettere, la sua fronte premeva sui ciottoli umidi e freddi che le davano un senso di sollievo alla fronte bruciante per lo sforzo; fu allora che sentì delle mani tirarla per le spalle cercando di farla sedere e permettere alla gabbia toracica di adempiere al suo dovere. Così si palesò davanti ai suoi, l'occhio verde di André:
« Oscar, concentrati - la voce di André arrivava quieta alle sue orecchie- Guardami e concentrati sul mio sguardo.»
La donna sentiva il panico avvolgerla sempre di più ma comunque decise di tentare di superare il muro che le si era costruito nella testa tra l'oblio e la lucidità: cercò di strizzare i suoi occhi sbarrati dalla confusione e da un respiro anormale che continuava a farle sussultare ad ogni colpo. Al che provò a focalizzarsi sulla pupilla di André sperando che fissare un punto esatto potesse essere terapeutico.
« Cerca di concentrarti come hai sempre fatto in ogni singolo duello, in ogni singola battaglia.»
Tentò faticosamente di trovare la stessa energia del tempo, ora mai passato, che l'aveva sempre accompagnata: quella luce che l'aveva sempre irrorata della bellezza aurea che l'accostava costantemente a Minerva- dea della saggezza militare. Non era mai stato così pesante per lei uno sforzo mentale, neanche durante il periodo dell'apertura degli Stati Generali quando i suoi uomini furono incarcerati e quasi sentenziati; non pensava di poter essere così debole, non aveva mai avuto nemmeno il tempo di pensare effettivamente che anche lei potesse essere debole: anche al tempo in cui era innamorata di Fersen ed era andata al ballo tutta imbellettata. Si era sentita stupida e in qualche modo infantile ma non debole come in quell'esatto momento in cui i polmoni sembravano essere due fornaci per come stavano bruciando. Sentiva le voci di Marron-Glacé e di Alain preoccupate, poteva capirne il motivo ma non riusciva a scandire il significato di ognuna: il suono le appariva lontano ed ovattato e, concentrata sullo sguardo di André, sembravano quasi appartenere a un mondo onirico che le rimbombava nella testa; le sembrava che tutto quel rumore appartenesse solo a lei e non al mondo circostante che le pareva quieto e calmo. Effettivamente le parve di scrutare l'erba della montagna nell'occhio del suo amato e qualche traccia di azzurro del cielo si affacciava su di esso.
Percepì la tosse calmarsi pian piano sempre di più e il petto smettere di sobbalzare: l'attacco era in procinto di abbandonarla ma la sua mente si era rivolta al fatto che era totalmente imbrattata del suo stesso sangue dal viso alla camicia bianca.
« Ti senti meglio?»
La voce di suo marito era calda, tranquilla, come una cioccolata calda davanti al camino mentre fuori divampa una tempesta; voleva rispondergli di sì, che per quanto bruciasse tutto in ogni caso stesse meglio, ma non ci riusciva: ovunque nel suo campo visivo si erano messi come dei luccichii continui che la disturbavano sempre di più.
« Oscar, mi riesci a sentire?»
La voce di André era più ovattata di prima, ora le arrivava storpiata e più grave.
« Alain, tieni il bambino! Oscar, in questo momento, deve prendere molta acqua!»
E poi il buio.
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Lady Oscar- Sarai per me il mio amore unico.
FanfictionE se la sorte dell'amore tra Oscar e Andrè cambiasse? Se ci fosse qualcosa che nessuno volesse mai dirci? Magari un segreto che con la loro morte non è mai stato detto. E se vi dicessi che sopravvivessero alla rivoluzione e il destino gli serbasse q...