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Pensavo di odiare tutti i nomignoli dolci come 'principessa' e 'bellezza' ma mi sbagliavo. Mi piacciono.
Passiamo il pomeriggio a studiare e bere caffè. Il caffè, insieme alla musica, è la mia droga.
-Vuoi...cenare qui?- mi chiede Nathan un po' incerto. Non so cosa rispondere. La trovo una domanda strana detta da lui, ma mi sento rispondere -Volentieri-
Al piano di sotto c'è sua mamma. Sta preparando la cena e io mi offro di aiutarla, anche se non sono un'ottima cuoca. Lei rifiuta con un sorriso e mi dice di sedermi dove preferisco. La tavola è già apparecchiata con piatti di porcellana scura e posate d'argento. -Ah, comunque io sono Christine, ma puoi chiamarmi Chris.- mi dice la madre di Nathan. -Jessica, piacere di conoscerla- le stringo la mano. La cena è a base di carne e trovo che Christine cucini davvero bene. Nathan rimane in silenzio per quasi tutta la cena, sembra quasi che sia arrabbiato con me. Lo trovo assurdo dato che non ho fatto niente. Non mi interessa, sono qui solo perché voglio che lui sia in debito con me...o forse sono qui perché voglio conoscerlo?
Ad essere sinceri mi dà parecchio fastidio il fatto che non mi parli anche se faccio del mio meglio per non farglielo capire.
Alzo lo sguardo dal mio piatto e incontro i suoi occhi verdi. Mi guarda intensamente prima di tornare a fissare il piatto, imbarazzato. Uno come lui non può essere in imbarazzo con me.
Continuo a parlare con Christine e, per qualche strano, motivo cerco un contatto con Nathan. Non mi ha mai nemmeno sfiorata. Ma che mi prende?! James ed io stiamo insieme ed io vorrei che Nathan mi toccasse?! Devo smetterla.
-Grazie mille era tutto squisito- dico, terminata la cena, sorridendo a Christine. Poi mi alzo per aiutarla a sparecchiare e per caricare la lavastoviglie. -Grazie cara- sorride.
Nathan mi accompagna nella sua stanza per prendere i miei libri.
-Mi dici che hai?!- sbotto appena chiude la porta.
-Cosa?-
-Oh, per favore non fare l'innocentino con me. Cosa succede? Perché è come se non esistessi più? Che ti ho fatto?- dico alzando un po' la voce.
-È solo che...non importa. Ora è meglio che tu vada- ribatte lui piano.
-Dimmi cosa ti ho fatto.- urlo
-Jessica. Vai a casa. Adesso.- dice spalancando la porta della camera.
-Va bene ma non sperare che venga ad aiutarti con il greco.- rispondo fredda. Ma perché ci stiamo comportando come due bambini? Cosa voleva dirmi? Perché non mi parla?
Esco di casa come una furia, senza preoccuparmi di salutare Christine.

Tra le tue bracciaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora