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Il giorno dopo non era tutto finito, nessuno di noi stava prendendo un aereo per tornare a casa. Ma soprattutto mio fratello non si era ancora svegliato. Non stavo perdendo la speranza, ero solo stanca che le mie giornate fossero tutte uguali.

OGGI -2 settimane dopo-

Ormai tutti i miei vestiti odorano di disinfettante e medicine. Siamo qui da quasi più di un mese e non ce la faccio più ad aspettare che Zack riprenda conoscenza. Ovviamente resterò con lui tutto il tempo necessario, ma tutto questo mi preoccupa terribilmente. Se solo potessi parlare con qualcuno sarebbe tutto più facile da sopportare. Ho bisogno di qualcuno che mi dica che andrà tutto bene perchè da sola non ci credo più.

Caffè. Ho un terribile bisogno di caffè ma le macchinette sono bloccate e i medici mi hanno detto che devo smettere di bere "quell'orribile bevanda eccitante". Come se fossi io la paziente. Insomma occupatevi di mio fratello e lasciate in pace me, per diamine. Mia mamma dice che hanno ragione. So benissimo che il caffè fa più danni di quanti ne riesce a sistemare, ma è come chiedere ad un musicista di smettere di suonare. Assurdo ed impensabile. E, sinceramente, non mi frega di quello che dicono i medici, a meno che non riguardi Zack. Voglio bere il caffè? Allora lo farò.

Non ho più parlato dell' incidente con mia mamma. Beh, a dire il vero ci ho provato ma lei non ha risposto alla domanda. Vorrei sapere perchè hanno litigato. Mia mamma non litiga quasi mai, soprattutto con me e mio fratello, perciò dev'essere stata una cosa importante. Sto pensando a tutte le motivazioni possibili ma non ne trovo una plausibile, sono tutte troppo stupide. Devo trovare un modo per capire qual è il vero motivo, e se non posso chiederlo a mia mamma devo per forza chiederlo a Zack. Se continuo così, dovrò farmi una lista di tutte le domande da fargli quando si sveglierà.
Se mai lo farà.
Ogni tanto vorrei uccidere la mia coscienza. Insomma chi diavolo ti insinua il dubbio che tuo fratello possa non svegliarsi più? Solo quella maledetta vocina.

Sono appena uscita dall' ospedale per andare in un bar qui vicino. E' carino come locale, molto luminoso grazie alle finestre sul tetto. Mi siedo ed ordino un caffè dato che sono in astinenza da troppe ore. Mentre aspetto il cameriere mi guardo intorno e noto un cartello che segnala la presenza di internet libero, perciò accendo il cellulare. Trovo due chiamate perse e molti messaggi di Nathan e James. Entrambi mi chiedono che fine ho fatto ma non ho voglia di scrivere perciò provo a chiamare Nathan, tanto per parlare con qualcuno e sentire una voce diversa. Risponde al quinto squillo con voce preoccupata.

-Ehi, ma allora sei viva. Tutto bene? Dove diavolo sei? Sono settimane che non ti vedo a scuola.-
-In Norvegia.- rispondo tranquillamente come se sparire per quasi un mese fosse la cosa più normale del mondo. Sorseggio il mio caffè che mi fa sentire subito meglio.
-In Norvegia? Ma sei impazzita per caso?- la sua voce si alza di un'ottava rispetto al solito. Mi piace che sia preoccupato per me anche se, sinceramente, non capisco il motivo. Okay, sono sparita per un bel po' di tempo ma lui mi conosce a malapena. Eppure, mi piace tantissimo che si sia preoccupato per me. E' adorabile.
-No, ho avuto dei problemi...- lascio la frase in sospeso per fargli capire che non mi va di parlarne anche se ne ho davvero bisogno.
-Parla, posso aiutarti. Jess...- Le sue parole mi fanno cedere così gli racconto di mio fratello, del lavoro di mia mamma e di James. Lui mi ascolta senza interrompermi, cosa che apprezzo molto dato che per me è molto difficile confidarmi con le persone.
-Jess, stai tranquilla. Andrà tutto bene.- sussurra dall'altro capo del telefono quando ho finito di sfogarmi con lui. Dal di fuori devo sembrare pazza: una ragazza che piange parlando al cellulare in una lingua che praticamente qui nessuno è abituato a sentire, mentre beve un caffè da sola in un bar pieno di persone. Non mi interessa cosa pensa la gente di me, mi sento meglio ora e questo è ciò che conta. Voglio credere a quello che mi ha detto Nathan. Si sistemerà tutto.

-Era quello di cui avevo bisogno. Grazie davvero Nat.-
-Nat?- fa lui un po' sorpreso per questo soprannome che non avevo mai usato prima d'ora.
-Che c'è? Non ti piace? Beh, posso sempre usarlo per prenderti in giro quando tornerò.- Un leggero sorriso mi si dipinge sulle labbra. -Credo che tu debba trovarne un altro perchè questo mi piace- ride lui. Sono contenta di sentire qualcuno ridere, ormai da troppo tempo le persone che mi stanno accanto non lo fanno più, me compresa.

-Quando tornerai?-mi chiede Nat dopo un po'.
-Aspetterò che mio fratello si svegli. Poi tornerò a casa e cercherò un lavoro per aiutare mia mamma con le spese.- dico senza esitazioni. Sono determinata ad aiutare la mia famiglia e niente o nessuno mi farà cambiare idea. Sarà una sfida, un mettermi in gioco contro il mondo. E sono sicura di potercela fare. Non so ancora che tipo di lavoro vorrei fare. Potrei fare la babysitter o andare a lavorare in un negozio di musica e CD. Ma sarà solo un impiego temporaneo, solo per risparmiare soldi per il college che frequenterò tra un anno.
A pensarci bene devo impegnarmi per cercare uno o più college, in caso il primo non accetti la mia domanda di ammissione. Credo che ne cercherò uno il più lontano possibile da casa, non perché non voglia stare vicino a mia madre, ma solo per provare l'esperienza di stare lontano dal mio mondo.
-Potrei aiutarti, conosco una persona che cerca una stagista per l'estate- esclama Nathan. Sembra molto più contento di me per il lavoro che ancora non ho.
-Io...non saprei. Ci dovrei pensare, insomma...- non riesco a finire la frase perché lui mi interrompe.
-Dai, ci ho lavorato anch'io. È fantastico, fidati di me.- cerca di convincermi. Perché vuole aiutarmi?
-Va bene, va bene ma ora basta parlare di lavoro. Ho bisogno di distrarmi. Che hai fatto in questo mese?-

NATHAN'S POV
-Che hai fatto in questo mese?- mi chiede Jessica. Sono sorpreso che mi abbia chiamato ma sono anche felice perché vuol dire che si fida di me. Sto cercando di comportarmi meno da stronzo. Non so il perché ma ci sto provando davvero con tutto me stesso.
Lo stai facendo per lei.
Zitta vocina maledetta. Forse ha ragione, mi sto impegnando a diventare migliore solo quando parlo con lei.
Beh, Jess ha bisogno di distrazione e anch'io così mi lascio trasportare tra i ricordi. Ashley ed io che pattiniamo, il pranzo di Natale di cui non m'è fregato niente e continuo a raccontarle delle mie vacanze che lei si è persa. Mi è dispiaciuto non vederla a Natale. Avrei voluto andare a casa sua, abbracciarla e farle gli auguri magari regalandole una scatola di cioccolatini o un mazzo di fiori. Non so se dirle tutto questo. Non voglio che si allontani ancora di più da me. Credo che Jessica abbia paura del male che le potrebbero fare le persone, penso che sia colpa del suo passato anche se non lo conosco. Vorrei che si fidasse di me a tal punto di non avere più segreti ma sono consapevole del fatto che ci vorrà molto tempo prima che si lasci del tutto andare. Non importa, la aspetterò e ne varrà la pena. Io mi fido di lei, lo vedo da come mi guarda che non tradirebbe mai la mia fiducia. Probabilmente troppi fantasmi del suo passato l'hanno tradita rendendola ciò che è ora. Avrà milioni di difetti ma a me sembra perfetta. Sta riuscendo a cambiarmi e sono davvero poche le persone che ci riescono. Tante ci provano ma io non cambio per tutti, cambio per chi mi interessa davvero. Lei è diversa da tutte le altre, non le frega niente dei bei vestiti o delle riviste di moda. Mi tiene testa e questa cosa mi piace troppo perchè vuol dire che non ha paura di me. Di solito le persone mi evitano per i tatuaggi e per come mi vesto, ma non ho ancora capito il perchè. I tatuaggi non ti rendono una brutta persona, anzi se ti disegni sulla pelle significa che hai qualcosa di vero nella tua vita, qualcosa che non vuoi cancellare dal tuo cuore, qualcosa per cui valga la pena lottare.

-Insomma, ti sei divertito in queste vacanze. Io non mi sono nemmeno accorta che sia passato il Natale. Un po' mi dispiace. Natale è la mia festa preferita.- mi dice lei con voce triste.
-Non preoccuparti, il prossimo sarà il più bel Natale della tua vita, te lo prometto.- sorrido al pensiero di quante cose vorrei condividere con lei.
-Le promesse vanno mantenute, Nat.- ride Jessica. -Oddio, devo tornare in ospedale. Ci sentiamo- riprende poi. Sembra che quel "ci sentiamo" l'abbia detto più come una domanda che come una certezza.
-Sicuramente Jess.- concludo e aspetto che chiuda la chiamata. Ma lei rimane lì e dopo un po' parla di nuovo.

-Nat?-
-Si?- rispondo interrogativo.
-Grazie...di tutto.- sussurra così piano che stento a sentirla e poi chiude la telefonata.
-Sono qui.- ribatto con il cellulare ancora premuto sull' orecchio. Mi butto sul letto sorridendo per le sue parole.

Mi sento chiamare dal piano di sotto e sbuffando urlo che sono impegnato. Voglio godermi questa sensazione, quasi felicità, che mi ha trasmesso Jessica.

-Nathan, è pronto il pranzo scendi.- mi chiama di nuovo Christine. Faccio le scale lentamente così da metterci più tempo. Ashley mi corre in contro e la prendo in braccio andando in cucina. E' da tanto che non pranzo con la mia 'famiglia'.

Tra le tue bracciaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora