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-Volevo parlarti di James. È il tuo ragazzo, vero?- mi dice Chase.
-Sì... cioè ci conosciamo da meno di una settimana e non so nulla di lui. Vorrei conoscerlo, solo che se lo chiedessi a lui mi giudicherebbe superficiale e non mi va.- dico tutto d'un fiato.
-Capisco. Credo che sapere un po' della sua vita non ti dispiaccia, no?- Chase prosegue senza darmi tempo per rispondere. -Ho conosciuto James cinque anni fa, in vacanza. Beh, abbiamo legato fin da subito diventando migliori amici. Adesso ci siamo un po' allontanati per via di nuovi amici e beh, anche per via di te.- fa una pausa mentre ci sediamo sulle scale che portano al secondo piano. -James è una persona fantastica e state davvero bene insieme. Ha sempre avuto bisogno di qualcuno che gli facesse vedere il mondo con occhi diversi. È molto testardo.- continua Chase abbozzando un sorriso.
Credo che tra di loro ci sia un legame più forte della semplice amicizia tra i compagni di squadra. Mi sfugge come Chase possa dire che siamo una bella coppia se mi conosce da mezz'ora. Mi perdo per un attimo ad osservare il profilo del viso di Chase mentre parla. Ha il naso dritto, le labbra carnose. Ha una luce strana negli occhi castani, sembra malinconico.
-Quando ci siamo conosciuti mi ha detto che vorrebbe diventare un cantante, ma gioca a football perché lo vuole suo padre.- continua il ragazzo. Parliamo fino a quando non suona la campanella di fine intervallo. Chase mi dice che James ha una sorellina più piccola e mi racconta qualche aneddoto divertente di quando si sono conosciuti in vacanza.

Qualche ora dopo
Sono in aula con le cuffiette e guardo fuori dalla finestra. Non c'è ancora nessuno dato che è presto e solo io ho saltato l'ora di educazione fisica perché non avevo nessuna voglia di sudare.
Su questo lato della scuola il giardino non è un gran che: ci sono solamente qualche albero e tre tavoli di legno con le panche.
Ormai stanno iniziando a cadere le foglie con l'arrivo dell'autunno. La mia stagione preferita. Adoro i suoi colori, adoro la pioggia. Adoro tutto dell'autunno.
Qualcuno mi tira una cuffietta facendomi voltare. Un'altra cosa che odio è essere interrotta mentre ascolto la musica.
Nathan prende una sedia e ci si siede a cavalcioni di fronte a me. -Hey...- dice con voce esitante, per poi continuare -devo parlarti.-
Vedendo che non gli rispondo fa un respiro profondo. Mi dispiace farlo stare male, sempre ammesso che stia male per colpa mia. Questo ragazzo è davvero strano. Dire che è lunatico è dire poco. A volte è adorabile altre gli tirerei una sberla. Però devo ammettere che mi attira la sua personalità.
-Jess, per favore. Voglio dirti perché mi sono comportato in quel modo ieri. Io...io non lo so, sento che in qualche modo posso fidarmi di te.- si sporge un po' verso di me cercando i miei occhi. Mi perdo nell'oceano verde dei suoi. Dio, ha degli occhi così belli...
Perché si fida di me? Non ho fatto nulla per meritarmi la sua fiducia, il suo rispetto o qualsiasi altra cosa.
-Nathan, io non sono molto brava a parlare con le persone. Io le rovino. Non puoi fidarti di me.- dico sperando che apprezzi la mia sincerità.
Okay, forse l'ho detto perché sono io che sono convinta di non potermi fidare di nessuno. Forse non rovino le persone ma sono loro che rovinano me. Forse nessuno rovina nessuno. Siamo ciò che siamo perché gli altri ci fanno cambiare solo se siamo disposti a lasciarglielo fare.
-Vieni da me, oggi pomeriggio?- Resta in silenzio per un attimo aspettando una mia reazione. -Ti prego...ho bisogno di dirlo a qualcuno.- continua per poi alzarsi e uscire dall'aula.
Dirmi cosa?

Tra le tue bracciaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora