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-Mi puoi fare un Gin tonic?- mi domanda una ragazza seduta al bancone. Lavoro in questo bar da due settimane ed ormai sto diventando brava a riconoscere i clienti abituali, ma lei non è tra quelli.
-Arriva subito.- rispondo con un mezzo sorriso. Mentre strofino il bordo del bicchiere con uno spicchio di limone mi rendo conto che da giorni ho ricominciato a sorridere come quando stavo bene. Questo pensiero mi dà la conferma definitiva di ciò che sento: sono di nuovo felice.

-Mi sembra troppo presto per bere.- scherzo porgendo il balon alla ragazza. Porta i lunghi capelli rosa che le scendono dolcemente sulla spalla, gli occhi azzurro ghiaccio mi scrutano con aria sprezzante. Indossa un'infinità di anelli sulle dita lunghe e sottili e un tatuaggio le corre lungo il braccio destro. Noto lo scintillio di parecchi orecchini su entrambe le orecchie prima di distogliere lo sguardo per preparare il prossimo drink.
-Non è mai troppo presto per bere.- dice lei in tono solenne, come se mi stesse impartendo una lezione di vita. Lascia i soldi sul bancone, prende il bicchiere e si dirige verso la porta. Rimango a fissarla fino a quando non sparisce oltre la soglia. Indossa un vestitino nero che le lascia scoperte le cosce dalla carnagione olivastra e un paio di anfibi neri, noto altri tatuaggi che le danno un'aria da dura.

Ripulendo il bancone mi accorgo che ha scritto il suo numero sul tovagliolino. Nessun nome, solo delle cifre tracciate con cura per non far sbavare l'inchiostro nero. Sovrappensiero lo infilo nella tasca posteriore dei jeans.
Finisco il turno senza troppi problemi poi mi dirigo a casa di Nat. Mia mamma ha organizzato un pranzo in famiglia e ha invitato anche lui perciò passeremo tutta la giornata insieme.

-Ehi piccola.- mi saluta salendo sul mio pick up. Si sporge per baciarmi sulle labbra come fa sempre quando ci vediamo.

-Com'è andato?- domando facendo riferimento al suo colloquio con il direttore di un'azienda informatica.
-Ha detto che mi chiameranno in settimana per farmi sapere. Non ci credo molto ma almeno è qualcosa.- risponde rassegnato.
-Vedrai che ti assumeranno, non preoccuparti.- cerco di rassicurarlo e lui mi posa una mano sulla coscia sorridendo leggermente. Piccoli gesti che ormai sono abitudini.

Per tutto il giorno compio ogni azione senza pensarci come se fosse una routine che quasi mi annoia. A pranzo partecipo poco alla conversazione seppur mia mamma cerchi di coinvolgere tutti allo stesso modo.
Nella mia mente c'è un unico pensiero, un'unica immagine che però non riesco ad afferrare: per quanto ci provi non ne colgo i dettagli più importanti rendendo impossibile capire di cosa si tratti. A volte ho solo la sensazione che ci sia qualcosa di profondamente sbagliato in me, una ragazza così diversa da tutte le altre. Sono sempre stata diversa, l'ho sempre saputo perchè da piccola non volevo essere la classica principessina rosa ma desideravo con tutta me stessa diventare una calciatrice, semplicemente ora me ne rendo conto quasi con tristezza perchè il mio essere diversa ha fatto in modo che rendessi complicate anche le cose più semplici.

Abbasso lo sguardo e mi accorgo di star giocherellando con il tovagliolino del bar. Rileggo il numero di telefono più volte fino a che non decido di salvarlo in rubrica, in caso lo smarrissi mi dico.
Occhi Di Ghiaccio.

-Ehi, che stai facendo?- Nat mi interrompe mentre ancora tengo il cellulare in mano.
-Niente di che, giravo su Instagram. - Non so perchè io gli abbia mentito.

-Va tutto bene? E' da stamattina che ti comporti in modo strano come se stessi pensando ad altro.- chiede dolcemente avvicinandosi.
-Tranquillo, tutto okay.- Nemmeno rifletto sulla risposta prima di dirla a voce alta. Onestamente non so neanche io che cosa stia succedendo. Ho bisogno di pensare.
-D'accordo.- sorride e lascia scivolare la sua mano nella mia guidandomi fino in camera mia. Me ne accorgo appena. Mi scivola tutto addosso, come l'acqua sulle rocce, senza che io attribuisca importanza a nulla. Nat mi invita a sedermi sul letto. Ma questo è il mio, di letto. penso freddamente. Mi dà quasi fastidio averlo così vicino anche se so che il mio casino mentale non ha nulla a che vedere con lui. Mi sistema una ciocca di capelli dietro l'orecchio e cerca di incrociare il mio sguardo ma io non gliene do modo.

-Jess...- sussurra alzandomi il viso con l'indice. Guardo tutto tranne lui.
-Ehi...- mi bacia sul naso e poi aggiunge -Piccola...- Chiudo gli occhi per non fargli capire ciò che ho dentro.
-Potresti...- E' un filo di voce ciò che mi esce dalle labbra. -Potresti andare via, per favore?- chiedo un po' più chiaramente. Lui si allontana di scatto come si gli avessi tirato un pugno in pieno stomaco. Indugia ancora un po' prima di alzarsi.
-Come vuoi.- risponde con una freddezza che non gli appartiene. Questo tono non mi scivola addosso come tutto il resto, questo fa male perchè so di star facendogli male. Nat si volta e fa le scale di corsa solamente per non avere anche il minimo dubbio su ciò che sta facendo. Lo sento salutare prima di uscire poi mia mamma chiude la porta.

-Jess?- chiede in modo che io la senta ma non rispondo e lei non mi raggiunge in camera.

Non so davvero cosa mi stia passando per la testa. Infilo le cuffiette e seleziono una playlist che rispecchi il caos che ho dentro in questo momento. Mi lascio trasportare dalle note e dai pensieri fino a che non diventano così tanto disconnessi tra loro da farmi dubitare persino che mi appartengano. Pur non avendo fatto nulla sono esausta e, dopo molto tempo, mi addormento di nuovo con le lacrime agli occhi.



Tra le tue bracciaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora