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NATHAN'S POV

Lo so che non sarei dovuto andar via e lasciarla sola. Non ci sono giustificazioni sensate: non avrei dovuto farlo e basta. Avrei dovuto insistere fino a farla parlare perché non è mai stata così fredda con me come in quel momento. So benissimo che c'è qualcosa che non va, è da quando è passata a casa mia che si comporta in modo diverso dal solito. All'inizio pensavo fosse solamente perché era stanca per il turno al bar ma poi è diventata sempre più distaccata con il passare delle ore. Ovviamente è normale avere una giornata storta ma Jess non si comporta mai così quando ha una delle "sue giornate", ormai la conosco. 
Me ne sono andato perché mi ha ferito il modo in cui mi ha parlato, come se fossi un estraneo. Mi rendo perfettamente conto che sia una reazione infantile ma sul momento ho sentito fosse la cosa giusta da fare. Giusta per me. 

Sarei dovuto rimanere con lei. 

Prendo il cellulare e la chiamo una, due, tre volte ma lei non risponde né fa partire la segreteria, semplicemente mi ignora. Pur comprendendo le sue ragioni, detesto che non risponda al telefono da quasi due giorni. Dovrebbe almeno provare a parlarmi perché sono il suo ragazzo e se non riesce a parlare con me non ha nemmeno senso stare insieme. Chiudo gli occhi rendendomi conto di aver commesso un errore enorme perché le reazioni di Jess in questi casi sono sempre esagerate e so che la porteranno ad allontanarsi da me, a poco a poco. 

Lo so che può sembrare una cosa di poco conto ma so che per Jess non è così, sperava che rimanessi e invece, da egoista quale sono, me ne sono andato. Era un test ed io l'ho fallito perché ho pensato prima a me stesso che a lei. 

Voglio parlare con lei. Voglio parlare con lei perché non voglio perderla. Lei è la persona più importante della mia vita.  

JESSICA'S POV

Onestamente non so se volevo davvero che se ne andasse. Pensavo sarebbe rimasto ma ormai non importa più di tanto: dopo quasi due giorni passati ad ignorare le sue chiamate non ho nemmeno più molta voglia di parlargli. 
Non lo ignoro perché ce l'ho con lui ma perché ho bisogno di pensare e di starmene per conto mio anche se non riesco a dirglielo. Non sento più il bisogno di stare con lui, come succedeva all'inizio, perché ho trovato il modo di stare bene anche da sola. 

Indugio con le dita sullo schermo del cellulare, scorro la rubrica indecisa se chiamarlo o meno. Non faccio caso ai nomi ma uno cattura la mia attenzione: Occhi di Ghiaccio. 

In un attimo mi ritrovo il cellulare premuto contro l'orecchio aspettando, e temendo, una risposta.  

<Chi parla?> chiede in tono duro. Trattengo il fiato, non ero pronta ad una risposta.

<Senti, chiunque tu sia, non ho tempo da perdere con questi stupidi scherzi telefonici.> La sua voce è ancora più dura di prima, è incazzata. 

<Aspetta...> dico con un filo di voce. Ma che problemi hai?

<Si può sapere chi sei?> 

<Jessica, la barista.> La mia voce è ancora un sussurro.

<Oh ciao, sapevo che avresti chiamato.> dice vittoriosa.

<Ah davvero? Sei così sicura di te?> rido. Mi sento un po' più calma ora, sembra contenta di parlarmi.

<Posso permettermelo, non credi?> Sta flirtando.

Prima che possa rispondere parte in sottofondo un pezzo rock che conosco fin troppo bene anche se è leggermente diverso dall'originale.

<Ma questa è November Rain. Sei ad un concerto?> chiedo in adorazione per la canzone dei Guns. La sento ridere, divertita dal mio tono entusiasta. 

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 16, 2018 ⏰

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