9 - Senza più paure

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Il giorno seguente Andreas passò l'intera pausa pranzo seduto in mensa con la speranza di vedere Mika e invitarlo a mangiare con lui, ma il riccio sembrava sparito nel nulla.
Non si sentiva arrabbiato, si sentiva solo impotente. Aveva la certezza che nel cuore dell'amico fosse celato un dolore, ma non riusciva a trovare il modo di prenderne un poco e di metterlo sulle sue spalle per donare all'altro un po' di sollievo.

Alla fine delle lezioni lo aspettò all'armadietto, ma ancora nulla. Così si arrese e gli inviò un sms.

A:Mika
"Mik smettila di fare lo sfigato. So cosa stai facendo. Ti aspetto da me alle 4. Il progetto non si fa da solo. Non è una proposta, è un obbligo. A dopo."

A:Andreas
"Tu non molli mai, vero?"

A:Mika
"Se si tratta di te, no. Ti aspetto."

Mika era indeciso. Se ne stava sul letto sdraiato. Fissava il soffitto in cerca di una risposta. Non poteva continuare a comportarsi in quel modo, ma non riusciva a fare altrimenti. Cercava di analizzare le sue sensazioni e giunse alla conclusione che si sentiva solo.
Si era creato davanti un enorme muro per proteggersi e ora si stava accorgendo che tutto questo da una parte lo proteggeva, ma dall'altra non permetteva a nessuno di avvicinarsi. Aveva davvero una grande paura di esternare il suo dolore.

Quel concorso, però, era anche l'occasione per fare qualcosa di divertente. Così decise di andare da Andreas solo ed esclusivamente per lavorare al progetto.

Quando suonò il campanello fu Jamie ad aprirgli. I due rimasero un po' a parlare riguardo la scuola e i test d'ingresso che Mika avrebbe dovuto fare la settimana dopo, dopodichè gli fece strada fino in taverna dove il fratello minore stava vedendo la TV e mangiando delle patatine.
A:"Ehi Mik, grande che sei venuto. Ne vuoi?"
M:"Sì, grazie"
A:"Dai siediti qui, levati le scarpe, fai come fossi a casa tua. Come va la spalla?"
M:"Molto meglio. Solo la notte mi dà molto fastidio, soprattutto prima di addormentarmi"

I due iniziarono a giocare alla PlayStation dimenticandosi del compito.
A:"Accidenti! Abbiamo fatto tardi! Dai facciamo così, vado di sopra ad avvisare che ti fermi a cena. Tu intanto fatti venire qualche idea. Ci aspetta una serata di lavoro."
M:"Ok, dì a tua mamma di avvisare mio padre, il numero lo sai. Altrimenti si preoccupa e io non ho con me il cellulare."

Andreas lasciò Mika da solo in taverna e l'attenzione del riccio cadde dall'altra parte della grande stanza dove su un prezioso tappeto c'era un pianoforte a coda. Non aveva mai visto uno strumento così bello. Da quando sua madre si era ammalata non aveva mai più suonato. Era lei che molto pazientemente gli impartiva lezioni di musica.
Preso dall'entusiasmo si sedette sullo sgabello e sollevò il coperchio.
Poggiò delicatamente le dita sui tasti e si lasciò andare. Chiuse gli occhi e cominciò a suonare. Si sentiva leggero, in un altro mondo, la melodia che produceva era a dir poco magnifica.
Era così concentrato e rilassato che non si accorse del ritorno dell'amico.
Andreas era a dir poco estasiato, si avvicinò e poggiò le sue mani sulle spalle del riccio che risvegliato da quello stato di trans chiuse il pianoforte e vi appoggiò la testa.

Il biondo comprese che Mika stava per incominciare a cedere quando sentì dei singhiozzi. Si avvicinò e cinse il suo corpo con le braccia in una presa salda. Il riccio cominciò a piangere disperatamente. Non riusciva a smettere e poco importava se lo stava facendo davanti all'amico, non riusciva più a trattenersi, non riusciva più a tenersi dentro tutto quel dolore.
A:"Mik. Ci sono qua io. Ci sono qua io."
Andreas lo strinse ancora più forte e lo accompagnò sul divano dove si sdraiarono. Il biondo sentì la sua maglietta inumidirsi a poco a poco, ma non avrebbe mai tolto le sue braccia. L'aver circondato la testa di Mika e l'avergliela fatta appoggiare sul suo petto gli sembrava la miglior soluzione per fargli capire che andava tutto bene e che sfogarsi lo avrebbe aiutato.
Ad un certo punto si accorse che il respiro dell'amico si era regolarizzato. Sorrise nel vederlo profondamente addormentato. Gli passò la mano tra i capelli e dopo averlo coperto con un plaid, salì di sopra e convinse Jamie a chiedere a Michael il permesso per farlo dormire nuovamente lì.

Quando Mika aprì gli occhi si sentiva confuso
A:"Ehi"
M:"Ehi...io...scusami"
A:"Non devi scusarti. Lasciami provare. Fammi stare vicino a te."
M:"Non posso Andreas. Non posso fidarmi di te."
A:"Spiegami perché"
M:"Se mi dovessi legare a te, quando non ci sarai più per me sarà un dolore."
A:"È solo questo che ti preoccupa?"
Mika annuì
A:"Allora non c'è niente di cui preoccuparsi, perchè io non andrò mai via da te."
M:"Non.."
A:"Guardami. Te lo prometto. Ora ci prendiamo una pizza, mangiamo e prima di dormire mi racconti tutto. Puoi farlo senza più paure."
M:"È una storia lunga."
A:"Abbiamo tutta la notte Mik, tutto il tempo che ci serve."

Mika teneva lo sguardo fisso su Andreas, il cui volto non era più ostile, ma amico, era il volto di chi si era appena offerto di aiutarlo a vivere il suo dolore, perchè sì era necessario farlo per non dover più scappare, per non dover essere quello che non era e per tornare a sorridere come un tempo. Lui era la sua ancora.

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