40 - Siamo divisi dallo spazio senza essere pianeti

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Mika si voltò di scatto. I brividi gli percorrevano la schiena. Andreas era lì. Quella sera. In quel locale. A pochi metri. Come poteva essere così debole? Come poteva scatenare un solo sguardo così tante emozioni? Il cuore martellava, le mani avevano incominciato a sudare e in qualche modo tutto il suo corpo desiderava avere ancora un contatto con lui. I suoi ricci avrebbero desiderato di essere mossi, le sue guance baciate, il suo mento solleticato, il suo petto accarezzato, la sua schiena stretta...e bè il resto ve lo lascio immaginare!
Mika cercò di ignorare tutte quelle sensazioni. Si diresse al bancone, ordinò un chupito e poi si rimise a ballare.
Qualunque punto della pista occupasse, anche il più lontano, percepiva gli occhi del biondo su di sè. Il biondo non smetteva un attimo di fissarlo. Nessuna novità. Era sempre stato così, anche quando non era accanto a Mika fisicamente lo seguiva con sguardo attento, era il suo modo di manifestargli dedizione.
Il riccio si sentiva agitato, quasi infastidito. Non resse più e si diresse verso il bagno. Avrebbe avuto un momento di pace.
Aprì la porta che conduceva ai servizi, si appoggiò al muro ed espirò cercando di rilassarsi.
Si avvicinò timido agli orinatoi, odiava fare la pipì in pubblico, ma la coda era così lunga che non aveva nessuna intenzione di attendere oltre.
Si slacciò i pantaloni quel tanto che bastava e chiudendo gli occhi iniziò a svuotare la sua vescica, fino a quando percepì una presenza al suo fianco. Spalancò gli occhi e rimase fermo come uno stoccafisso per la sorpresa, ma il biondo sembrava non farci caso e non lo guardò nemmeno in faccia. Mika riuscì a riprendersi da quello stato dopo che Andreas si era ricomposto, aveva lavato le mani ed era uscito.
Scosse la testa, si sistemò i pantaloni e si mise appoggiato al lavandino. Che cosa stava succedendo dentro di sè? Questo non lo sapeva.
Unì le mani e presa dell'acqua, si diede sollievo rinfrescandosi il viso. Sciolse il papillon e fece lo stesso sul petto. Poi si riallacciò la camicia, si stampò in faccia un sorriso che in quel momento non gli apparteneva e uscì dal bagno.

Si rimise in pista a ballare, ma i suoi movimenti erano scomposti, non riusciva davvero a gestire quel turbine di sentimenti. Cercò i suoi amici perché in quel momento desiderò davvero andare a casa e mettersi a letto. Voleva spegnere il cervello per un momento, voleva non pensare, voleva dimenticare...voleva semplicemente sparire.
Mancava poco alla sua partenza e non poteva permettersi di fare passi falsi o peggio ancora marcia indietro. Doveva proteggersi. Non doveva farsi ingannare.
Fu un attimo! I suoi amici erano a ballare in gruppo, li vide e li stava per raggiungere quando una presa salda gli afferrò il polso e lo trascinò sul retro del locale senza troppi complimenti.

Era lì contro il muro, incatenato da quegli occhi azzurri, le braccia del biondo non gli permettevano una via di fuga. I due rimasero a guardarsi per interi minuti: una persona che fosse passata di lì avrebbe potuto scommettere che quelli erano sguardi affamati, ancora innamorati, così bisognosi uno dell'altro, ma ancora tanto orgoglio divideva i loro cuori.

A:"Ti stai vedendo con un altro?"
M:"Sei stato tu a volerlo..."
A:"Non hai risposto alla mia domanda."
M:"Che cosa vuoi?"
A:"Non avrei dovuto, non posso lasciarti andare."
M:"È così semplice. Basta dire 'Mika non voglio vederti mai più. Mika io non ti amo più' non è difficile come vedi."
A:"Mika io ti amo. Non lo vedi? Non lo capisci? Sei l'amore della mia vita...io non posso lasciarti."
M:"Ma tu lo fai continuamente! Te ne vai quando vuoi, torni quando vuoi. Non lo fai con tutti: non lo fai con i tuoi amici, non lo fai con la tua famiglia, lo fai solo con me. Quindi voglio chiederti se non vedi un futuro per noi, se non sei coinvolto...ti prego lasciami per sempre. Metti fine al mio dolore..."

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