10 - Hold me carefully

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Era notte fonda in casa Dermanis, dormivano tutti quanti ad eccezione dei due ragazzi. Erano al caldo nel letto di Andreas. La luce era spenta perchè si sa che spesso ci mette in imbarazzo, ci fa sentire esposti. Succede proprio così: abbiamo bisogno un po' di buio e un po' di protezione, quasi riservatezza per poter lasciare spazio a ciò che siamo veramente, senza paura di un giudizio. I segreti si rivelano sempre nel silenzio del buio, mai allo scoperto.

Quella notte accadde proprio questo. Andreas era pronto ad ascoltare ogni singola rivelazione, aveva giurato di non parlarne mai con nessuno.

M:"Un anno fa sono tornato da scuola ed ero in cucina a fare merenda con Fortu. Mia mamma ci stava preparando i pop corn. Successe tutto in un attimo. Ridevo e scherzavo con mio fratello e solo un istante dopo lei...lei era stesa sul pavimento."
A:"Cosa è successo?"
M:"Ho chiamato un'ambulanza e subito dopo mio padre, ma mi rispose la sua irritante segreteria, lui era occupato in un'udienza. Fortunè continuava a piangere. Era terrorizzato e lo ero anche io, ma non potevo piangere. In ospedale fecero degli accertamenti e diagnosticarono un tumore al cervello. Tre settimane dopo mia madre venne operata, ma senza successo. Il male era in un punto troppo rischioso. Decisero di tentare la radioterapia, ma non diede i benefici sperati. Mio padre chiamò un'equipe dall'America. Riuscirono ad allungarle la vita di qualche settimana, ma niente di più."
A:"Stai dicendo che.."
M:"Sì Andreas, mia madre è morta due mesi fa e io mi sento solo. Maledettamente solo."

Mika si rigirò nel letto, si mise di schiena perché sentiva le lacrime pronte, ma non voleva versarne ancora. Andreas rimase fermo, lottando contro l'istinto di abbracciarlo. Non voleva approffitarsi del momento di debolezza dell'amico.

M:"Mio padre non c'era mai a casa, ci ha cresciuto mia madre. Ci siamo trasferiti qui perché credo pensi che possa occuparsi meglio di noi, ma è un vero disastro. Offre consulenza gratuita agli avvocati della zona quindi spesso il pomeriggio è fuori Lavernock.
Zuleika fa quello che le pare tutto il giorno, senza nessuna regola. Pur di ingraziarsela non la sgrida mai.
Fortunè ha dei momenti di silenzio e quiete e dei momenti in cui scarica il suo disagio in sfoghi ipercinetici. La notte spesso non dorme e ha reazioni di pianto come quella a cui hai assistito l'altro ieri.
Mio padre, invece, è sommerso dalle cose che non sa fare. A Parigi avevamo i domestici, ora che ne avrebbe bisogno li ha licenziati tutti. Non sa fare il bucato, non sa stirare, non sa pulire e non sa nemmeno cucinare, spesso mi tocca aiutarlo. Io non lo so come abbia potuto. Le mie sorelle più grandi sono rimaste a Parigi per finire l'Università, beate loro."
A:"Mi hai detto come si sentono gli altri, ma io voglio sapere cosa senti tu."
M:"Io vorrei solo piangere."
A:"Allora fallo."
M:"Mi sento tradito. Mia madre mi ha abbandonato. L'altro pazzo mi ha trascinato qui e io devo rimettere insieme i cocci di quello che resta. Ci sono sere che sono così tanto stanco che mi succede di..."
A:"Cosa?"
M:"Di...di avere mal di testa, ho bisogno di riposare ora."
A:"Sei sicuro di stare bene?"
M:"Sì, sto bene."
A:"Allora buona notte!"
M:"Dormi bene Andy!"

I due si addormentarono in fretta. Era stata una giornata pesante. Mika si sentiva più libero, ma dolori così grandi non potevano sparire così facilmente. Il riccio aveva solo cominciato a sfogarsi, ma il suo corpo che era stato costretto in quella condizione troppo a lungo ne aveva già risentito, anche se il riccio non lo avrebbe mai ammesso.

La sveglia segnava le quattro di mattina, Andreas aveva una gran sete. Decise di scendere in cucina quando si accorse che l'altra metà del letto era vuota...

Si infilò le ciabatte e scese da basso. Mika era appoggiato allo stipite della porta della cucina, era bianco in faccia.
A:"Mik ma che fai lì?"
M:"È?"
A:"Cosa fai lì per terra? Stai bene?"
M:"Non...non mi ricordo."
A:"Hai acceso tu il televisore?"
M:"Eh?! Bo...forse."
A:"Non riuscivi a dormire?"
M:"Credo di stare poco bene."
A:"L'ho notato, ora chiamo papà che ti dà un'occhiata."
M:"No, non serve davvero. Mi è già capitato. Ora torno a letto."
A:"Aspetta che bevo un bicchiere d'acqua e ti accompagno."

I due si rimisero nel letto. Mika aveva un gran mal di testa e una stanchezza troppo eccessiva. Così Andreas andò ad avvisare il padre.
A:"Papi..."
D:"Mmm non è suonata la sveglia?"
A:"No,è presto tranquillo."
D:"È successo qualcosa?"
A:"Mika non è stato molto bene."
D:"Arrivo. Mi sciacquo la faccia e ti raggiungo."
A:"Non serve si è già riaddormentato."
D:"Cosa ha avuto?"
A:"Non lo so, sono sceso giù ed era per terra in stato confusionale. Quasi come un attacco di panico."
D:"Questo non è per niente normale. Soffre di insonnia? C'è qualcosa che lo turba? Forse anche lo stress del trasferimento."
A:"Non credo sia solo quello...ieri mi ha raccontato tutto. Sua madre è morta due mesi fa, suo padre lo ha trascinato qui contro il suo volere, credo che siano molte le cose che lo turbino. Però ti prego non dirglielo che te l'ho detto."
D:"No, tranquillo. Ora vai a dormire. Domani mattina non svegliarlo. Lascialo riposare. Passo io da Michael per avvisarlo."
A:"Papà dovremmo fare qualcosa per lui."
D:"Vuoi che rimanga qui qualche giorno? Forse stare lontano dalle turbolenze famigliari per un po' potrebbe aiutarlo."
A:"Direi che è una buona idea. Vado a dormire ora. Notte pa' e grazie."
D:"Di niente amore. A domani."

Andreas tornò in camera. Il riccio continuava a girarsi e rigirarsi nel letto come una tarantola, si rilassò solo quando fu circondato dalla presa salda del biondo.
A:"Che cosa ti sta succedendo Mika?"

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