30 - Nel suo futuro perché non è tempo ancora

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Era l'alba quando Michael andò a svegliare il figlio. Si sedette delicatamente al suo fianco e gli passò la mano tra i ricci.
M:"Mamma ancora un attimo, ti supplico"
Michael sorrise.
P:"Amore, sono io"
M:"Scusa...è che non..."
P:"Lo so...era lei che ti svegliava la mattina"
M:"Ti mancherò in questi giorni?"
P:"No di certo, in questa casa regnerà la pace finalmente! Ahhaahah"
M:"Questo è vero ahahah"
P:"Dai fila a fare la doccia o facciamo tardi!"

Quando arrivarono davanti al piazzale del St.Nicholas collage, Michael scaricò la valigia di Mika e la sistemò sul bus.
P:"Ci vediamo tra una settimana figliolo. Non combinare casini! Ricordati le pastiglie e fatti sentire!"
M:"Dai papà ora vai! Mi stai mettendo in imbarazzo!"
P:"Vado, vado! Messaggio ricevuto! A presto!"

Andy era già sul bus, ma quando Mika salì il posto al suo fianco era occupato. Oliver.
Il riccio in silenzio passò oltre e si mise nei posti in fondo nonostante il biondo tentasse di chiamarlo per farlo tornare indietro.
Peggio di così non poteva incominciare.
Mika era in compagnia di altri compagni che parlavano di ragazze e lui per quanto si sforzasse non riusciva proprio ad entrare nel discorso.
Così si arrese e dopo essersi messo le cuffiette, dormì per il resto del viaggio.

Arrivati a Londra nel tardo pomeriggio raggiunsero un piccolo ristorante dove cenarono abbondantemente.
I due non si degnarono nemmeno di uno sguardo e a tavola non si sedettero vicini.

Giunti poi in albergo, i professori fecero prendere le valigie e tutti quanti si avviarono nella hall dell'albergo.
P.T:"Allora ragazzi, i maschi con me, le femmine con la professoressa Kesley."
Il professor Taylor prese l'elenco con le camere e diede lettura dei nomi.
P.T:"Vado in ordine alfabetico! Quindi non si accettano lamentele! Camera 34: Finley Alvey con Max Burbey. Camera 41: William Connor con Rafael Curley. Camera 45: Andreas Dermanis con Oliver Duston..."
Le orecchie del riccio non sentirono nient'altro. Fu come un fulmine improvviso che diede fuoco alle sue speranze e ai suoi desideri.
Quando aveva chiesto a suo padre di firmare l'autorizzazione per la gita...tutto aveva immaginato, ma nulla di quello che stava accadendo.
Si sentiva un illuso e soprattutto tradito. A scuola non avevano fatto sapere a nessuno della loro relazione, ma questo non giustificava il comportamento privo di interesse di Andreas.
Il biondo, da parte sua, si domandava come mai Mika lo fissasse con uno sguardo truce. Si fece un rapido esame di coscienza e sentendosi a posto, sospirò prendendo con sè la valigia e avviandosi all'ascensore insieme a Oliver. In fondo aveva solo deciso di trascorrere il viaggio con un amico, dove aveva sbagliato?

Carl Powter fu il nome chiamato dal professore per fare compagnia a Mika durante il soggiorno a Londra.
Era sera inoltrata quando arrivarono in albergo e per questo avevano poco tempo per fare la doccia e mettersi a letto: l'indomani era prevista una lunga, lunghissima giornata.

Mika entrò in bagno, si spogliò rapidamente e si imbambolò sotto il caldo getto della doccia. Si sentiva triste quasi come quando Andreas lo aveva lasciato da solo sul divano alla festa dopo che si era sentito male.
In quell'occasione non aveva avuto dubbi nel concedergli un'altra possibilità, ma forse non avrebbe dovuto farlo. Come avrebbe fatto a fidarsi di nuovo? Proprio non lo sapeva. Si ritrovò con mille domande e davvero nessuna risposta.
Si ridestò da quello stato dubbioso quando il suo compagno di stanza bussò alla porta per sapere se fosse ancora vivo.
Si asciugò e si infilò il pigiama perché sapeva bene che si sarebbe vergognato a farlo davanti a Carl.

Finalmente spense la luce e si infilò sotto le coperte cercando di non far caso a quel lieve imbarazzo dovuto al fatto che stava sostanzialmente condividendo il letto con uno sconosciuto.

Si girò e rigirò infinite volte. Una sensazione di malessere gli attanagliava lo stomaco. Era scombussolato e non riusciva a capire il perchè o forse semplicemente non riusciva ad ammetterlo. Diceva uno scrittore 'A volte uno si crede incompleto ed è soltanto giovane'. Mika odiava il significato di quella massima. Si sforzava, ma era convinto che la verità in quel momento era la mancanza di una parte di sè, mancava la sua metà e non poteva negare l'importanza che Andreas aveva nella sua vita, l'età non contava nulla.
'Io sono destinato a lui e lui è destinato a me. Chissenfrega dell'età' Ma se era così certo di questo...perché si stava addormentando ora? Perché non mandò almeno un messaggio al biondo? Perchè lasciò che la rabbia prevalesse?
Fu così che si addormentò. Solo. E purtroppo quella non fu l'unica volta che successe. Avrebbe presto dovuto abituarsi a quella condizione.

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