41 - Contraddizioni e vizi, a ognuno il suo.

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In quella camera di ospedale Mika era profondamente addormentato.
Il suo viso pallido era leggermente imbronciato e le sue mani piuttosto fredde. La fasciatura nascondeva i suoi bellissimi riccioli ad eccezione di un piccolo ciuffetto ribelle che era sfuggito e ricadeva immobile sulla sua fronte.

Erano passati tre mesi da quando il riccio aveva lasciato Lavernock. Il disco era ultimato e a breve sarebbe incominciato il suo primo tour promozionale in giro per la Francia. Sembrava andare tutto per il meglio quando una sera, rimasto alla sede della casa discografica fino a tardi, una delle sue crisi non era tardata ad arrivare.
In quell'occasione, però, la sfortuna o il destino volle che perdendo conoscenza la sua testa andò a sbattere contro la sua scrivania provocando dei seri danni cerebrali.
L'ematoma diagnosticatogli non era in grado di riassorbirsi da solo e i medici erano in procinto di procedere ad una piuttosto rischiosa operazione chirurgica.

Michael era in corridoio, seduto su quelle maledette sedie di plastica, la testa china e in corpo una così grande stanchezza.
Fortunè, invece, piccolo ma instancabile era a fianco del fratello maggiore. Non era disperato, era pronto a tutto, ma dentro il suo cuore sapeva che comunque fossero andate le cose avrebbe dovuto fare ancora una cosa per il fratello.

Prese il suo cellulare, sistemò meglio il lenzuolo a Mika, gli accarezzò una guancia e uscì.

A:"Pronto?!"
F:"Andy?"
A:"Si Fortu, sono io! Dimmi tutto!"
F:"Io lo so che avete rotto, ma voi siete anche due idioti. So che sei a Londra, ma lui ha bisogno di te ora e credimi se ti perderai questa possibilità lo rimpiangerai per tutta la vita..."
A:"Fortu cosa stai dicendo?"
F:"Ha avuto una delle sue crisi e..."
A:"Dov'è?"
F:"Andy ascoltami"
A:"Dov'è???"
F:"Siamo qui tutti al Saint Patrick...lo hanno addormentato, pensavano che il coma farmacologico indotto lo avrebbe in qualche modo aiutato, ma l'ematoma non si riassorbe. Lo sveglieranno tra trentasei ore per vedere come reagisce, ma devono operarlo. È grave Andy...vorrei dirti il contrario, ma la verità è questa..."
A:"Prendo il primo volo. Fortu?"
F:"Dimmi"
A:"Grazie"

Il biondo non si preoccupò nemmeno di prendere dei vestiti con sè. Uscì dal campus dell'Università, chiamò un taxi e si diresse a Heathrow. Prese il primo volo per Parigi e si dimenticò perfino di avvisare la sua famiglia. Che poi in questi momenti ti rendi conto che nulla conta se non la persona che ami.
Arrivò direttamente in ospedale solo nove ore dopo. Era sera. La famiglia Penniman era rientrata nell'appartamento di Yasmine per concedersi un po' di riposo. Il pomeriggio del giorno dopo avrebbero sospeso i sonniferi a Mika ed era necessario che fossero in forze per sostenere tutta quella situazione.
Era a dir poco stravolto. Percorse timido tutto il corridoio. Entrò nella sua camera e questa volta non rimase fermo immobile. Si avvicinò subito e gli diede un sincero bacio sulla fronte. Poi si sedette sul bordo del letto. Si sfilò le scarpe, si tolse la giacca e il maglione, slacciò i primi bottoni della sua camicia e si sdraiò al suo fianco stando molto attento a non muoverlo.
In quel momento Andy percepì tutta la fragilità del riccio e si convinse che la sua presenza forse non poteva guarirlo, forse non poteva garantirgli un futuro felice come si meritava, ma si promise che ci avrebbe provato ancora.
Gli accarezzò la guancia mentre con l'altra mano cercò di fermare le sue lacrime che piano piano avevano iniziato a scendere.
Il biondo si rese conto che nemmeno tutta la sua forza, nemmeno tutto il suo impegno, nemmeno tutto il suo amore avrebbero potuto allungargli la vita di un secondo.
Ci sentiamo tanto onnipotenti, ma di fronte a questo avvenimenti restiamo inermi, dobbiamo arrenderci alla nostra inadeguatezza.
A:"Ti amo, sono qui e non vado più via. Mika io non so spiegarti perché siamo arrivati a questo punto. Credo sia stata colpa della mia fragilità. Quando sono partito mi sei mancato così tanto che si è aperta nel mio cuore una voragine. Io però sono così stupido e orgoglioso. Ho bisogno di te. Voglio solo te e non m'importa della tua malattia, voglio solo che ti svegli per far pace. Quando quella mattina mi hai soccorso in bagno...io...io...è stato in quel momento che ho capito di amarti incondizionatamente. Ti sei spogliato per vestirmi, per non lasciarmi lì mezzo nudo, come mi avevano lasciato quegli squali. Io ti avevo abbandonato alla festa. Eh sì Mika...io ti ho abbandonato per davvero...ti ho promesso che non lo avrei rifatto e invece siamo ancora allo stesso punto. Come potrai fidarti di nuovo di me? Come posso chiedertelo ancora? Con che coraggio ti chiedo di darmi l'ennesima possibilità?
La verità è che io quando ti sveglierai te lo chiederò ancora, perché io ti amo e...Mika tienimi sempre come te...voglio che tu mi tenga accanto anche quando farò delle pazzie...io ti amo, ma ora ho bisogno di sentirti dire che anche tu mi ami. Amami Mika. Amami per sempre perché io da solo non ce la faccio...resto qui con te ora. Non avere paura piccolo. Ci sono qua io."

Andy cadde in un sonno profondo al fianco del riccio. Era così stanco che la mattina seguente quando arrivarono i famigliari di Mika non si svegliò nemmeno.
Michael sorrise a quella vista, prese una coperta e coprì Andreas che, però, si svegliò.
P:"Non volevo svegliarti, scusami"
A:"No scusa tu...ho voluto dormire con lui, non ho resistito"
P:"Ti ha chiamato Fortunè, vero?"
A:"Già"
P:"Avrei dovuto farlo io, lo so, ma non sapevo in che rapporti eravate rimasti. Quel testone mi dice poco o niente..."
A:"La colpa è solo mia"
P:"Vieni a fare colazione con me? Ti va? Così mi racconti"
A:"Si con piacere!"

I due di fronte a un buon caffè ebbero modo di spiegarsi.
P:"Ecco ora è tutto chiaro. Andreas io ti voglio bene esattamente quanto ne voglio a mio figlio e sono certo che ti perdonerà. Penso sia molto arrabbiato e deluso, ma ti ama. Conta solo questo."
A:"Io lo spero davvero. Torniamo da lui?"
P:"Sì, tra poco arrivano i medici a staccare la flebo."
A:"Quanto tempo rimarrà cosciente?"
P:"Giusto il tempo per valutare i danni prima di portarlo in sala operatoria. Ieri il primario mi ha parlato di cinque minuti non di più."
A:"È troppo poco tempo..."
P:"Non lo è. Andreas appena usciranno i medici entreremo noi a salutarlo in fretta e poi è tutto tuo!"
A:"Non posso..."
P:"Certo che non puoi. Devi. Te lo chiedo come padre. Manda mio figlio sotto i ferri con il cuore in pace. Digli quanto lo ami. Glielo devi!"
A:"Si.."
P:"Non piangere Andreas. Vieni qui! Guardami...sei tu la sua persona. Sei tu che vuole vedere. Sei tu quello di cui ha bisogno. Io mi tiro indietro...non mi deludere!"
A:"Non lo farò."

Erano ormai a metà pomeriggio e Mika non si era ancora svegliato. I medici non erano in grado di calcolare il momento esatto, ma con certezza non mancava molto.
Verso le quattro, il primario li fece chiamare. Entrarono prima le tre sorelle, poi Fortunè con il padre e infine Andy...

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