7 - Menti e incubi di giorno

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Il sole era appena sorto e deboli raggi accarezzavano i volti dei due ragazzi.
Quando il riccio si svegliò non sentì il solito freddo mattutino. Si sentiva protetto e coccolato. Quasi beato. Sorrise e richiuse gli occhi.

Fu questione di un istante quando si rese conto di essere completamente attaccato al corpo dell'amico. Erano le braccia del biondo l'origine di quel benessere tanto speciale. Per questo motivo si spaventò a morte e balzò fuori dal letto con uno scatto improvviso.

Andreas disturbato da quel brusco movimento aprì gli occhi. Mika era contro il muro, sembrava paralizzato.

A:"Mik ma che fai? È sabato oggi, non si va a scuola...dai torna qui che possiamo dormire ancora"

Nessuna risposta.

A:"Mik tutto ok?"

Il riccio scosse la testa, non disse nulla, afferrò le scarpe e scappò via.
Ormai era diventata un'abitudine quella di scappare. Non che gli piacesse, ma quando non sapeva come affrontare determinate situazioni, quella gli sembrava sempre la soluzione migliore.

Pedalava in gran fretta incurante del pericolo. La sua mente non riusciva a rielaborare ciò che era successo quella notte. Era così distratto che non si accorse della presenza di un tombino, sbandò e complice il ghiaccio sull'asfalto fece un bel volo.
Un grande dolore attraversò tutto il corpo. Si era fatto male al braccio, ma cercò di ignorare il fastidio e tornò a casa a piedi trascinando la bicicletta.

P:"Non farmi mai più una cosa del genere. Mai più! Sono stato chiaro? Ho già perso tua madre, non voglio perdere anche te. Se vuoi litigare, va bene. Se vuoi mandarmi al diavolo, bè lo capisco. Ma sparire così non ti è permesso. Hai fatto preoccupare anche i tuoi fratelli."
M:"Mi dispiace papà. Ti chiedo scusa."

Il padre a quella risposta rimase sorpreso.

P:"Ti senti bene figliolo?"
M:"Sì è tutto ok. Non avrei mai picchiato i miei compagni se non avessero insultato la mamma. Mi sono sentito in dovere di difenderla. Avresti dovuto ascoltarmi prima di darmi quello schiaffo. Tu non mi ascolti mai."
P:"Perdonami Mika. Dai ora vai a giocare con Fortu. Questa notte non ha chiuso occhio perché gli sei mancato."

Mika si mise a giocare a scacchi con il fratello minore. Adorava trascorrere il tempo con lui. Era un bambino molto sveglio e soprattutto solare. Quel pomeriggio però non riusciva a pensare a niente se non all'enorme dolore che aveva al braccio. Si sdraiò quindi sul divano interrompendo la partita a metà. Era paralizzato da delle continue fitte. Così decise di fidarsi e mandò il piccolo Fortunè a chiamare il padre.

P:"Che c'è Mika? Ti senti male? Sei bianco."
M:"Io...io...papà ti prego non arrabbiarti...Sono caduto dalla bici prima e credo di essermi fatto molto male."
P:"Perchè dovrei arrabbiarmi? Chiamo subito il medico. Oggi è sabato e lo studio è chiuso. Vado a chiedere alla vicina il numero e torno subito. Fortunè vai a prendere un po' di ghiaccio per tuo fratello e stai qui con lui fino a quando torno."

A Lavernock non era così semplice ricevere assistenza medica. Se fossero stati a Parigi, l'avvocato Penniman avrebbe immediatamente portato il figlio all'hôpital Saint-Antoine, ma qui l'ospedale più vicino era ad un'ora di macchina.

Fu così che il dottor Dermanis venne chiamato d'urgenza e non arrivò solo. Andreas terribilmente preoccupato volle a tutti i costi accompagnare il padre.
D:"Eccomi qui, sono il Dott. Filippe Dermanis. Che cosa è successo a questo bel giovanotto?"
M:"Sono caduto dalla bicicletta, stavo andando troppo forte."
D:"Le strade qui sono sempre ghiacciate, devi fare più attenzione. Adesso vediamo cosa ti sei fatto."

Andreas era impalato a fianco al divano mentre il padre iniziava a visitare Mika.

D:"Riesci a toglierti la maglietta?"
M:"Ahia..no..non toccare lì"
D:"Andy da bravo cerca nella mia borsa le forbici, devo tagliare la maglietta."

Quando il dottore tagliò la maglia, Mika si sentì molto in imbarazzo. Sentiva lo sguardo di Andreas su di sè e sentiva le guance bruciare.

D:"Hai lussato la spalla, ora devo rimettertela a posto. Sentirai molto male, ma farò in fretta. Promesso. Dai la mano a tuo padre e stringi forte."

Il Dott.Dermanis con una rapida manovra rimise a posto la spalla e la fasciò con cura. Poi insospettito dal calore del corpo del ragazzo, gli misurò la febbre.

P:"Ieri notte è rimasto fuori fino a tardi senza la giacca."
D:"38.5° pensavo peggio. Devi metterti a letto giovanotto. Andreas accompagna Mika in camera che intanto parlo con il signor Penniman per prescrivergli un antidolorifico."

Mika salì le scale a fatica seguito dal biondo che non aveva ancora avuto il coraggio di parlare. Si mise a letto facendo una smorfia di dolore.
Andreas quindi entrò in camera e prese due cuscini: il primo lo sistemò dietro la nuca del riccio, mentre il secondo sotto la sua spalla, donandogli ancora una volta il sollievo di cui aveva bisogno.

A:"Senti mi dispiace per oggi, io..."
M:"Non è successo niente oggi, chiaro?"
A:"Sì chiaro."
M:"Ora vattene, voglio stare da solo."
A:"Vengo a trovarti domani, ok?"

Andreas non ricevette risposta, così raggiunse il padre al piano di sotto e tornò a casa. Si sentiva in colpa per quello che era successo a Mika, ma soprattutto non riusciva a comprendere che cosa avesse fatto di male. Una sola cosa era chiara: aveva in qualche modo perso la fiducia del suo nuovo amico, ma ancora non sapeva che il motivo per cui Mika aveva cercato di allontanarsi, sarebbe stato il motivo per cui poi lo avrebbe spinto ad unirsi a lui per sempre.

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