PROLOGO (Ruris, 8-745 Era Imperiale)

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All'improvviso è sveglia. Gli occhi sbarrati nel buio insolitamente minaccioso della camera, il terrore che il suo peggior incubo si sia realizzato la mette in agitazione. Non ha notizie dei suoi genitori da settimane. Sono in missione con la Milizia Imperiale, lontanissimo da lì, ma fino a quel momento sono sempre riusciti a farle arrivare notizie su dove sono, o anche solo che sono vivi. Il prolungato silenzio non presagisce nulla di buono. Nessuna preghiera è in grado di allentare la morsa della paura che artiglia il suo cuore.

I residui lattiginosi del sogno ovattano i suoi sensi acuti, ma appena la mente si chiarisce, ode dei rumori venire dal piano di sotto. Agitazione, brusio, voci che cercano di parlare sottovoce, ma non ci riescono. È impensabile una visita a quest'ora.

Volge lo sguardo intorno a sé, alla ricerca di dettagli rassicuranti. L'ambiente, arredato con gusto e semplicità, è privo della maggior parte degli orpelli caratterizzanti le camere delle bambine, a favore di una sobrietà più affine ai gusti e alle esigenze di una casata militare. La familiarità di ogni dettaglio o decorazione è come il caldo abbraccio dei genitori, chiuso in tutti i simboli sacri, soprammobili o libri che le fanno compagnia in ogni momento.

«Madalen, vestiti. Ci sono due persone venute a incontrarti» la esorta Paul, il suo tutore, aprendo la porta della camera. Adesso Madie ha davvero il cuore in gola: chi può aver bisogno di parlare con una bambina nel bel mezzo della notte?

Solo l'abitudine e la disciplina le consentono di vestirsi rapidamente, controllando a malapena lacrime fuggevoli che insistono per emergere dai suoi profondi occhi castani.

Nella sala, in piedi, la aspettano un uomo e una donna che non ha mai visto: indossano entrambi la semplice divisa della Milizia, verde scura, con ben visibile lo scettro e l'aquila, simboli imperiali fin da un remoto passato, e le mostrine che la ragazzina riconosce in un attimo.

«Ti presento il capitano Thompson e il sergente Singer. Sono qui per te.» Paul ha un'espressione indecifrabile.

Prima ancora che la bambina possa dire qualunque cosa, Thompson le porge un fagotto ripiegato con cura:

«Era dei tuoi genitori Madalen. Sono morti entrambi con onore in missione diciannove giorni fa.»

La morsa sul suo cuore si stringe inesorabile, non riesce a respirare. Un vortice di emozioni la travolge e la trascina in un baratro oscuro. Ma non può piangere. Non deve piangere.

«Sii forte bambina e sii fiera di essere la loro figlia, hanno compiuto il loro dovere senza mai avere paura: sono degli eroi.»

Lo sguardo dei militari è privo di qualunque compassione, solo Paul con un delicato tocco, le fa percepire la sua vicinanza e comprensione. Poi continua inesorabile: «Madalen, questi ufficiali devono accompagnarti in un nuovo posto, dove potrai essere istruita meglio che qui. È un grande onore sai, dovresti essere riconoscente.»

«Ma subito, stasera?» domanda Madie con voce esitante, trattenendo ancora le lacrime, e guardando con occhi imploranti Paul. Le hanno insegnato a essere forte, a controllare le emozioni, a essere degna dei suoi genitori, ma il dolore che la dilania le fa tremare le gambe.

«Dobbiamo ripartire immediatamente» le risponde con freddezza l'uomo che le è stato presentato come il capitano. Insensibile a qualunque emozione, ignora lo sguardo penetrante della sergente che sembra sussurrare: «Ma non hai nemmeno un po' di pietà per questa bambina?»

I vivaci occhi verdi di Paul sfiorano con orgoglio permeato di dispiacere la bambina che, con il suo atteggiamento fiero e composto, fa onore alla sua educazione, mentre esce dalla villa accompagnata dai militari. Quando la rivedrà, sarà ormai una donna e forse la mestizia sarà svanita dal suo sguardo dolce.

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