VEDERE E GUARDARE (616° -637° giorno)

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Edith percepisce subito la differenza: nelle settimane precedenti, a dispetto delle parole pronunciate ancora convalescente, la donna si è accorta che Madalen, pur consapevole della necessità di reagire, di trovare un modo di convivere con il suo terrore, non riusciva efficacemente a lottare. Quando incrociava lo sguardo della Reinhart, cadeva in uno stato di panico completo e il suo istinto di sopravvivenza sovrastava, senza pietà, il suo amor proprio. Nell'ultimo periodo, però, da quando l'ha trasferita con lei nelle cucine, sembra che la Comandante abbia rilevantemente diminuito l'intensità delle vessazioni, come finalmente consapevole della sincerità della ragazza.

Appena la incontra la mattina dopo, intuisce che è sopraggiunto un cambiamento: la Madalen di prima sta riemergendo.

La ragazza ha smesso di vergognarsi di se stessa e sta ritrovando i punti saldi del suo carattere.

Ciò non toglie, che Edith, stavolta non costretta, come quando le aveva dovuto riferire il pensiero della Reinhart, fingendo che fosse suo (Hai pensato di poter stare qui, avendo commesso un atto disubbidienza alle leggi Imperiali e di non dover imparare a obbedire senza esitazione. Sei stata presuntuosa, Madie) sente il dovere di ricordarle, che, anche se adesso ho ritrovato il suo coraggio, obbedire non ha alternative, se intende sopravvivere alla detenzione. Vera Reinhart ha un suo senso di giustizia, le spiega, se non le darà motivo per punirla così duramente, persino quando capirà non essere più priva di volontà, non lo farà di nuovo. Ma lei dovrà mordersi la lingua mille e mille volte e accettare di piegarsi e quando proprio non ci riuscirà, almeno non pretendere di avere ragione.

«Se rifletterai, anche solo un secondo, non la farai più infuriare come con Franziska... tra l'altro un motivo così sciocco... volevi solo dimostrarle di non aver paura di lei... credo che solo cercare di ucciderla l'avrebbe fatta incollerire di più.»

«È stato stupido vero?»

«Più che stupido, quasi suicida» ride Edith.

***

La ragazza che entra nell'infermeria per il consueto controllo dell'andamento della sua guarigione è un'altra persona.

Il medico cela a malapena un'espressione di sollievo, notando la detenuta Petersen camminare diritta, con le spalle aperte e il viso serio ma non scuro. Non è altera come appena arrivata, ma nuovamente il suo addestramento marziale traspare con leggerezza dal suo atteggiamento.

Fisicamente si sta riprendendo perfettamente, ha perso molti chili durante la convalescenza, ma nonostante la durezza della vita nel carcere, il suo fisico sano sta recuperando. È magra, ma non è più sottopeso.

Non le è stato ordinato di riferire questo cambiamento e per il momento decide di aspettare: la Comandante è andata contro il suo consiglio quando l'ha rinchiusa in isolamento nonostante le lesioni interne, adesso concederle un po' più di tempo per riprendersi è il minimo che possa fare per rispettare il suo giuramento.

La Comandante Vera Reinhart invece si accorge che la ragazza in poche settimane ha ripreso peso e colore, ed è giunto il giorno di riassegnarla ai turni normali all'impianto. Quando le capita di incrociarla, nota che evita il suo sguardo, ma il portamento sta tornando fiero: probabilmente non è più così terrorizzata.

...

Era in ritardo, di poco, ma in ritardo. Anche se avesse corso, col rischio cadere sul ghiaccio, con il ginocchio non ancora perfettamente guarito, sarebbe stata in ritardo ugualmente. Così decide di evitare di precipitarsi e procede a passo spedito attraverso il cortile, quando Vera Reinhart la ferma e le fa cenno di inginocchiarsi. Madalen obbedisce, consapevole ormai che sia un prezzo da pagare, si china e abbassa la testa.

«Sei in ritardo.»

«Sissignora, lo so.»

«Sei diventata pigra ragazza? Forse tanto tempo nelle cucine ti ha fatto male: hai anche messo su un po' di pancia.»

La ragazza alza lo sguardo e incrocia i freddi, profondi, occhi grigi della donna.

«La Signora Comandante si sta burlando di me? Peso ancora molto meno di quando sono arrivata!» risponde pacatamente ma un po' indispettita: durante la convalescenza è dimagrita troppo, ha perso anche tono muscolare e ciò la infastidisce parecchio. Sta ancora sostenendo lo sguardo della donna, dopo qualche istante lo distoglie.

«Troppo tardi, ragazza. Hai scoperto le tue carte. Sei rinata dalle tue ceneri, prima ci fai credere che nemmeno sopravvivrai e invece... Davvero determinata! Vai adesso, sei nel terzo turno, per sei giorni.»

Le ha appena raddoppiato la sanzione consueta: la guerra è ricominciata.

«Dottore, da quanto tempo la Petersen ha riacquistato la fiducia in se stessa?»

Monika Dolfson ha un attimo d'incertezza: «pochi giorni comandante. Non più di una ventina.»

«E cosa aspettava a dirmelo?» il tono è tagliente. La Comandante non ama essere colta di sorpresa e Monika Dolfson lo sa bene.

«Comandante, lei non ha chiesto di essere aggiornata sullo stato di salute della Petersen dopo la dimissione dall'infermeria!» Il medico si attiene alla lettera degli ordini, pur consapevole di averne violato lo spirito.

«Si sta arrampicando sugli specchi dottore, ma capisco, è colpa mia. Ordinerò al maggiore Wolf di trasferire la De Beer dal blocco D all'E. La loro comunella è durata abbastanza.»

«Signora» si giustifica il medico, guardinga. «L'avete autorizzata Voi.»

«Non la sto accusando di nulla, capitano. Ora non serve più e quindi è il momento di separarle.»



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