Nei suoi alloggi Vera Reinhart non è sola. E' mattina presto, le attività del campo si stanno riattivando lentamente. Dalla vetrata può vedere un paio dei blocchi di celle: nota come le detenute abbiano imparato a ottimizzare i tempi per riposare qualche minuto in più. La persona con lei nella camera è un'altra donna: sono entrambe in silenzio. Si conoscono da troppo tempo perché questo possa essere fonte d'imbarazzo fra loro. Se osservi bene la seconda donna, ti accorgerai che è sicuramente una Sorella Templare. Il suo volto trasmette grande serenità. Se osservi ancora meglio, puoi accorgerti che le due donne si somigliano, forse sono zia e nipote o, più probabilmente, cugine.
La Sorella legge ancora nello sguardo della cugina il vivido ricordo dell'avvenimento che le aveva per sempre cambiato la vita.
...
La battaglia contro le forze dell'innominabile Dio del Sangue era stata atroce ed era costata la vita a migliaia di uomini, nonostante il vitale appoggio dei Marines Spaziali.
Ma quello che Vera non aveva mai completamente dimenticato non era il sacrificio della Milizia, morti nella luce dell'Imperatore, ma la furia selvaggia, la sete di sangue che l'aveva travolta senza che riuscisse a evitarlo. Aveva visto se stessa corrotta per l'eternità da quel mostruoso potere oscuro che stavano combattendo e che aveva trasformato la sua sacra ira in qualcosa di maledetto. Già in diverse occasioni aveva notato che, per quanto indispensabile per mantenere i ranghi fedeli e disciplinati, più di uno le aveva contestato il mostrare frequentemente troppe emozioni.
Ora, ammesso che potesse salvare la sua anima, avrebbe dovuto rinunciare definitivamente al suo incarico.
Demetra, e chi si era occupato di lei durante la convalescenza, non aveva mai riscontrato nessuna traccia della corruzione che temeva di avere. Ma nella donna si era insinuato il dubbio e quando le avevano comunicato il cambio di assegnazione, era stato persino un sollievo.
A nulla erano valse le parole della Templare: aveva potuto osservare con i suoi occhi quanto fossero sacre e luminose le furie della cugina, che coinvolgevano gli uomini, spingendoli spesso ben oltre i loro limiti. Ma sapeva che per guarire avrebbe dovuto ritrovare piena fiducia nella sua fede.
Si era rinchiusa in questo pianeta sperduto quando aveva scoperto, per caso, quanta crudeltà inutile e improduttiva era perpetrata abitualmente nei confronti delle detenute, per i più futili motivi.
La fortezza, sede di un opificio piccolo ma prezioso, non raggiungeva mai nemmeno il minimo degli standard di produttività perché le recluse erano sempre in condizioni fisiche troppo compromesse per lavorare: tanto valeva condannarle direttamente a morte.
Aveva lottato per tenere la struttura aperta e ne aveva ben presto ottenuto il comando. Chi l'aveva seguita l'aveva fatto su base volontaria,ma adesso erano fiere dei risultati ottenuti: la fabbrica era remunerativa e il metodo funzionava.
...
Sul tavolo al centro della stanza c'è un documento aperto: la scheda di una delle detenute.
La Sorella segue lo sguardo della cugina mentre si sofferma sulle donne nel cortile e in particolare su una. «E' questa? Quella di cui stai studiando il rapporto?»
«Sì Demetra. Poiché me lo domandi, avrei piacere di conoscere la tua opinione su quella ragazza.»
Demetra nota le date. «Uscirà a breve, vedo.»
«Ecco perché lo chiedo. Per te non si sono segreti, leggilo pure.»
La Sorella scorre velocemente le pagine : «Un rapporto interessante,» poi si ferma, un attimo perplessa. «Le hai fatto...questo?» domanda, indicando una pagina in particolare.
«L'ho redatto io questo rapporto, non ci sono né inesattezze ne' omissioni.»
«È quasi...tortura...»
«Sì, lo so» sospira. È stanca di sentirlo definire in questo modo, ma non discuterà con sua cugina.
Demetra osserva di nuovo la ragazza, che ormai sta entrando nella fabbrica.
«Sta bene. Sembra anche di buon umore» decide infine.
«Le c'è voluto un po' per stabilizzarsi, ma è forte.»
«Ti aveva fatto proprio infuriare, vero? Ma ti pesa ancora tanto? Lo sai che se vuoi posso provare ad aiutarti.»
«Forse non hai letto bene dall'inizio, Demetra, non fermarti ai dati ufficiali.»
Passa qualche minuto: «Un caso unico direi o quasi. Ora capisco perché era cosi importante per te ottenere la sua obbedienza. E poi, non si può affermare che non fosse stata avvisata.»
«Pensi che abbia esagerato?» chiede, infine, Vera.
«Hai potere di vita e di morte su di loro qui. Poi so che fai di tutto per non doverle giustiziare.»
«Non voglio una risposta diplomatica o su quello che posso o non posso fare, Demetra, voglio la tua opinione per quello che sei, voglio l'opinione di mia cugina.»
«Pensi di aver esagerato?»
«Dubiti di me?»
«Io non ho mai dubitato di te, Vera. Tu dubiti di te stessa, temi che il potere che t'ispira, e a volte ti sovrasta, sia qualcosa di oscuro e non di sacro. Ma, se vuoi la mia opinione, devi rispondere tu a una mia domanda: hai mai desiderato, non accettato il rischio, proprio desiderato, di ucciderla, anche solo per un momento?»
«No! Certo che no!» risponde la donna d'impulso: nella sua mente passano per un istante tutti i sentimenti che ha provato, immensa rabbia, desiderio di vederla piangere e implorare, ma di ucciderla? No. Era un rischio che era stata disposta a correre, ma non lo aveva mai voluto.
«Allora hai fatto quello che doveva essere fatto. Se la vedessi ora folle o catatonica penserei che, sì, hai esagerato, ma non è così, e come il solito la tua mano è stata guidata al meglio. Hai fermato una rabbia che presto l'avrebbe condotta a qualcosa di terribile. Devi smetterla di dubitare di te stessa, Vera. Scommetto anche che è servito.»
«Direi proprio di sì. Non è possibile rimediare a tutto, era già adulta, ma l'atteggiamento è diventato più consono: non ha più disobbedito. Forse non sarà mai una cittadina modello, ma credo che si comporterà bene.»
Demetra prosegue nella lettura: «Vedo che ha rialzato la testa, in seguito.»
«Ci sono voluti mesi, ma parte del suo spirito ribelle è riemerso. Si arroga il diritto di sapere cosa è giusto e non è capace di stare zitta. Dalla prima volta, adesso che mi ci fai pensare: era poco più che una bambina, sull'orlo delle lacrime per la vergogna di aver disonorato i suoi genitori, ma ha voluto comunque darmi la sua versione della verità. Ci vuole coraggio o forse incoscienza. Se comprendesse fino in fondo dove sbaglia, sarebbe una valida alleata.»
«E non l'ha capito?»
«Non l'ha fatto suo completamente. È domata dalla paura, non dalla fede, ma ci dovrà bastare.»
«L'Impero funziona anche su quello, Vera, lo sai meglio di me. Hai compiuto il tuo dovere, anche molto bene mi sembra. Era su questo che volevi il mio parere?»
«Non solo. Stavo valutando che, nonostante le sue difficoltà con l'autorità, ha tutte le caratteristiche per essere un buon soldato. Potrebbe ancora servire bene l'Impero, nonostante tutto.»
«Da quello che leggo qui, in effetti è probabile. Ben indirizzata farà la cosa migliore.»
«Volevo proporle l'arruolamento, cancellando la condanna. Credo che fosse quello che voleva da ragazzina: anche i suoi genitori hanno servito nella Milizia Imperiale.»
«Potrebbe essere una buona decisione. Ma rifiuterà.»
«Perché lo pensi?»
«Perché è orgogliosa: vuole cavarsela da sola. E poi non credo vorrà incontrare qualcun altro come te, se può evitarlo, e sa che se si arruola, non potrà evitarlo» le sorride.
STAI LEGGENDO
Madalen
Ficção CientíficaIn un Impero Galattico militarizzato e in guerra, Madalen è una ragazza orfana che frequenta un'accademia militare. Poi un'accusa ingiusta la travolge e viene condannata a cinque anni da scontare in un campo di lavoro. Idealista, onorevole e delusa...