La sirena ha suonato da pochi minuti. E' un suono chiaro, ma non sgradevole, nell'atmosfera placida della notte della fortezza. L'opificio è a regime minimo ed emette solamente sbuffi di calore che la circondano di una nebbia dai riflessi perlacei. Ha smesso di nevicare da poco e la neve ricopre le costruzioni e i rumori allo stesso modo, come una coperta soffice e vaporosa. Le detenute che non siano già andate a riposare lo stanno facendo adesso, quando vengono interrotte dall'accensione dalle potenti luci esterne e da un voce perentoria:
«Ispezione, blocco D! Uscire dall'edificio!» Le serrature si sbloccano con un clangore metallico.
Una lunga code di donne comincia a uscire dall'edificio. Le recluse hanno l'andatura spossata e molte rabbrividiscono nell'aria pungente della notte, ma procedono nel cortile innevato, sistemandosi disciplinatamente sulle file consuete. Una dozzina di guardie entra nelle loro celle. A un lato dello spiazzo, avvolta nella sua solita elegante cappa borgogna, si nota la presenza della Comandante.
Non sono frequenti le ispezioni: le carcerate sono strettamente sorvegliate ed è raro che possano nascondere oggetti non ammessi. Per lo più, perdono delle preziose ore di sonno o sono sanzionate, perché il loro spazio non è convenientemente pulito.
Anche Madalen è tranquilla: ciò che possiede d'insolito - i libri - è già stato verificato.
Una delle secondine si avvicina a Vera Reinhart, che in quel momento si sposta dove tutte la possano vedere e sentire chiaramente.
«Detenuta 41725014 e detenuta 41724972 venite avanti» ingiunge.
Madalen esita, colta di sorpresa, ma riesce a reagire abbastanza velocemente.
La donna si rivolge alla sua compagna, colpevole di avere la cella in condizioni inadeguate: le fa una breve ramanzina e la assegna a un turno di lavoro più lungo per alcuni giorni. Dopo, si concentra su Madalen:
«Detenuta 41724972: questi libri ti sono requisiti.»
La ragazza sbarra gli occhi: sono stati fondamentali per consentirle di uscire dallo sconforto in cui era sprofondata, non vuole perderli.
«Ma Comandante! Me li ha fatti avere lei! Sono ammessi!» obietta, d'istinto. Poi coglie lo sguardo della Direttrice, prima ancora che abbia il tempo di ribattere, e realizza di essere caduta in trappola. È una sua decisione e, iniqua o meno, Madalen è tenuta ad accettarla. Potrebbe sembrare una sciocchezza, ma non lo è. Le si sta ribellando, sta contestando una sua decisione, quando l'unica cosa che le è richiesta è l'obbedienza.
Un fiume di ricordi e un dolore al dorso, non totalmente svanito, la soverchiano in un istante.
Crolla in ginocchio sul terreno ghiacciato, a capo chino: «Mi scusi, Signora: non dovevo.»
È sincera nell'affermare che le dispiace, ma non per questo la odia di meno. Freme per la rabbia, trattenuta a malapena, le mani contratte.
«Molto, molto meglio, Petersen» conviene la Reinhart, socchiudendo gli occhi, soddisfatta. «Per stavolta, va bene.»
Madalen vede il lungo mantello rosso allontanarsi di qualche passo, ha già spostato la gamba per sollevarsi, quando, memore degli addestramenti ricevuti da bambina, capisce che non le è stata accordata l'autorizzazione a rialzarsi. Così rimane immobile, in mezzo alla neve, sforzandosi di non perdere la calma.
Dopo alcuni minuti, l'ispezione ha termine e la Comandante dà il permesso di rientrare.
«Anche tu, Petersen» le concede «Puoi alzarti. Sembra proprio che tu stia imparando.»
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Madalen
Science-FictionIn un Impero Galattico militarizzato e in guerra, Madalen è una ragazza orfana che frequenta un'accademia militare. Poi un'accusa ingiusta la travolge e viene condannata a cinque anni da scontare in un campo di lavoro. Idealista, onorevole e delusa...