Che cosa fosse esattamente successo, nonostante l'impegno, Madalen e le altre ragazze non lo scopriranno mai. Però ritengono di essersene fatte un'idea abbastanza verosimile, mettendo insieme le informazioni ottenute e parlando con le militari, nelle settimane successive a situazione normale completamente ripristinata.
Delia era stata sorpresa dal soldato Gerard una sera poco prima della sirena, dentro uno degli edifici, impegnata in un'attività proibita. Madalen sapeva esattamente quando, perché era mentre la Reinhart la stava tenendo in isolamento per l'ennesima alzata di testa.
Delia, per quello che ne sapevano, non aveva avuto vita facile precedentemente all'arresto; aveva istintivamente alzato le mani, per colpire Sophia che aveva già estratto l'arma. Era partito un colpo che aveva colpito all'addome il soldato. Sophia, inesperta, aveva commesso la leggerezza di essere sola con la detenuta dove le tiratrici non potevano intervenire, ma aveva rischiato di pagarlo con la vita.
La reclusa si era lasciata prendere dal panico: aveva ferito una secondina, era già morta, così era scappata, rientrando nella sua cella, abbandonando la militare ancora viva ma agonizzante.
Il medico aveva testimoniato che, se fossero intervenuti subito, Sophia non avrebbe rischiato di morire, invece l'avevano trovata varie ore dopo, in condizioni critiche.
Da lì si era scatenata l'apocalisse.
Con la sua giovanissima figlia in fin di vita, Vera Reinhart aveva perso la ragione. Tania Wolf e Monika Dolfson avevano dovuto utilizzare con eccezionale fermezza il loro ascendente e la fiducia reciproca, per farla desistere da passare subito per le armi tutte le detenute e persuaderla a cedere il comando al maggiore Wolf.
La Comandante era impietosa, ma era soprattutto un'ufficiale responsabile e competente, e aveva infine acconsentito, non prima, però, di aver richiesto i rinforzi della guarnigione esterna e avere autorizzato interventi di contenimento mai ammessi in precedenza: i soldati avevano ordine di fare fuoco sulle detenute, prima in modo non letale, poi letale, a ogni minimo segno di minaccia e se si fossero unite in qualcosa che avesse avuto anche la lontana parvenza di un assembramento. Dovevano essere scortate in ogni parte del campo, inoltre sarebbero state ammanettate. Ogni minimo segno di disobbedienza doveva essere immediatamente sanzionato senza nessun preavviso e lo stesso ogni errore o esitazione sul lavoro.
Per quanto rigida, la disciplina precedente non le assomigliava neanche lontanamente: i fucili risuonavano continuamente nel cortile, come avvertimento (ma varie erano state ferite, sebbene in modo lieve) se provavano ad avvicinarsi a una compagna per chiacchierare. Durante il lavoro erano state picchiate anche solo per aver fatto cadere un pezzo o per aver provato a pronunciare qualche parola.
Ma la vera calamità era la paura, non erano informate che il soldato ferito fosse sua figlia, ma presagivano che la Reinhart non avrebbe esitato a giustiziarle se non avesse scoperto la colpevole in tempi brevi.
Nel frattempo, la comandante aveva mosso ogni sua conoscenza per convocare qualcuno in grado di salvare la ragazza: non sarebbe stata più quella di prima, ma era l'unica strada. I due Tribuni avevano accettato come favore personale, erano abili negli interrogatori e non avevano nessun dubbio che avrebbero risolto velocemente la questione.
Presa a mano l'investigazione ed esaminati i rapporti sulle detenute, avevano deciso che le ex-caposquadra erano alquanto sospette. A nulla era valsa l'opinione del maggiore, che le reputava elementi difficili, ma anche affidabili, per far loro cambiare idea dal far subire alle cinque un interrogatorio davvero impegnativo. Solo l'intervento della Reinhart aveva salvato Madalen da un sicuro pestaggio e forse da una condanna senza appello, ma la comandante esigeva la colpevole, a mettere in riga la Petersen, che sapeva innocente, voleva essere lei.
Ammesso, ovviamente, che le lasciasse vivere.
Con i Tribuni, la morsa su Delia si era chiusa subito, poiché le detenute non avevano chiara la dinamica dell'incidente e non erano in grado di fornire nessun alibi. Solo la colpevole possedeva alcuni dettagli fondamentali e non era abbastanza astuta da fingere efficacemente: nel tentare di difendersi aveva dimostrato di conoscere informazioni che non le erano state rivelate. Quando aveva avuto il dubbio che Sophia avesse ripreso conoscenza era entrata nel panico: si era tradita e aveva cominciato ad accampare scuse per ottenere pietà.
Il racconto della detenuta, per quanto l'accusasse senza nessun dubbio, era incompleto e contraddittorio: Delia, pur consapevole di dover morire, tentava di giustificarsi per avere almeno una morte rapida.
A quel punto Vera Reinhart era diventata spietata. Non voleva più solo una vittoria, voleva un trionfo, non le bastava giustiziare Delia, voleva annientarla prima di ucciderla.
Gli Interrogatori, poiché persisteva a mentire e a contraddirsi, si erano convinti in fretta a cominciare con le maniere forti.
Erano quelli gli urli che Madalen aveva sentito, non dissimili delle sue grida sotto i colpi del maglio elettrificato e che perciò l'avevano così turbata.
Delia non aveva resistito a lungo, era bastata qualche ora a spezzarla, complice il senso di colpa. Aveva raccontato per filo e per segno gli avvenimenti e aveva smesso di discolparsi, non avrebbe avuto né perdono né indulgenza: aver lasciato lì Sophia a morire era ingiustificabile, anche se era evidente che non c'era stata l'intenzione di farle del male.
Quando, soddisfatti della sua completa confessione, avevano interrotto la tortura e le avevano comunicato che la Comandante, nel suo diritto, avrebbe decretato come giustiziarla, aveva cominciato a piangere e supplicare. Non dubitava che le sarebbe stata inflitta una morte atroce e, di sicuro, non rapida.
La Reinhart, invece, con sua figlia salva, stava tornando in sé.
Era vero, desiderava più di ogni altra cosa uccidere tra lancinanti sofferenze questa criminale, ma sapeva di dover diffidare dei suoi attacchi di furia assassina e aveva interpretato la sopravvivenza di Sophia come un segno. L'aveva già distrutta la colpevole, implorava da ore, e quello che si stava immaginando probabilmente era addirittura più tremendo di ciò che aveva in mente lei stessa.
L'indomani sarebbe stata talmente abbruttita da persino ringraziarla se le avesse concesso una morte pulita, ma non aveva intenzione di risparmiarle il disprezzo delle compagne, voleva riconoscere nelle detenute la completa accettazione che le sue azioni erano imperdonabili e bramava vedere in Delia la consapevolezza che nemmeno loro l'avrebbero compresa o scusata.
L'aveva ottenuta la sua soddisfazione: le recluse avevano risposto come una voce unica, senza esitare.
E quando aveva ordinato di impiccarla, Delia aveva capito che quello era il massimo del perdono potesse sperare di ottenere: dalle sue labbra avevano potuto leggere un "Grazie" prima di vederla accasciarsi al suolo priva di sensi.
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Madalen
Khoa học viễn tưởngIn un Impero Galattico militarizzato e in guerra, Madalen è una ragazza orfana che frequenta un'accademia militare. Poi un'accusa ingiusta la travolge e viene condannata a cinque anni da scontare in un campo di lavoro. Idealista, onorevole e delusa...