Una sera come tante Madalen sta uscendo dalla fabbrica: è tranquilla, non ci sono stati problemi nelle ultime settimane e le giornate stanno diventando routinarie, sebbene faticose. Così si meraviglia quando nota sulla soglia dello stabilimento la Comandante.
«Petersen, torna dentro. Ho deciso che farai altre quattro ore oggi.»
La ragazza è sconcertata. «Ma non ho fatto niente!» risponde, senza riflettere, e se ne pente subito, quando un dolore lancinante sale dalle sue caviglie fino alla base della schiena, facendole cedere la gambe e costringendola in ginocchio.
«Errore. Risposta sbagliata.» La donna si china. «Ti è piaciuto questo uso delle nuove cavigliere?»
«Ma...» ricorda che gliele hanno cambiate, ma non si aspettava che fossero diverse.
«Riproviamo Petersen. Che cosa avresti dovuto rispondere?»
«Sì Comandante?» esita. Lo sa perfettamente, ma il suo orgoglio ha vinto.
Il dolore torna, ma è più sopportabile.
«Quasi, un pochino più convinta.»
«Sì, Comandante!» risponde, stavolta in modo confacente.
«Meglio. Andava bene anche 'In cosa ho sbagliato, Signora?' Non hai ancora veramente appreso a non contraddirmi. Lo vedo che ti controlli sicuramente di più e che di fronte a ordini diretti, anche sgradevoli, obbedisci. Ma sei ancora ribelle e la tua mente non ha ancora imparato a reprimere del tutto questo istinto, nonostante abbia cercato più di una volta di insegnartelo. Dobbiamo rimediare»
«Ti metterò alla prova. Lo sai che non ho premura: la tua reclusione mi concede ancora sufficiente tempo. Se non sarò completamente soddisfatta di come mi risponderai ti troverai in ginocchio come adesso. Imparerai a obbedire sempre, non solo quando puoi rifletterci un attimo. Leggo nel tuo cuore come in un libro aperto, ero assai simile a te da giovane, piena di rabbia e di orgoglio, ma mi hanno insegnato la disciplina e ora la insegno a te. Solo che la tua strada è più ardua, perché io desideravo imparare, invece tu ancora resisti. Adesso torna dentro, ora hai fatto qualcosa» conclude infine, draconiana.
La ragazza si risolleva: l'ha fregata un'altra volta.
«Sì, Signora.»
Che la punisca perché ribatte quando la provoca ormai lo sa bene. Ci casca spesso, ma lo sa. Ma non capisce il motivo per cui abbia sentito la necessità di metterla alla prova di nuovo: dopo l'ultima volta, nella cella d'isolamento, aveva avuto la sensazione che la Comandante fosse rimasta compiaciuta del suo comportamento. E poi è appena tornata, non hanno nemmeno avuto il tempo di avere degli scontri: deve essere per qualcosa che è successo quando non era presente.
Le sovviene il capitano che le guardava a quel modo, prima che il maggiore Wolf facesse loro una ramanzina: nonostante la paura, non aveva potuto sopportarlo e gli aveva risposto a tono. Dopo, aveva rapidamente finto di essere pentita, per evitarsi almeno un po' delle botte che l'uomo aveva deciso meritasse. Il capitano le aveva creduto e l'aveva lasciata soltanto un po' ammaccata, ma evidentemente lo aveva indicato nel rapporto: chissà se aveva riferito anche cosa aveva detto lui, prima.
Madalen non avrebbe mai osato fingere con la Reinhart: l'unica occasione in cui ci aveva provato, la donna le aveva dimostrato tutto il suo disappunto. E mentire la faceva sentire sporca, ma quell'uomo non aveva il suo rispetto, poiché per primo non l'aveva rispettata.
Per quanto cocciuta, comunque capisce che deve prestare più attenzione. Dopo una quindicina di giorni difficili, Madalen impara a difendersi più efficacemente. Per un po' la Comandante sembra stancarsi del nuovo giochino.
Nonostante sappia per esperienza che la attacca spesso di nuovo, dopo averla lasciata in pace, in modo da farle abbassare la guardia, non se lo aspetta quando la donna attiva il dispositivo ancora prima di chiederle o ordinarle qualunque cosa.
La ragazza è di nuovo carponi, non è doloroso come il maglio, ma le gambe non la reggono. È carica d'ira come non mai.
«Ti da' fastidio essere sempre in ginocchio ai miei piedi, non è vero?» Non sopporta essere in ginocchio, a prescindere, non prova nemmeno più a celarlo.
La ragazza tace: non riuscirà a rispondere senza mandarla in collera.
Sopraggiunge un'altra scarica. «Rispondi alla domanda, detenuta 41724972»
«Sì Signora. È odioso. E non è g...» s'interrompe ma sa che è troppo tardi: era quello che stava aspettando.
«Stavi asserendo 'non è giusto' vero Petersen? Proprio non impari. Vedi, la scarica può durare un istante, come quello che hai già provato, ma anche parecchio di più.»
Il dolore la pervade per un minuto esatto, quando cessa, la ragazza riesce a malapena a stare carponi.
«Non sei tu che decidi cosa è giusto e cosa è sbagliato. Ti è chiesto solo di obbedire anche a chi non ti piace, credo di avertelo già spiegato mille volte. Fossi nei tuoi panni, mi toglierei questa idea dalla testa definitivamente. Il capitano Dolfson sostiene che puoi sopravvivere parecchi minuti. Questo era solo uno, se desideri che smetta di utilizzarle, esigo di non vedere mai più atteggiamenti di superiorità, mancanze di rispetto o, soprattutto, sentirti affermare cosa sia giusto o meno di quello che decidiamo. Credi di aver compreso stavolta?»
«Sì, Comandante» risponde nuovamente Madalen, arrabbiata e dolorante ma rassegnata. E anche disorientata perché numerose di queste accuse - soprattutto la mancanza di rispetto - non gliele formula più da anni. Sta reiterando minacce che le ha già esplicitato poco tempo prima e la Reinhart non è il tipo da ripetere lo stesso concetto due volte. Almeno, non a parole.
«Per il resto ti stai comportando bene. Il tuo progetto funziona, lavorate meglio e c'è più ordine. Manca solamente questo piccola minuzia perché tu possa smettere di soffrire.»
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Madalen
Fiksi IlmiahIn un Impero Galattico militarizzato e in guerra, Madalen è una ragazza orfana che frequenta un'accademia militare. Poi un'accusa ingiusta la travolge e viene condannata a cinque anni da scontare in un campo di lavoro. Idealista, onorevole e delusa...