VALERIUS (8-757 - E.I)

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Poi lo riconosce: è losco figuro che ha cercato di rapinarla qualche giorno prima e che si è preso una bella ginocchiata nel posto più delicato. È ovvio che la stia seguendo: è proprio uno stupido se pensa di attaccarla un'altra volta. Ma guardandolo bene, Madalen deduce che nasconde la mano sotto la giacca, stavolta sta tenendo un coltello, peccato non sappia che adesso lei ha una piccola ma letale, pistola.

Non appena l'uomo si accorge che l'ha notato, inizia a guardarsi intorno, all'apparenza alla ricerca di un altro bersaglio. C'è poca gente in giro a quell'ora in quella zona della città: la persona più vicina è un giovane uomo, ben vestito, sicuramente di nobili origini. Il rapinatore sembra cominciare a interessarsi più a lui che, anche se indubbiamente armato, intanto possiede beni di valore e poi, in questo momento, sta camminando non prestando attenzione a quello che gli sta intorno, immerso in chissà quali pensieri o, forse, solo eccessivamente sicuro di sé.

Madalen non smette comunque di guardarsi le spalle: ha visto l'odio nei suoi occhi quando l'ha colpito qualche giorno prima e non dubita che stia pensando di farle qualcosa di orrendo.

Il giovane nobile si gira di scatto quando sente un rumore ovattato e un flebile gemito: ha davanti la ragazza con una pistola silenziata in mano, ancora puntata verso l'uomo scivolato a terra, agonizzante.

Madalen, in quell'istante, ha migliaia di pensieri che le frullano per la testa, ha appena ucciso un uomo e questo giovane l'ha vista. È sicuramente un nobile: le probabilità che non le spari o non la faccia arrestare sono prossime allo zero. Forse dovrebbe ucciderlo e scappare via da li.

Il giovane istintivamente mette mano alla sua arma ma, mentre la sta per sollevare, nota che la ragazza sta abbassando il braccio e ha assunto un'espressione sconsolata.

«Aveva un coltello. Non avevo ancora capito chi volesse attaccare di noi, ma aveva un coltello» si giustifica, con poca convinzione, Madalen.

L'uomo si avvicina al rapinatore che non agonizza più, ma le tiene la pistola puntata addosso. Con qualche colpetto della punta del piede sul giubbotto della vittima, fa cadere il coltello sul selciato.

«Hai ragione aveva un coltello.» Poi guarda cosa porta indosso:«e cose che secondo me non sono sue. Un po' di feccia in meno da queste parti. Pochi ne sentiranno la mancanza.»

«Non mi... denuncerà?» chiede Madalen tentennante.

«Perché lo... hai dei precedenti vero ragazza?»

«Diciamo così...Non omicidio però» Ci mancherebbe.

«No, se no saresti ricercata o morta. È la prima volta che uccidi un uomo a sangue freddo?»

«Sì.»

«E come ti senti?»

«Ho la nausea» risponde Madalen.

«Sì fa quell'effetto a volte» ribatte l'uomo sorridendo e abbassando l'arma. «Togliamoci da qui, altrimenti qualcuno prima o poi farà domande e mi pare di capire che tu non voglia avere niente a che fare con gli sbirri.»

«Non se posso evitarlo.»

«Come ti chiami?»

«Madalen» risponde laconicamente la ragazza.

«Io Valerius. Comunque grazie, forse quel disgraziato mi avrebbe attaccato alle spalle. Madalen posso farti una... anzi due domande indiscrete?»

«Uh?»

«Quanti anni hai? È evidente dal tuo comportamento che hai avuto qualche problema con la giustizia, e non credo per pochi giorni, ma sembri comunque giovanissima.»

«Ho ventitré anni.»

«Lo sei. Posso chiederti per quanto sei stata in prigione?»

«5 anni.»

«O cavolo, ma quanto avevi diciotto anni?»

«16»

«Ma per che cosa?»

«Non sono affari tuoi. Poi questa è la terza domanda.»

Valerius ride. Dopo qualche istante Madalen comincia, prima timidamente poi con più convinzione a ridere.

«Da quanto tempo non ridevi Madalen?»

«Un po'... forse sei, sette anni» risponde la ragazza tra i singulti.

«Sei più carina quando ridi. Dovresti farlo più spesso. Vieni, ti offro da bere.»

Passano alcuni minuti, si sono allontanati dal cadavere e qui la zona è più luminosa e rispettabile. Trovano un posto che serve da mangiare di notte e si siedono.

«Ma cosa fai ora? Sempre se vuoi dirmelo» chiede Valerius.

«Lavoretti. Non è così facile.»

«Potrei aver bisogno di una come te in futuro.»

«Perché dovresti fidarti di me?»

«Perché non mi hai sparato nonostante la paura di tornare in prigione o peggio.»

«Perché dovrei fidarmi di te?»

«Perché non ti ho fatto arrestare?» le risponde l'uomo piegando la testa da un lato e sorridendole. Ha un sorriso molto dolce che ammorbidisce il viso affilato.

«Se vorrai darmi una possibilità, te ne sarò grata.»

«Non so se mi devi ringraziare, non è una vita facile starmi accanto.»

«Ci sono abituata.»

.


.. to be continued...

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