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Oggi parla la parte più sensibile di me perché sono riuscita a farla uscire, anche se la stronzaggine continuava ad intervenire.

Parla la mia anima schiava del giudizio di qualcuno che non dovrei neanche ascoltare, ma non fa altro che dargli retta perché mi odio abbastanza da farmi del male ancora una volta.

Vorrei abbandonare ciò che mi appartiene e che da tempo è stata la mia spalla su cui piangere; la scrittura.

Ma poi mi rendo conto che un mondo senza di essa non riuscirei a vedermelo perché io grazie ai suoi strumenti mi sfogo e se non l'avessi al mio fianco sarei come un marinaio disperso nell'oceano tempestoso.

Ma perché continuare una cosa che mi fa stare così male allo stesso tempo? Qualcosa di così evasivo che nessuno comprende. Mi è stato ribadito ancora; il mio stile non è ancora abbastanza per raggiungere quei voti alti che riesce a prendere solo chi rende il proprio modo di scrivere comprensibile agli umani. Il mio è incomprensibile, un modo tutto suo di forme strane che si intrecciano per formare frasi di senso compiuto, troppi giri di parole per dire un concetto semplice, una lingua barbara denominata "Vanessiano" da qualcuno.

E mi rende furiosa il fatto di aver pianto per queste parole e aver pensato di abbandonare tutto. Perché sono così diversa? Non ho mai chiesto di esserlo. Vorrei narrare le cose come si fa con le fiabe, in modo chiaro e facendo sì che piaccia a chiunque.

I miei voti in italiano sono pari a coloro che non mettono sé stessi nella traccia. Faccio tutto il contrario. Esprimo le mie idee, quello che sento, con termini ricercati per non sembrare dopotutto così vuota. Ma ottengo sempre lo stesso risultato, uno che mi fa rabbrividire.

Mi sento una merda. Le scrittrici dovrebbero far sentire le vere emozioni al lettore, il quale deve rimanere stupito da esse. Non ci riesco e mi fa rabbrividire il senso di nausea che questo mi provoca.

I voti dei temi non sono mai ciò che mi aspetto perché il mio stile è incomprensibile e non arriverò mai da nessuna parte. Già, forse dovrei abbandonare tutto perché farmi capire mi riesce troppo complicato.

Sin da quando ero alle elementari tutti i professori, o maestre che siano, mi hanno sempre sminuita. 5 volanti, 6 a stento, voti che mi facevano ribollire. Arrivo alle superiori intenta a dare il meglio e ci riesco, per un po'. Metto la stessa energia ad ogni compito, cercando di arrivare al risultato sperato, ma non riesco.
Vedo persone che fanno schifo che vengono giudicate tremila volte meglio di me.

Non mi interessa il voto quanto le parole che Lui ha detto nei miei confronti e ció che scrivo.
Forse dovrei abbandonare, forse no.

Ma ho deciso di terminare gywyl, insieme a tutte le altre traduzioni, e non entrare piú su wattpad.
Non voglio piú scrivere perché non ne vale la pena. Scrivo per essere capita, invece faccio tutto tranne quello.

Rientreró dopo mesi, magari piú sicura di me. Ma ormai, non riesco piú a scrivere per ció che mi è stato detto. Mi è cosí difficile. Penso sempre se potrebbe piacere, prima pubblicavo senza neanche correggere. Questa è la differenza sostanziale che mi sta mangiando dentro.

Ma sono anche impulsiva e lunatica, potrei cambiare idea da un momento all'altro. Ma tutto quello che so è che adesso sono sicura di questo.

Credo che mi fará bene, dopotutto.

Forse ritorneró con altre 50 idee diverse; storie pronte che magari almeno una volta vi faranno sognare. O magari con nessuna perché in questo lasso di tempo ho capito che la scrittura non è per me.

Chissá.

Chissá...

Vany's Diary❁Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora