sfogo⇝

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Voglio scrivere questa cosa perché a dir la verità non so neanche chi io sia. Mi sento persa nella mia mente e odio non avere il totale controllo della mia personalità e delle mie azioni.
Sarà noioso forse, ma leggendo capirete il mio vero essere e forse un po' lo capirò anche io. Per questo devo farlo, devo capirmi e accettarmi. Non posso andare avanti spargendo veleno letale su me stessa.

Sono una ragazza solare e radiante, pronta a ridere alle 7.45 di mattina appena varco la soglia della scuola. La maggior parte delle persone hanno solamente voglia di dormire e sono fottutamente depresse. Io, invece, la mattina alle 7.45 sono la ragazza più tranquilla del mondo con il sorriso sulle labbra.
Mi riposo tantissimo durante il giorno e la quasi assenza di insonnia aiuta il mio corpo a non essere così fiacco.
Entro in classe mormorando un "Non ho studiato un cazzo, se quella mi interroga sono morta".
Vedo due ragazze della mia classe che copiano i compiti sull'ultimo banco, ridendo per come sono entrata e perché ogni giorno è la stessa storia. E quelle risate mi fanno capire che non sono un'anima triste come credo.
Faccio ridere la mattina le persone che vogliono solo scappare e sono sicura che mi trovano divertente solo per la mia risata sguaiata. Perché sí, rido come una pazza.

Eppure, quelli che ridono di più sono quelli che nascondono la loro tristezza.

Rido sempre durante le ore scolastiche, sono come un sole in quella classe. Dico cavolate ogni cinque secondi e le mie compagne di banco non fanno altro che ridacchiarci su. E ridiamo, ridiamo, ridiamo.
Che bello nascondere i problemi.

Ma questo succedere fino alla quarta ora. Lì incomincio a rendermi conto che il giorno di scuola sta per finire e devo ritornare a casa, dove la monotonia ha la meglio su di me.

Il periodo tra settembre e novembre è il più bello. Ma poi arriva dicembre e spazza via ogni sogno e sorriso che ho celato in me. Ritorna mio padre con i suoi immensi rimproveri.
Solitamente il giorno prima piango sempre in classe ed è stranissimo per tutte vedere il sole radiante piangere. Pretende cose da me quando non lo vedo mai a casa. Allora, io pretendo di vederlo ogni giorno quando se ne va in Germania di nuovo, magari su Facetime.
Pretendere, promettere, pretendere, si sa già che nessuno dei due manterrà fede ai patti stipulati.
E allora arriveranno quei periodi, come questo, dove lo vedo solo qualche volta ogni tanto. La maggior parte delle volte non lo contatto neanche, voglio vedere se si ricorda di sua figlia. E no, non lo fa. Non si ricorda che ha lasciato qualcosa di suo in Italia. Eppure dice sempre a mamma che gli manchiamo.
Parole, parole, parole. Dove sono le azioni? Soppresse dal peso del lavoro.

È una fase di odio totale, dove mi voglio rinchiudere in una gabbia per non uscire, a che serve uscire se niente ti attrae? Le mie amiche mi stanno vicino, ma nessuna di loro capisce. Mi spingono a parlarci, ma non capiscono quanto il dolore di una figlia sia grande rispetto ad un'ignoranza.
E allora ci parlo, solo per avere una mano in tedesco.
Non ricordo neanche l'ultima volta che gli ho detto ti voglio bene e le parole "mi manchi". Non servono a niente perché mi fanno solo più male se le pronuncio.
E poi si lamenta che io sono acida e distaccata. Le domande a sè stessi sono un optional. Sei il primo a non dimostrare e io non devo farlo. Non devo espormi. Perché non dipendo da nessuno.

Sono la ragazza più acida e stronza del mondo con le persone che mi stanno attorno, ma non smetto mai di abbracciare tutti. Abbraccio chiunque. Forse perché non ho mai ricevuto abbracci e non voglio che le persone patiscano lo stesso.
Sono testarda, competitiva, una che deve avere ragione su tutto perché, diciamocelo, io ho sempre ragione.
Sono una ragazza fin troppo realista e innamorata degli amori vecchi, dove i piccoli gesti erano i più importanti.
Sono una sognatrice, ma al tempo stesso ho paura di volare alto perché ho la convinzione di non farcela.
E non ce la farò, secondo le persone che dovrebbero spingermi ad essere migliore. Non ho la stoffa, ho un carattere di merda, non mi espongo, sono una vagabonda.
La maggior parte di loro però non mi conosce.
Non conosce la mia storia e spero che nessuno di loro la viva.

Mi danno fastidio le bambine con un quoziente intellettivo nullo; possono avere anche la mia età, ma rimarranno delle bambine. Sempre. Essere donna è sapere cosa il proprio corpo e la propria mente può fare. Sfidare tutti. Mettersi al primo posto e non dipendere da un uomo.
E io questo lo so fare bene perché non dipendo da nessuno.
Cresciuta sola, rimasta sola. Vita di un'indipendente. La mia vita.

Amo le persone poetiche, quelle che disegnano, quelle che scrivono, quelle dall'animo sensibile. Non m'interessa l'età, peró mi stupisco ancora di trovare ragazzine di 12 anni così intelligenti. Nel mio paese sono tutte omologate, 2001-2002-2003 tutte troie.
Vorrei che fosse popolato da 2001-2002-2003 piene di voglia di scoprire il sapere.
Invece no, sono circondata da idioti.

E penso davvero che la mia trasformazione in ragazza vuota stia avvenendo.

Per questo scrivo, per non dimenticare chi io sia.

Sono una ragazza odiosa, simpatica a volte, molto pungente, rancorosa. Sono una ragazza infatuata con i quadri e le poesie.
Scrivo su un amore che un giorno vorrei vivere. Un amore che non vivrò mai perché nessuno condivide il mio pensiero.

Sono divertente, nel mio piccolo, sono imbarazzante. A volte troppo goffa, a volte troppo attenta ai minimi particolari.

Sono una scrittrice, adesso l'ho capito, creo mondi con la mente. Magari quei mondi che sono stati spopolati dopo un po' di tempo.
Non sono brava, sono un work in progress. Bramo la bravura, ma non riuscirò ad averla mai.
Non sono eccellente.
Non sono un esempio da seguire.
Non sono un'idola.
Non sono una santa.
Sono io con difetti che devo migliorare.

E mentre penso questo arriva maggio, stress continuo per le ultime interrogazioni e compiti in classe. Non sono mai abbastanza. Mai.
Ed è giusto così. Non siamo tutti nati per essere perfetti e bravi a scuola. Non mi piace più studiare.
Studio solo ciò che m'interessa perché sapere come Bonifacio VIII abbia emanato una bolla contro le decime estese al clero, non mi aiuterà mai nella vita.

Giugno finisce e sono tranquilla e inquieta. Ho desiderato l'estate tutto l'anno e non faccio altro che sprecarla. Mi sento depressa e non so perché, non so a chi sorridere la mattina perché mia madre è in Germania, io sono sola.

Luglio e Agosto saranno dei mesi ancora più spaventosi. Starò in Germania, libera, ma sola ancora (perché mio padre è come se non ci fosse) e allora capirò quanto io stupida sia stata a non uscire con le mie amiche ogni giorno.
Mio padre sarà stressato, imprecherà ogni giorno, rideró grazie a Mauro. Passerò tutti i mesi dell'anno a scrivere perché devo scaricarmi.
Dovrò fare attenzione a Mauro perché non deve sapere cosa passa nella mia testa. Si spaventerebbe e le sue battutine mi farebbero infuriare.
Andrò nei parchi allora, me li girerò tutti con il mio quaderno argentato. Passerò un po' di tempo con mio cugino.

Poi finirà Agosto e io ritornerò, sono sicura che festeggeremo il compleanno di Annie sulla spiaggia e mi ubriacherò come non mai; solo per sentirmi una vera adolescente.

Inizierà la scuola, sarò felice per un po' e dopo il giro si chiuderà con Natale e il nuovo anno, passato a guardare il telefono nella sala insieme a quattro persone. Odio il Natale.

E poi sarà il 2017. Mi chiederò ancora come le cose andranno. Mi riprometterò di cambiare. Ma alla fine so che sono solo speranze in fumo.

Per questo devo cambiare ora. Rendermi consenziente dei miei limiti e di cosa so fare.
Devo farcela.

Ce la faró?

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