Capitolo 1: Un brusco risveglio.

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-Apollo...- era lei.
Sussurrava il mio nome, l'esile voce appena accennata.
Dopo anni? Ma io dico. Queste visioni sempre nei momenti meno opportuni.
-Apollo...- lo ripeté, a voce più alta.
Mi girai nel letto, mugolando.

-APOLLO!- mi alzai di scatto.

-ARTEMIDE! MI VUOI FAR PRENDERE UN COLPO?!- urlai.
Lei mi fissava con un'espressione scettica sul volto.
-No, è solo il tuo turno.- disse mia sorella, alzandosi dal mio letto. -Lo sai che non hai bisogno di dormire.-

È vero. Non ho bisogno di dormire. Uffa, però, non posso mai fare nulla
qui.

-Ma è rilassante!- mormorai, coprendomi con il lenzuolo.

-Puoi fare altre cento cose rilassanti! Suona la tua lira, componi <per favore no> haiku, tira frecce, ma NON dormire, o il sole non sorgerà.-
-Uffa... okay sorellina. Okay. Torna dalle tue cacciatrici ora.-
Artemide mi scoccò uno sguardo assassuno ed uscì senza salutare dalla stanza.

Sbuffando, mi diressi verso il bagno. Tentai di Pettinarmi I capelli, ma il brusco risveglio impediva ai miei magnifici riccioli dorati di rimanere in una posa decente.
Sbuffai, irritato.
La giornata iniziava proprio bene.

Scesi e mi infilai in macchina, sovrappensiero, e avviai il motore, iniziando a guidare nella notte quasi finita. Il rosa tenue dell'alba di Eos iniziò a colorare il cielo.
Sorrisi, senza sapere bene perché. Forse mi faceva bene quella vista... mi osservai allo specchietto.
Ero davvero orribile. Distolsi lo sguardo, e pensai al mio sogno.

Dafne.
Non la pensavo più da secoli, ormai, era acqua passata. La nostra storia era, beh, brutta; ero stato io a soffrire, quella volta. Lei si era trasformata in alloro sotto i miei occhi.
Per colpa di un... coso, una persona meno figa di me, uno sparafreccie random di nome Eros.
Feci una smorfia di disgusto. Era vero, mi ero vantato con quella sottospecie di... nano da giardino, ma effettivamente come facevo a non vantarmi, insomma, sono io.

Lei aveva chiesto aiuto al padre, che l'aveva trasformata in pianta, ma la repulsione che provava nei miei confronti era colpa dello gnomo e delle sue frecce.
Anche la mia, ehm, infatuazione era colpa sua.

-Divino Apollo! Attenzione!- urlò una vocetta stridula.
Mi riscossi e raddrizzai in fretta la Maserati, che stava andando a schiantarsi su un campo. Dietro di me c'era una striscia di terra bruciacchiata.
Imprecai sottovoce.

-Grazie Sunnydale.- mormorai al portachiavi appeso allo specchietto centrale.
-Di nulla Divino Apollo, ma se lo lasci dire, oggi ha un aspetto davvero... diverso dal solito.-
-Grazie di avermelo fatto notare, Sunnydale. Ora puoi tacere. E non chiamarmi sempre "divino Apollo", sono secoli che ci conosciamo.-
-Oh, suvvia, divino Apollo, a cosa stava pensando?-
-Non sono affari tuoi, Sunnydale. Fai il bravo portachiavi o ti trasformo in un plettro.-
-Guida attento e prudente. Non distrarti. Hai quasi finito.- cantilenò lui, dondolandosi avanti e indietro.

Che stupido pupazzetto a forma di sole... ma era simpatico, in fondo, mi faceva compagnia.

Tornai a Dafne con una porzione di cervello, mentre il resto era concentrato sulla strada. Era colpa mia se era stata per secoli un alloro, e se lo era ancora, pensai. E allora perché non cercare qualcuno che la potesse ritrasformare in Naiade? Era un'ottima idea, mi dissi soddisfatto.
-La devo aiutare- mormorai a bassa voce.
E finalmente mi rilassai.

One More Life ||Apollo&DafneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora