Capitolo 41: Arriva la parte brutta.

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Da quel momento, tutto iniziò a precipitare a velocità vertiginosa, senza nemmeno lasciarmi il tempo di accorgermene.

-Forse...- iniziò mio padre, con un tono di voce talmente freddo e serio da risultare pungente, -Non hai ben capito cosa hai fatto.-

-Lo so benissimo!- replicai immediatamente, senza pensare.
Gli bastò muovere un dito per farmi provare dolore in tutto il corpo. Ammutolii, cercando di trattenere i mugolii di dolore che quella scossa mi aveva sollecitato.

-E forse non hai nemmeno capito quale sia il tuo posto. È ora che lo impari, figlio mio.-

Zeus camminava in circolo, intorno a me, facendo man mano arretrare gli altri dei. Lo seguivo con lo sguardo, sempre tenendomi Dafne stretta al petto, in modo da non perdermi nemmeno una subdola mossa di quell'individuo.

-È ora che ti faccia un discorsetto. Qui, di fronte a tutti. Devo insegnarti a non andare oltre i tuoi limiti.-

E qui mi scappò una parolaccia molto brutta, che per ovvi motivi non ripeterò.
-Per favore!- esclamai, esasperato. -Cosa ti ho mai fatto di male per meritarmi questo?-

Cosa potevo aspettarmi da lui se non una grossa risata?
Proprio così, lui rise. Tonante, immenso, rideva, e la sua figura sembrava crescere, e la mia rimpicciolire.

-No, non è affatto questo. Insolente, ti rendi conto di cosa hai fatto? Sei andato contro a degli ordini divini! Fu Eros, la passione alata, come ben sai, a tramutare i suoi sentimenti in odio puro. E fu Peneo, il fiume suo genitore, a tramutarla in alloro. E tutto questo, tutto questo restò immutato per anni. Per secoli. Per millenni. Finché tu, d'un bel mattino, non hai avuto la brillante idea di risvegliarla dal suo sonno eterno. Quali fossero le tue intenzioni, poi, non lo so. Volevi liberarla? Scusarti? Pagare il debito che avevi nei suoi confronti restituendole una vita?-
Rise, mentre io lo fissavo impotente, vuoto di ogni parola.
-O magari, chissà, è più da te, volevi solo portartela a letto. Senza sentimenti, una botta e via, come so che tu fai solitamente. Di sicuro, non mi sarei mai aspettato questo... questo tremendo amore, disgustoso, stucchevole, che entrambi professate l'uno per l'altra. Lei dovrebbe odiarti, Apollo, è nel suo Fato farlo. E sai meglio di me che certi intrecci del destino non si possono sciogliere.-

Scossi la testa, fremente di rabbia. Non avrei permesso una parola in più.

-Questo descrive solamente quanto poco tu mi conosca, padre.- dissi, sprezzante. -Veramente nulla sai di me, se sei così convinto che l'avrei soltanto usata. Molteplici notti l'ho sognata, prima di giungere alla conclusione di svegliarla dal suo sonno eterno. E quando l'ho fatto, ho avvertito un piccolo ingranaggio, che era in me sopito, risvegliarsi, ricominciare a girare, facendo girare quello dopo, e quello dopo ancora. Un meccanismo che mi ha fatto fiorire. E sì, padre, dopo mesi posso dire di essermi perdutamente innamorato di lei come il primo giorno in cui la vidi. Fu anche quello un imbroglio di Eros, lo so, ma ti giuro, che questa volta è reale. Reale e palpitante. Ma non ha senso alcuno spiegarlo a te, essere di pietra. Non hai cuore alcuno per me.-

E mentre lui gorgogliava una risata nuova, io sentii una piccola, calda e rosea stretta di mano.
Volsi lo sguardo, sentendo una felicità nascente, verso l'immobile viso di Dafne, aperto ora in un debolissimo sorriso, gli occhi semichiusi.

-Sai,- sussurrò, inudibile. -Hai proprio detto delle belle cose.-

La strinsi ancora più forte di prima, incurante di mio padre e degli dei silenziosi attorno a me. Sapevo che non l'avrei mai lasciata, che non ci saremmo mai separati. Nonostante ogni singolo ostacolo, apparentemente insormontabile, che ci si metteva di fronte.
O almeno così credevo fermamente.

-Dafne, io ti amo...- le mormorai all'orecchio, mentre le baciavo dolcemente la guancia. Solo noi, in una stanza piena di gente. Solamente noi due.

Un mormorìo insistente si levò da intorno a me, e Zeus, maligno, tornò a prestare a noi la sua attenzione.

-E anche la fanciulla, quindi, è tornata alla luce. Lentamente, devo dire, per una che in pochi secondi si è risvegliata da un sonno che sarebbe dovuto essere eterno. Devo dire che sono stupito, è incredibile come tu ti sia mantenuta così graziosa nei secoli...-

Nel dire questo, si era avvicinato come una presenza inesorabile, fino ad arrivare ad un soffio da noi, stretti l'uno all'altra, contratti come una statua di pietra, e aveva preso tra le dita una ciocca dei capelli neri di Dafne.
Lei rabbrividì, io alzai la testa.
-Non la toccare.-

-Eppure pensavo che me l'avresti prestata un po', dato che è solo un giocattolino.-
-Mi disgusti.- fu la mia secca, terribile risposta.
E fu proprio quest'ultima che deve volatilizzare anche l'ultima occasione che avevo di risolvere le cose in maniera pacifica.

Avevo visto mio padre arrabbiato molte volte, ma poche infuriato come quella.
Successe tutto in un un batter d'occhio.
Forze invisibili incatenarono il mio corpo a terra, e Dafne rimase così inerme.
Non che le mie mere braccia servissero poi a molto nel proteggerla, ma era comunque qualcosa.
Zeus la strattonò, facendola alzare, urlante, mentre io assistevo alla scena impotente come mai prima d'ora.
Gridai, anche, ma le mie grida erano mute.

A malapena si reggeva in piedi, cercando di stringersi l'accappatoio addosso, tentando di coprirsi, cercando con gli occhi da cerbiatta impaurita una via di fuga. Zeus la teneva per la collottola, scuotendola violentemente di quando in quando.
Non ci fu tempo.

-Vediamo se riuscirai ancora ad amare un pezzo di legno inanimato- sputò mio padre, guardandomi con astio e dando un ultimo scossone a Dafne.
Il dolore che mi riempì il petto è indescrivibile.
In un'estrema mossa, Zeus la spinse via.
Gli occhi verdi di Dafne incontrarono i miei, un ultimo, disperato saluto, un'ultima, disperata dichiarazione.
È la fine, pensai, terrorizzato.
E un attimo dopo, al posto della ragazza, sorgeva un albero d'alloro.

One More Life ||Apollo&DafneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora