Capitolo 39: L'ira funesta di Artemide.

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Immagino che la visione di una giovane fradicia in accappatoio abbracciata stretta a quella di un aitante dio greco anch'esso bagnato non sia la cosa migliore per la dea protettrice delle fanciulle vergini.

Per carità, capivo alla perfezione la sua reazione. Era molto comprensibile, dico davvero.
Soprattutto per me, che la conoscevo da secoli, anzi, da millenni, anzi, dal giorno della mia stessa nascita.
Quindi non mi stupii così tanto della sua reazione.
Aveva fatto di peggio, le rare volte in cui mi aveva beccato a flirtare con le sue Cacciatrici.
Il più delle volte mi ero ritrovato con una freccia su per il naso, o in altri posti meno piacevoli.
Ma non sono dettagli importanti, questi.

Artemide rimase bloccata all'ingresso, come pietrificata, con lo sguardo assassino fisso su di me.
Provai ad accennare un sorriso innocente, deformato però dal terrore che mi incuteva la mia sorellina.
Alzai le mani in aria.
-Non sto facendo niente! Guarda! Assolutamente nulla! Vedi?- provai.

Non la convinse.

Senza staccare lo sguardo da me, a passi pesanti si avvicinò. Strinse i pugni.
E, senza che me lo aspettassi (strano, perché è proprio da mia sorella menarmi) me ne tirò uno con forza eccessiva nello stomaco.

Ecco, diciamo che vedere una minuta dodicenne picchiare uno che è il doppio di lei non è la più dignitosa delle scene.
Mi piegai in due, proteggendomi la pancia con le braccia.
Normalmente, avrei reagito. Ma lei era mia sorella, era arrabbiata, era una donna, era arrabbiata, e soprattutto era arrabbiata.
Lei ne approfittò per darmi una spinta con la carica di un rinoceronte e gettarmi a terra, dove passò direttamente a calci degni di uno gnu.

-COSA STAVI FACENDO CON QUELLA POVERA FANCIULLA- urlava, pur sapendo benissimo la risposta.
-Fermati, Temi!- ululavo io in risposta.
-EPPURE MI SEMBRAVA DI AVERTELO DETTO- sbraitò, togliendosi una scarpa e tirandomela contro. Ero riuscito ad alzarmi e stavo cercando di gattonare via. La calzatura di mia sorella mi colpì proprio sulla nuca con violenza inaspettata, e io crollai di nuovo sul pavimento.
-NON LA DOVEVI TOCCARE-
-Non le ho fatto nulla!-
-AH SÌ? A ME SEMBRA IL CONTRARIO!-
-Temi, no, oh no no no no Temi no TEMI QUEL VASO È UN ORIGINALE CINESE NO FERMATI PER FAVORE NO POSALO NOOOO-
-IDIOTA DI UN DIO! PLACA I TUOI ORMONI DEL CAZZO! PERVERTITO!-
-Temi...!-
-TEMI UN CAVOLO! TI AVEVO AVVERTITO!-
E giù con un altro calcio.
Gemiti di dolore da parte mia.
Urla incoerenti e minacce da parte sua.
Una perfetta mattinata, direi.

Dafne si era portata a distanza di sicurezza, coprendosi la rosea bocca che avevo scoperto infinitamente morbida con le dita affusolate.
Forse stava solo tentando di nascondere una smorfia divertita; eppure, questo pensiero mi venne dopo, quando finalmente mia sorella esaurì la sua rabbia e io riuscii ad alzarmi e barcollare fino al divano senza che lei mi facesse lo sgambetto.

Artemide, in un pericolo silenzio che prometteva altre botte, afferrò una sedia e si sedette al contrario, appoggiando le braccia sullo schienale. Poi fece cenno a Dafne di sedersi accanto a me.
Il mio piccolo alloro, con un sorriso di circostanza, mi si accomodò vicino.
Mi prese discretamente la mano, macchiata di rosso- mia sorella ci era salita con tutti e due i piedi, descrivendo piccoli cerchi. Le sorrisi teneramente, e lei ricambiò, arrossendo delicatamente.

Mia sorella tossì con aria omicida.

Le nostre mani tornarono ai loro posti, i nostri sguardi si spostarono su due angoli diversi.

-Quindi...- mormorò mia sorella, lentamente. -Fratellino, cosa le hai fatto?-
-Ancora?-  piagnucolai. -Non le ho fatto nulla! Non l'ho toccata nemmeno con un dito!-

Artemide passò lo sguardo su Dafne e poi di nuovo su di me.

-Allora come mi spieghi lei appena uscita dalla doccia e tu che la stavi stringendo con la forza di un boa constrictor?-

Aggrottai le sopracciglia, iniziando una frase che si tramutò presto in un borbottio insensato.

-Come pensavo.- sospirò seccata Temi.  -Lo chiederò a Dafne. Tesoro, cosa ti ha fatto questo tipo losco?-
-Non sono affatto losco, io!- protestai.
-Zitto tu- mi ringhiò mia sorella, riportando l'attenzione sulla ragazza mora seduta al mio fianco.

-Ah, uh, io.. ehm, noi... Non... Sì, insomma, non mi ha fatto nulla... che non volessi...- aggiunse, sottovoce, balbettando.

Lo sguardo chiaro di Artemide era pieno di disapprovazione.

-Cosa vorresti dire? Dai, a me puoi parlarne. Ti prometto che lo pisterò per bene dopo. Ti ha molestata? Commenti indecenti? Ti ha stu...-

-Artemide! Ti pare il caso? Ma ti sembro il tipo di persona che lo farebbe?- la interruppi, piccato.

Sbuffò. -Sì, hai ragione, perdonami. Eppure sai che non avresti dovuto toccarla.-

-Ma non ho fatto nulla che avesse potuto infastidirla! Ti giuro, Temi, credimi. Era solo un bacio.-

-Certo, certo.- sembrò rassegnata. -Un bacio, e chissà cos'altro le avrai fatto.-

-Giuro sullo Stige che non le ho fatto nient'altro.- ribattei, alterandomi.
-Come no...- distolse lo sguardo, direzionandolo altrove.
Presi un respiro.
-Temi, non mi interessa quello che pensi, so che la cosa è reciproca, ma io la amo, e non cambierò idea da un giorno all'altro. Sono disposto a tutto per rimanere con lei... finché lo vorrà.

Attesi una risposta, guardando mia sorella con insistenza.

-Buon per te, allora.- sospirò alzandosi.

Mi stupii che la conversazione fosse finita così, di colpo. Essendomi già fin troppo note l'insistenza e la testardaggine della mia sorellina, trovavo insolito che il suo interesse per la questione si fosse esaurito così di colpo.

Artemide colse la muta domanda nei miei occhi. Scosse la testa, abbozzando un sorriso cortese.
-L'importante è che Dafne sia felice e tu con a lei, Apollo. Se insieme vi sentite bene allora va bene anche per me.-

Allora le sorrisi grato. Quella era la mia adorata sorella, che nonostante i litigi e gli ideali radicalmente differenti che ci separavano, un sottile filo indistruttibile ci avrebbe sempre unito. Le volevo tanto bene.

Però, l'espressione finalmente rilassata di Artemide virò improvvisamente. Sembrò sconvolta.
Si battè una mano in fronte, dandosi della stupida.
-Accidenti! Mi sono dimenticata del motivo per cui sono venuta! Apollo, è una cosa gravissima.-

Mi allarmai. -Cos'è successo, Artemide?- chiesi, con un lieve panico nella voce.
Lei mi guardò in difficoltà, riuscivo a leggere nei suoi occhi la colpevolezza.
-Io... Nostro padre sta venendo qui ed ero riuscita ad anticiparlo, volevo avvertirti ma mi sono lasciata prendere e ora... Oh, Apollo, non c'è più tempo, mi dispiace così tanto...-

-Cosa... Temi, perché?-

-Ha scoperto tutto!- gemette. -Non so perché, non so come, so solo che lo sa, e io... volevo dirti di andartene, è così pieno d'ira e...-

Mi alzai di scatto, e stavolta il panico c'era e c'era tutto. Presi Dafne per la mano, con fretta, pur sapendo che non c'era più niente da fare, pur sapendo che ormai il tempo s'era esaurito.

-Che vuoi fare?- domandò mia sorella, apprensiva.

Non lo sapevo nemmeno io.

Ma nel momento in cui stavo per risponderle, si sentì un potente tuono, e Dafne si strinse a me.

La porta di casa mia volò dall'altra parte del corridoio, mentre una voce bassa e fredda urlava il mio nome.

-Apollo!-




||N.A.
Lo so, sono una merda :D
spero di riuscire ad aggiornare presto ♡
bacini~
-Elly

One More Life ||Apollo&DafneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora