Capitolo 6: Un alloro... combattivo.

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Siccome la prima settimana non era successo un cavolo di nulla, dovetti tornare anche la seconda.
Mi stava davvero salendo l'omicidio.
Però alcuni cambiamenti si vedevano: la corteccia si faceva più liscia, i rami si ritiravano, le foglie verdi si facevano di un bel castano tendente al nero, e alcune ciocche di capelli già ricadevano sul tronco.
Ero leggermente soddisfatto.
Leggermente? No, ero assolutamente fiero di me. Ci ero quasi riuscito!
Quando l'alloro iniziò ad assumere forme... ehm... Più umane, pur rimanendo rigido, decisi che era arrivato il momento.

Quel pomeriggio di tre giorni dopo, il fatidico pomeriggio, ero arrivato alla sporgenza armato di una grossa borsa: dentro c'era un vestito, nel caso fosse ricomparsa... beh, ecco, nuda.
Cosa molto probabile, mi aveva detto Demetra. Aspettai, si era quasi fatto buio.
Quasi non me ne accorsi. In realtà, mi ero distratto: ero troppo occupato a pensare ad altro: il sole... gli haïku... la mia Maserati... gli haïku... mio padre... gli haïku... ho già detto gli haïku? Beh, anche quelli.

Quasi non sentii quel 'crac' sinistro.
Quasi.

Me ne accorsi appena in tempo.
Sollevai lo sguardo, allegro.
Davanti a me si stagliava nel crepuscolo una figura femminile, che si guardava intorno, spaesata. Capitemi: era praticamente buio. Perciò non vidi niente. O quasi.
Non mi notò, era di spalle.
Si guardò le mani. E fece qualosa che non mi aspettavo: lanciò un urlo. Fece un piccolo saltello in avanti, sbilanciandosi e rischiando di cadere dalla sporgenza; urlò, di nuovo. Balzai in avanti e le afferrai una mano, tirandola verso di me, velocemente. Appena in equilibrio, la ragazza che si supponeva essere Dafne, strillò ancora una volta.
E fece una cosa che mi sorprese. Parecchio.
Mi tirò uno schiaffo. Poi, stringendosi le braccia intorno il corpo, si ritrasse.
Mi massaggiai la guancia.

Avrei incenerito qualsiasi altro mortale seduta stante se solo avesse provato a toccarmi.
Ma l'avevo appena fatta tornare, sarebbe stato uno spreco inutile, pensai.
Quindi lasciai correre <più o meno.>

-Ehi, bella- la salutai.
-Chi sei? Lasciami in pace! E NON CHIAMARMI COSÌ!- strillò, arretrando. Sbuffai, ignorandola completamente.
-Guarda che se arretri un altro po' cadi.- le feci notare. Mi chinai ad aprire la borsa, tirando fuori il vestito. Glielo lanciai. Non era nemmeno troppo moderno, bianco, semplice.
-Sai come si mette?- dissi, mentre lei lo afferrava al volo. Scosse la testa.
-Vuoi che ti aiuti?- dissi, con lo stesso tono che si usa con una bambina di 3 anni.
-N...No.- Testarda, la ragazza.
Sospirai.
-E allora fai da sola. Tu sei Dafne, no?-
-Mhmh- mormorò mentre si infilava impacciata il vestito. Almeno non ne avevo preso uno con troppi bottoncini, zip e quant'altro.
Quando lo ebbe indossato (e no, non guardai, ero girato di spalle. Non sono così pervertito, eh.) le porsi una mano.
-Vogliamo andare, caro il mio alloro?-

One More Life ||Apollo&DafneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora