Capitolo 36: La mia bff Ecate mi aiuta.

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-Ecate!-

Il mio grido risuonò nell'ingresso della cava. Il suono rimbombò per i secondi a venire, rendendo tutto molto tetro.

-Ecate! Ci sei? Ho bisogno di parlarti.-
-Per me, se ti annunci così, non si fa vedere a prescindere.-
Era stato Sunnydale a parlare. Lo avevo tolto dallo specchietto retrovisore della macchina e portato  con me, in modo da farmi compagnia, e luce, nell'oscura caverna della dea della magia.

In quel momento brillava debolmente. Lo stritolai nel mio palmo, facendogli emettere un gridolino indignato.

-Zito tu. Ho cose ben più importanti da fare, tipo ritrovare l'amore della mia vita, e non ho tempo di stare dietro alle tue frecciatine.-
-Ho capito, ho capito. Me ne sto zitto e buono qui. Però usa meno le mani, zoticone, mi hai fatto male.-

Lo ignorai alla grande, addentrandomi ancora nel buio.
-Ecate! Per favore! Ho bisogno di parlarti, puoi mostrarti ai miei poveri occhi, che per inciso, non vedono nulla?-
Sunnydale mi guardò.
-Cosa vuoi? C'è troppo buio qui, e sono una divinità solare! Prova a capirmi, anche tu.-
-Alla faccia delle cose importanti, mh?- fu il suo commento.

Lasciai perdere, per la seconda volta.

-Ecate...- provai un'altra volta.
Due mani gelide si posarono sulle mie spalle, facendomi trasalire.
-Perché stai facendo tanto casino in casa mia, Apollo?- chiese una voce spaventosamente calma.
-Capo, qualcosa mi dice che sei nei guai!- sussurrò in maniera piuttosto udibile Sunnydale.
-Non è il momento, Sunny.-
Mi girai verso la donna che mi aveva fatto appena prendere un colpo.

Ecate era esattamente come me la ricordavo dall'ultima riunione di famiglia. I capelli corvini erano legati in una coda alta, e alcuni ciuffi sfuggiti all'elastico le ricadevano sul viso, pallido e freddo, impassibile, sul quale spiccavano gli occhi viola, rilucenti come gemme.

-Ecate! Ciao! Stavo proprio cercando te!-
-Non l'avrei mai detto.- La dea si lasciò sfuggire un sospiro scocciato. -Sai, da come hai fatto irruzione nella mia dimora urlando senza curarti della mia tranquillità individuale.-
Stavo per ribattere, dando così il via ad uno scambio di battute probabilmente epico e altrettanto probabilmente infinito, ma non avevo tutto quel tempo.

-Ecate, lo so benissimo che non ho mai fatto niente per te, ma adesso ho bisogno di un favore. Sarebbe un grandissimo favore. Non troppo impegnativo, però per me significherebbe tutto.-

L'avevo colta impreparata. Ecate rimase impietrita qualche secondo, poi si riscosse.
-Cos'è tutta questa serietà, ad un tratto?-
-Sono sempre stato serio, cosa dici!- esclamai, piccato.
-Non credo proprio.- La dea scosse la testa e abbozzò un sorriso lieve. -Dai, entra, così possiamo parlare.-

La stanza dove Ecate mi condusse era illuminata da una luce soffusa emessa da lampade di carta galleggianti nell'aria.
Il pavimento era coperto da tappeti persiani, e tutt'intorno erano sparsi comodi cuscini.
La dea mi indicò un enorme cuscino color oro. Mi ci accomodai, leggermente a disagio, mentre lei si sedeva a gambe incrociate di fronte a me.

-Di cosa volevi parlarmi, Apollo?-
Mi schiarii la voce.
-Ha perso la sua fidanzata.- Sunnydale mi interruppe ancora prima che io iniziassi a parlare.
-SUNNY- urlai.
-CHE C'É- urlò lui.
Ecate intanto ci fissava in tutta tranquillità.
-Fidanzata? Questa mi è nuova. Da quanto non avevi un'avventura con una mortale?-
Arrossii come un peperone.
-N... Non è questo, Ecate, davvero! Hai... hai frainteso, lei non è... insomma fondamentalmente siamo solo amici, almeno credo. È che lei e io ci conosciamo da tanto tanto tempo e semplicemente...-
La dea alzò una mano e io mi azzittii.
-Va bene, ho capito. Non c'è bisogno che tenti di spiegarmi. Ma sai che se è morta io non posso farci niente, vero?-

One More Life ||Apollo&DafneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora