(Mi scuso umilmente per non essere riuscita a postare il capitolo, perdonatemi, quindi vi lascio alla lettura di questa piccola one shot basata su una canzone di Tiziano Ferro, "E fuori è buio", che vi consiglio perché è jsnsismsksn😍 [Chiara se leggi shhh]
Non ha granché a che fare con la ff, perché in comune ha solo i personaggi.
ma se vi va leggetela. E ditemi cosa ne pensate, dai.
-Elly)《Ti ricorderò in ogni gesto più perfetto.
Ogni sogno perso e ritrovato in un cassetto.
In quelle giornate che passavano in un'ora.
E la tenerezza i tuoi capelli e le lenzuola... E no, non piangere.
Che non sopporto le tue lacrime.》
A distanza d'anni, gli ritornava in mente, con quella stupida canzone.
Il dio varcò con passo altero le porte della sala dei troni, attraversandola a grandi falcate.
Aveva bisogno d'aria.
Lei. Che torturava i suoi sonni. La ricordava. Ma non serbava nessun ricordo dei suoi capelli sulle lenzuola.
Forse semplicemente perché non ne aveva.
Già, non ne aveva proprio avuto il tempo.
E ora si limitava a ricordarla.
《Perché se sei felice ogni sorriso è oro, e nella lontananza perdonandoti t'imploro, e parlerà di te...》
L'aveva perdonata per essergli sfuggita?
Probabilmente no. Non erano cose che si perdonavano, anche se a distanza di millenni.
Aspirò una boccata d'aria fresca.
《È solo che, quando non ritorni ed è già tardi e fuori è buio, non c'è una soluzione questa casa sa di te... e ascolterò i tuoi passi ad ogni passo starò meglio, e ad ogni sguardo esterno perdo l'interesse e questo fa paura, tanta paura, paura di star bene, di scegliere e sbagliare, ma ciò che mi fa stare bene sei tu amore.》
No. Non stava affatto bene.
Era proprio l'antitesi dello stare bene.
Quei passi leggeri che mai avrebbe dimenticato e che tanto lo avevano fatto soffrire, l'eco di quei passi che tornava con prepotenza nella sua mente.
Non stava bene per niente.
《Ho collezionato esperienze da giganti. Ho collezionato figuracce e figuranti, ho passato tanti anni in una gabbia d'oro, certo era bellissimo ma sempre in gabbia ero...》
Quella gabbia dorata che era diventata per lui l'Olimpo.
Si sentiva soffocare, ormai.
Non ce l'avrebbe mai fatta, a superarlo.
Nemmeno dopo 3000 anni. Nemmeno quando ormai tutti se n'erano dimenticati.
Lui no.
Lui ricordava.
Lui avrebbe sempre ricordato.
《E dipenderò sempre dalla tua allegria che dipenderà sempre solo dalla mia, che parlerà di te...》
Il ritornello attaccò. Capiva poco quelle parole in italiano, ma lui era il dio della musica in fondo, e quindi il messaggio arrivava.
Quella sua allegria che non avrebbe mai conosciuto.
《Che per quegli occhi dolci posso solo stare male, e quelle labbra prenderle per poi baciarle al sole perché so quanto fa male la mancanza di un sorriso, quando allontanandomi sparisce dal tuo viso...》
Il contrario.
Era quello che avrebbe voluto fare.
Che voleva assolutamente fare.
Anche in quel momento.
L'avrebbe voluta baciare.
L'avrebbe voluta veder sorridere.
L'avrebbe voluta veder star male per la sua assenza. E viceversa.
"E invece no..." pensò amaramente.
Sentì un leggero tocco sulla spalla.
Non si girò.
L'aveva riconosciuta senza nemmeno guardare; era Artemide, ne era certo.
Mimò un "grazie" con le labbra.
Poi voltò la testa dal lato opposto.
《...E fa paura, tanta paura, paura di star bene, di scegliere e sbagliare, ma ciò che mi fa stare bene sei tu amore, e fuori è buio, ma ci sei tu amore, e fuori è buio...》
Era finita.
Ed ormai era buio.
Il dio si sentì pervadere da un'intensa malinconia. Come se fosse incompleto.
Aveva sbagliato a voler ascoltare quella canzone.
Una sola lacrima gli rigò il bel volto.
Tracciò una linea umida lungo la guancia.
E cadde.
Sentì di nuovo quel tocco sulla spalla.
-Artemide...- sussurrò, con un tremito nella voce.
-No.- Non era sua sorella.
Aveva una voce più matura. Più melodiosa.
Si girò. E vide quel volto tanto a lungo sognato.
Sorrise.
-Sei proprio tu...- mormorò, con la voce rotta dall'emozione.
Si fiondò sulle sue labbra, baciandole.
Era lei, dopo anni, dopo secoli, era lei.
Ed era deciso a non farsela scappare. Non voleva ripetere tutto una seconda volta.
Voleva soltanto stringerla a sé.
Cosa che fece.
La strinse forte, e le esili braccia di quella ninfa tanto desiderata gli si allacciarono dietro il collo.
"Come fa ad essere qui?" si chiese.
E non si diede risposta. Non volle saperlo.
-Dafne...- sussurrò.
-Apollo.- esalò lei.
-Sei qui.- fu quasi una constatazione. -Rimarrai?-
-Per sempre, spero.- mormorò.
Per sempre, si ripeté lui.
Per sempre.
Quella prospettiva gli piaceva.
Aveva ancora quelle note nelle orecchie.
Forse è vero che a volte la musica fa miracoli.
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One More Life ||Apollo&Dafne
RandomCosa c'è di meglio nel rivivere la storia? Specialmente se è la propria. Molti non saranno d'accordo, certo, ma per essere un essere immortale, come me, beh... È ancora più bello. Più bello, e più importante. Per non dimenticarsi del tempo passato...